STRISCE BIANCONERE

I primi calci che contano


In omaggio a Nereo Rocco, che l’allenatore juventino illustra a esempio stilistico del calcio che fu, Gigi Del Neri lucida lo 0-0 strappato all’Amburgo, nel primo serio collaudo della sua avventura. «Non abbiamo fatto una figuraccia», sorride, e di questi tempi può essere già una buona notizia. Anche se t’è capitato di rischiare troppo lì dietro, con il nemico che prende due pali e un paio di paratone di Storari. «Tre partite e zero reti subite, non è male», sottolinea Del Neri da Lubecca, quando gli si chiede di frugare nel buono della partita. Pure se «Legrottaglie deve migliorare», e anche se qualche mattone manca, specie dietro, perché «arriveranno i Nazionali». Nel complesso, comunque, il tecnico è soddisfatto, mica si può trovare la perfezione dentro una fresca serata di metà luglio, a qualche chilometro dal Mar Baltico: «Guardate - puntualizza ancora Del Neri - se avessimo già velocità di esecuzione e forza, vorrebbe dire che in ritiro non abbiamo fatto nulla».Da come parla e dal viso che mostra deve avere fiducia, e non solo per contratto di lavoro e attitudine professionale: «Penso che contro un avversario vero, cui mancavano giocatori importanti, come nel nostro caso, abbiamo tenuto il campo anche meglio che contro gli arabi. A tratti abbiamo giocato più quadrati». Però s’è sofferto di più, già dal pronti e via, quando Guerrero ha centrato il palo, con un tiro deviato da Legrottaglie (8’ pt). Idem nella ripresa, quando una sventola di Berg ha centrato di nuovo il legno dell’uscio bianconero. E quando i tedeschi hanno aggiustato la mira, ci ha pensato Storari, già in formato Buffon: dovendo sostituire il titolare, sta cercando di garantire prestazioni all’altezza dell’orginale. Come al 23’, quando mette i pugni sulla punizione di Guerrero, o quando lo congela, nella sfida uno contro uno.C’è anche la Juve, però. Tanto da poter passare, dopo 17’, quando Martinez approfitta di un clamorso errore difensivo, e tocca a Trezeguet sull’uscita del portiere: ma stavolta il killer inciampa sulla palla, come una recluta. Che sia amichevole vera, te ne accorgi per come ci si meni in campo: Legrottaglie stende Petric, da ultimo uomo, e non è rosso solo perché siamo in estate. Lo stesso per Rincon, che abbatte Diego con il pallone lontanissimo: altro miracolo cromatico, con il rosso che diventa giallo. La Juve prova a seguire le tracce di Del Neri, cambi di gioco e assalti sulle corsie, ma con un avversario un po’ ruvido è meno semplice.Ci prova Trezeguet: furto con destrezza e servizio per Diego, abbattuto al limite. Punizione alta. Poi la catena di montaggio «made in Del Neri», con duetto laterale tra Lanzafame e De Ceglie e colpo di testa di David, parato. Tutto veloce e coordinato, però. Resta molto da lavorare, ovviamente: «Dal punto di vista fisico - spiega ancora l’allenatore bianconero - e poi dobbiamo imparare a dare respiro ai compagni. Quando i movimenti saranno preordinati, sarà più facile». Compito suo, s’intende, e fa intendere.Stavolta dovrà assemblare una squadra di livello top per obiettivi top, gli dicono scherzando, e lui, con buona ironia: «Veramente una squadra da Champions l’ho giò allenata», sorride. La Samp, portata al quarto posto, contro tutti i cartomanti e i pronostici. «Ora devo fare bene con il meglio che ho», ride ancora. Non vorrebbe etichette Del Neri, e a ragione, ma solo essere giudicato per il lavoro, per quello che sta facendo e per quello che farà. Anche se ci sarà da escludere giocatori, pure importanti: «Devono sapere che giocano per la Juve, e per questo devono essere bravi, tecnicamente, di intesità e di testa. Un campione vero deve sapere che società è la Juve». Ieri, di indiziati campioni, ne sono tornati sette a Vinovo: i Nazionali. Che si uniranno alla squadra mercoledì, nel ritiro di Varese, ma tra dieci giorni lo 0-0 non basterà più