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« Primi passi juve...Un campione alla Juve »

I primi calci che contano

Post n°357 pubblicato il 19 Luglio 2010 da goblins76
 

In omaggio a Nereo Rocco, che l’allenatore juventino illustra a esempio stilistico del calcio che fu, Gigi Del Neri lucida lo 0-0 strappato all’Amburgo, nel primo serio collaudo della sua avventura. «Non abbiamo fatto una figuraccia», sorride, e di questi tempi può essere già una buona notizia. Anche se t’è capitato di rischiare troppo lì dietro, con il nemico che prende due pali e un paio di paratone di Storari. «Tre partite e zero reti subite, non è male», sottolinea Del Neri da Lubecca, quando gli si chiede di frugare nel buono della partita. Pure se «Legrottaglie deve migliorare», e anche se qualche mattone manca, specie dietro, perché «arriveranno i Nazionali». Nel complesso, comunque, il tecnico è soddisfatto, mica si può trovare la perfezione dentro una fresca serata di metà luglio, a qualche chilometro dal Mar Baltico: «Guardate - puntualizza ancora Del Neri - se avessimo già velocità di esecuzione e forza, vorrebbe dire che in ritiro non abbiamo fatto nulla».

Da come parla e dal viso che mostra deve avere fiducia, e non solo per contratto di lavoro e attitudine professionale: «Penso che contro un avversario vero, cui mancavano giocatori importanti, come nel nostro caso, abbiamo tenuto il campo anche meglio che contro gli arabi. A tratti abbiamo giocato più quadrati». Però s’è sofferto di più, già dal pronti e via, quando Guerrero ha centrato il palo, con un tiro deviato da Legrottaglie (8’ pt). Idem nella ripresa, quando una sventola di Berg ha centrato di nuovo il legno dell’uscio bianconero. E quando i tedeschi hanno aggiustato la mira, ci ha pensato Storari, già in formato Buffon: dovendo sostituire il titolare, sta cercando di garantire prestazioni all’altezza dell’orginale. Come al 23’, quando mette i pugni sulla punizione di Guerrero, o quando lo congela, nella sfida uno contro uno.

C’è anche la Juve, però. Tanto da poter passare, dopo 17’, quando Martinez approfitta di un clamorso errore difensivo, e tocca a Trezeguet sull’uscita del portiere: ma stavolta il killer inciampa sulla palla, come una recluta. Che sia amichevole vera, te ne accorgi per come ci si meni in campo: Legrottaglie stende Petric, da ultimo uomo, e non è rosso solo perché siamo in estate. Lo stesso per Rincon, che abbatte Diego con il pallone lontanissimo: altro miracolo cromatico, con il rosso che diventa giallo. La Juve prova a seguire le tracce di Del Neri, cambi di gioco e assalti sulle corsie, ma con un avversario un po’ ruvido è meno semplice.

Ci prova Trezeguet: furto con destrezza e servizio per Diego, abbattuto al limite. Punizione alta. Poi la catena di montaggio «made in Del Neri», con duetto laterale tra Lanzafame e De Ceglie e colpo di testa di David, parato. Tutto veloce e coordinato, però. Resta molto da lavorare, ovviamente: «Dal punto di vista fisico - spiega ancora l’allenatore bianconero - e poi dobbiamo imparare a dare respiro ai compagni. Quando i movimenti saranno preordinati, sarà più facile». Compito suo, s’intende, e fa intendere.

Stavolta dovrà assemblare una squadra di livello top per obiettivi top, gli dicono scherzando, e lui, con buona ironia: «Veramente una squadra da Champions l’ho giò allenata», sorride. La Samp, portata al quarto posto, contro tutti i cartomanti e i pronostici. «Ora devo fare bene con il meglio che ho», ride ancora. Non vorrebbe etichette Del Neri, e a ragione, ma solo essere giudicato per il lavoro, per quello che sta facendo e per quello che farà. Anche se ci sarà da escludere giocatori, pure importanti: «Devono sapere che giocano per la Juve, e per questo devono essere bravi, tecnicamente, di intesità e di testa. Un campione vero deve sapere che società è la Juve». Ieri, di indiziati campioni, ne sono tornati sette a Vinovo: i Nazionali. Che si uniranno alla squadra mercoledì, nel ritiro di Varese, ma tra dieci giorni lo 0-0 non basterà più

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PRIMO GOAL

Eri poco più di un ragazzo quando ti buttarono dentro al tuo primo campo di calcio di serie A.

In quel momento, quando il Trap ti disse:"Dai, scaldati che tocca a te", tu non sapevi che pensare, un groppo in gola, le gambe che tremavano, ma ti facesti coraggio.

Alzarsi dalla panchina e iniziare il riscaldamento, una corsa verso l'ignoto.

Pensasti a tuo padre, a tua madre, al fratello che ti aveva sempre sostenuto, ai tuoi amici più cari ai quali sarebbe venuto un'infarto nel vederti entrare in campo, ma  dopo c'era solo l'ignoto.

Non sapevi a cosa seresti andato in contro dentro quel campo da calcio, eppure il terreno di gioco l'avevi calpestato migliaia di volte, in quel momento ti sembrava fosse la prima volta che ti capitava di giocare...

Pensare a cosa fare, a come doverlo fare, pianificando tutto nei minimi dettagli, e  poi l'arbitro fischiò…toccava a te.

Baggio ti sorrise e  strizzò l'occhio, Moeller ti guardò impassibile, Ravanelli ti battè il 5..:"e adesso?.....cosa ne sarà di me", ti chiedesti?...Dribbling di Julio Cesar, palla a Marocchi che dà subito a Baggio,il quale lancia la palla in profondità, sui tuoi piedi..Goal..si Goal...non sapevi cosa fosse...gioia, emozione...cuore gonfio di sentimenti che passano veloci confusi nella mente e nell'animo che sembra poter volare

 

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