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STRISCE BIANCONERE

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Banda di onesti

Post n°338 pubblicato il 21 Gennaio 2010 da goblins76
 

Non si può sempre vincere: le sconfitte fanno parte integrante dello sport, così come della vita. Si va avanti a momenti, a cicli: sia positivi, che negativi. Quando arrivano i tempi bui, una volta preso atto, non rimane che rimboccarsi le maniche e costruire, poco alla volta, un nuovo "futuro". In quei frangenti a nulla serve buttare all’aria - ogni anno - quello che si è cercato di creare nei mesi precedenti. In casa Juventus, se si vuole finalmente dare corpo ad un "programma" serio, si facciano scelte decise (anche onerose) puntando su persone di spessore (calcistico). Ad ogni livello. E si vada avanti per quella strada, tenendo duro nelle difficoltà. Con i fatti, non solo con le parole dei CDA.
Bettega è rimasto solo al timone di una nave che sta affondando. Il comandante francesce "tridimensionale" (Blanc), dopo averla fatta speronare, è scappato con una scialuppa di salvataggio. Mantenendo onori e lasciando gli oneri a quello "con i capelli bianchi". Quello che sino poco tempo fa veniva isolato a guardare le partite dalle tribune dell’Olimpico e che adesso è stato richiamato per salvare il salvabile. La persona che ha messo la propria faccia in un mese più di quanto abbiano fatto gli altri in tre anni e mezzo. Perché un conto è parlare di bilanci sani, accordi commerciali, progetti e idee sui nuovi Ronaldinho da costruire in casa, un altro è affrontare le telecamere quando sai che dall’altra parte ci sono milioni di tifosi inferociti. Per errori, oltretutto, commessi da altri. I jolly degli esoneri degli allenatori, adesso, stanno terminando.
Secco prende la macchina per andare a Parma e riportare Lanzafame alla casa madre, e torna con una piadina romagnola. Si richiama Paolucci in un contesto ancora tutto da capire: non tanto per le sue qualità, quanto perché - una volta recuperati gli infortunati in quel settore - diventa difficile capirne la sua collocazione. Da decifrare anche la situazione di Iaquinta: (forse) bisognerebbe chiedere lumi allo staff medico. Quello che non apre le raccomandate (e manco se le aspetta) e riesce a trasformare le punture di un’ape (Cannavaro) in altro (doping), scatenando ironie e sospetti da parte di chi non ha (e non avrà mai) in simpatia la Juventus. Nonostante i numerosi tentativi - in quella direzione - dell’attuale dirigenza e della proprietà.
Gennaro Sardo potrà raccontare ai nipotini di aver segnato un goal storico contro quella che una volta era una squadra gloriosa, ma oggi ne è solo un lontano ricordo. Due "buffetti" di Del Piero e Cannavaro (al portiere del Chievo) sono gli unici pericoli portati dai bianconeri in una gara giocata su campo (?) impraticabile. Gara fisica, in cui si è esaltato (troppo) Granoche: tre indizi (Grygera, Cannavaro e Zebina) fanno una prova. Non per l’arbitro Valeri: l’attaccante andava allontanato dal campo. Ci ha pensato Di Carlo, il suo allenatore, ad evitargli guai peggiori. Una cura-Montero gli sarebbe servita da insegnamento più di quanto non avrebbe potuto fare un’espulsione. Commentare le partite dei bianconeri delle ultime settimane diventa un esercizio (quasi) ripetitivo: si imposta un articolo su una sconfitta, si cambiano solo gli attori. E si lascia fisso il nome del migliore tra i peggiori: Chiellini, il futuro capitano. Degno erede dei (suoi) grandi predecessori.
Felipe Melo continua a giocare (e sbagliare) in un ruolo non suo; si sta penalizzando il talento di Marchisio spostandolo in tutte le posizioni del centrocampo; Diego si impegna ma non riesce ad incidere. Con l’arrivo di Candreva (benvenuto) ci si augura di aver trovato il giocatore giusto da "inserire nel posto giusto". Sbrogliando la matassa di incomprensioni tattiche di cui il centrocampo bianconero è pieno. Ci si è dovuti anche concentrare sulla coppa d’Africa per gufare il Mali, nella speranza restituisse Sissoko prima del termine della manifestazione. Operazione riuscita: tifare a favore, di questi tempi, non porta nulla. Fare il contrario, a quanto pare, sì. Ma non è un bel vivere.
John Elkann assiste silenzioso al disarmo dei bianconeri, il fratello Lapo parla ma ne prende le distanze: le macchine e gli occhiali assorbono in toto i loro pensieri. Meglio ascoltare gli inviti dei milioni di sostenitori e lasciare in mano all’ultimo Agnelli rimasto, Andrea, quello che era il giocattolo di famiglia. Non garantirebbe alla Juventus un ritorno immediato alla vittoria: però la passione e l’amore con la quale verrebbe gestita basterebbe ai tifosi per potersi concentrare nuovamente (soltanto) sul calcio giocato. E’ la storia, oltretutto, che parla: il binomio vincente non è "Juventus-Fiat", ma "Juventus-Agnelli". In ricordo di Gianni, l’Avvocato, e per manifestare il loro dissenso per quanto sta accadendo, i tifosi si ritroveranno il 23 gennaio a Torino: chi non riuscirà ad esserci (come il sottoscritto) con il cuore marcerà pacificamente con loro da Piazzale Caio Mario sino sotto la Curva Sud dello stadio Olimpico.
Dopo, inizierà la partita: Juventus-Roma, Ferrara contro Ranieri, il "nuovo" che non ha funzionato contro il "vecchio" che non funzionava. E che si sta fregando le mani: se il sorpasso è cosa già avvenuta, l’allungo potrebbe essere la massima goduria. Nel mezzo, il Napoli: un punticino contro il Palermo in casa è bastato per lasciare la Juventus a quota 33. "Dica trentatré": a Verona non ha risposto nessuno…
Nel posticipo della domenica, il derby di Milano: là dove si deciderà questo scudetto. L’elegante e sorridente Leonardo contro l’arrogante e minaccioso Mourinho. L’allegria del Milan contro il nervosismo dell’Inter, quello scoppiato prima ancora che la partita abbia avuto inizio: c’è da capirli, sono comparsi i veri avversari. La Juventus si è rivelata "l’anti" di se stessa; il Milan, preso a pallonate e umiliato 4-0 nella stracittadina d’andata, si è ripreso sino a diventare una squadra vera. Due attacchi fortissimi a confronto, come quello che potrebbe trovare la stessa Juventus sabato sera: Vucinic, Totti e Toni. Gli ultimi due, già soprannominati "To-To".
"To-to", variante del nome d’arte di Antonio de Curtis, Totò, il principe della risata. Da lunedì scorso (18 gennaio) la "Gazzetta dello Sport" ha iniziato una raccolta intitolata al grande attore di origini napoletane, da poter acquistare in abbinamento al quotidiano. Il primo dvd è intitolato "La Banda degli onesti". Un altro modo, per il giornale rosa, di celebrare i successi dell’Inter…
(tuttojuve.com)

 
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PRIMO GOAL

Eri poco più di un ragazzo quando ti buttarono dentro al tuo primo campo di calcio di serie A.

In quel momento, quando il Trap ti disse:"Dai, scaldati che tocca a te", tu non sapevi che pensare, un groppo in gola, le gambe che tremavano, ma ti facesti coraggio.

Alzarsi dalla panchina e iniziare il riscaldamento, una corsa verso l'ignoto.

Pensasti a tuo padre, a tua madre, al fratello che ti aveva sempre sostenuto, ai tuoi amici più cari ai quali sarebbe venuto un'infarto nel vederti entrare in campo, ma  dopo c'era solo l'ignoto.

Non sapevi a cosa seresti andato in contro dentro quel campo da calcio, eppure il terreno di gioco l'avevi calpestato migliaia di volte, in quel momento ti sembrava fosse la prima volta che ti capitava di giocare...

Pensare a cosa fare, a come doverlo fare, pianificando tutto nei minimi dettagli, e  poi l'arbitro fischiò…toccava a te.

Baggio ti sorrise e  strizzò l'occhio, Moeller ti guardò impassibile, Ravanelli ti battè il 5..:"e adesso?.....cosa ne sarà di me", ti chiedesti?...Dribbling di Julio Cesar, palla a Marocchi che dà subito a Baggio,il quale lancia la palla in profondità, sui tuoi piedi..Goal..si Goal...non sapevi cosa fosse...gioia, emozione...cuore gonfio di sentimenti che passano veloci confusi nella mente e nell'animo che sembra poter volare

 

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