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La Juventus riabbraccia Antonio Conte, intanto continua l'attesa per il deferimento nei confronti di Massimo Moratti


Finalmente il grande giorno è arrivato. La Juventus (società, giocatori e tifosi), ha potuto riabbracciare, chi letteralmente, chi virtualmente, Antonio Conte. Lui, che in questi quattro mesi ha guidato alla perfezione la squadra, nonostante gli evidenti impedimenti dovuti alla squalifica, ha finalmente potuto riprovare le emozioni di vivere la sfida “sentendo l'odore dell'erba”. “Sono stati quattro mesi di dolore, ma ne esco più forte” ha confidato il tecnico bianconero subito dopo la bella vittoria ai danni del Palermo. Il leader indiscusso della Juventus, come l'ha definito anche Beppe Marotta, ha, inoltre, voluto sottolineare ancora una volta la sua estraneità allo scandalo del calcioscommesse: “Quel che avevo da dire su questa vicenda l’ho detto, e ne ho pagato anche le conseguenze con 25.000 euro. Ma questi quattro mesi non hanno cambiato di una virgola il mio pensiero». Che la guida della Vecchia Signora non sia cambiata è saltato subito all'occhio dopo la rete decisiva di Lichtsteiner: Conte ha esultato abbracciando un suo collaboratore, ma la gioia ha presto lasciato spazio alla razionalità e mentre il resto della squadra festeggiava, l'allenatore ha rimproverato Pirlo per la posizione in campo, dimostrando quel cinismo necessario per guidare una grande squadra come la Juventus: mai abbassare la guardia. In una giornata come questa, dove un innocente potrebbe aver pagato per colpe mai commesse, è inevitabile che il pensiero torni ad alcuni dubbi episodi che stanno macchiando il mondo del calcio. Qualcuno, sicuramente, si starà chiedendo come mai non sia ancora arrivato il deferimento nei confronti del Presidente dell'Inter Massimo Moratti per le inequivocabili dichiarazioni esternate subito dopo la sfida con il Cagliari per la mancata concessione di un presunto rigore: "Non posso stare zitto e mi dispiace non poterlo fare, perché non voglio ritornare a pensare a situazioni che erano del passato. Oggi c’era un rigore grosso come una casa nei nostri confronti, se poi qualcuno vuole dire che si poteva e non si poteva fischiare non mi interessa. Io sono di parte e sono arrabbiato perché siamo stati danneggiati". Accuse ben precise e, difficilmente travisabili, espresse dal numero uno nerazzurro nei confronti dei massimi organi sportivi. Dichiarazioni alle quali, ricordiamolo, era seguito il benevolo pensiero del presidente del Coni Gianni Petrucci: “E' chiaro che c'era amarezza e la capisco, tornerà il sereno.” E poi? E poi niente! Nessun deferimento, nessun provvedimento preso nei confronti dell'Inter. L'impressione è che tutto sia finito, come si suol dire, a tarallucci e vino. Ad evidenziare la gravità della situazione e l'occhio di riguardo che gli organi di giustizia sportiva sembrano avere nei confronto del club di Corso Vittorio Emanuele, il recente trattamento ricevuto dall'Udinese. Giampaolo Pozzo, infatti, ha guadagnato un deferimento "per aver espresso pubblicamente, travalicando i limiti di un legittimo diritto di critica, giudizi e rilievi lesivi" nei confronti dell'arbitro Daniele Doveri dopo la sfida con il Chievo dello scorso 11 novembre e, come se non bastasse, è stata deferita anche la società friulana a titolo di responsabilità oggettiva. Ma cosa avrà mai detto di così grave il, sempre misurato, Patron dell'Udinese? Queste le parole di Pozzo: “La direzione del signor Doveri è stata devastante. Tutti gli episodi sono stati fischiati a nostro sfavore, alcune decisioni mi sono sembrate assurde. L’Udinese è stata bravissima a pareggiare questa partita. Penso che non avrebbe mai potuto vincerla. Credo che, chi sceglie gli arbitri, debba fare una profonda riflessione, perché così è impossibile andare avanti”. Leggendo le dichiarazioni di Massimo Moratti e le esternazioni di Giampaolo Pozzo, e prendendo atto del fatto che l'Inter ne sia uscita indenne mentre l'Udinese ha dovuto subire spiacevoli sanzioni, ognuno tragga liberamente le proprie conclusioni. Ed ecco che il pensiero va a quei due grandi cicloni che negli ultimi anni hanno sconvolto il mondo del calcio: come non pensare alle condanne inflitte alle Juventus, come non pensare al trattamento riservato all'Inter e non bisogna essere tifosi bianconeri o sostenitori dell'Udinese, per capire, analizzando anche solo un episodio come quello appena esposto che c'è un club di Serie A trattato con pesi e misure diverse e quella squadra, di sicuro, non è la Juventus. Ma noi siamo in buona fede e, dunque, rimaniamo, pazienti, in attesa di un equo trattamento nei confronti di Massimo Moratti, che non faccia passare il deferimento di Giampaolo Pozzo come un'ingiustizia. In fondo la speranza è sempre l'ultima a morire.