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Dall'eccesso di attese alla medicina difensiva


Sono passati tre decenni da quando Karl Popper ammoniva i medici a non nascondere l’errore ma a convertirlo in occasione di apprendimento: “il nostro atteggiamento verso gli errorideve cambiare. E' qui che deve cominciare la riforma etica […] Il nostro nuovoprincipio dev'essere imparare dai nostri errori, così che possiamo evitarli infuturo; questo dovrebbe avere la precedenza sull'acquisizione di nuoveinformazioni. Nascondere gli errori dev'essere considerato come un peccato mortale.Ci sono voluti oltre tre lustri perchè la medicina facesse tesoro dell’insegnamento “fallibilista” e mettesse a fuoco l’importanza dell’errore nell’evoluzione della scienza e delle pratiche mediche. Nel frattempo si è sviluppato, forse come conseguenza del precedente occultamento, una propensione ad affrontare il problema per via giudiziaria, cercando colpevoli e rei anche dove probabilmente non vi sono responsabilità individuali ma sistemico-organizzative. Eppure le odierne conoscenze biomediche e le pratiche terapeutiche sono incomparabilmente più avanzate ed efficaci rispetto a quelle di tren’anni fa. Così paradossalmente è cresciuta una sorta di “persecuzione giudiziaria”dell’errore medico, anche quando e' imputabile solo ai limiti della scienza medica e non a quelli del singolo professionista, che costituisce il principale ostacolo culturale per la prevenzione del fenomeno, ovverosia l’esame razionale, pubblico e autocritico,di sbagli, insufficienze e distorsioni delle procedure mediche, speciequelle diagnostiche. La propensione dei medici alla medicina difensiva da un lato, per prevenire accuse di malapratica, e quella degli assistiti apercepirli e denunciarli dall’altro sono fenomeni speculari, le due facce della stessa medaglia. L’atteggiamento difensivo è evidentemente il frutto di una relazione distorta antitetica rispetto a quel clima di fiducia reciproca dominante fino a qualche decennio fa. E’ il segno della deriva di un relazione diadica di cui entrambi gli attori sono per certi versi prigionieri, con il contributo non secondario degli operatori della giustizia. Il guaio è che il sistema rischia di auto-mantenersi in un classico circolo vizioso, difficile da riconvertire in loop virtuso: più l’assistito è guardingo, informato,“esigente” e pregiudizialmente dubbioso più il medico sarà propenso a difendersi dai rischi medico legali, parandosi dietro una sfilza di accertamenti. E’ infine il sintomo del lento sfilacciamento della relazionefi duciaria, sulla quale si riverberano sospettosità e paura reciproca, fino a pregiudicarne la stabilità. La diffidenza pregiudiziale e il timore di avere a che fare con professionisti non all’altezza del compito alimentano, a loro volta, la spasmodica ricerca del secondo parere, di centri d’eccellenza e ultra-specialistici; queste dinamiche sono a loro volta il terreno favorevole alla privatizzazione dei servizi, in base all’equazione pagamento della prestazione=qualità esicurezza del servizio. Sullo sfondo del fenomeno medicina difensiva stanno:- ilconflitto di interessi originario, nel senso del “peccato originale”, descritto dall’economista sanitario elvetico Domenighetti, ovvero la mitizzazione “dell’efficacia dell’arte e della pratica medico-sanitaria presso la società […] che concede atutti i professionisti della salute, alle istituzioni ed alle imprese che operano sul “mercato” sanitario una “rendita di posizione” sulla quale si inseriranno poi tutti gli altri conflitti di interesse”;- la sopravvalutazione cognitiva della potenzialità e dell’efficacia dell’apparatomedico-sanitario nel combattere le malattie e nel garantire quel completo benessere psichico, fisico e sociale implicitamente promesso dall’OMS con la definizione di salute del lontano 1946;- le conseguenti attese irrealistiche dei pazienti/esigenti verso una medicina, rappresentata dai media e percepita dalla gente come scienza esatta e incontrovertibile, fonte dicertezze e sicurezze e non invece gravata da zone grigie, esiti probabilistici, limiti pratici, effetti collaterali e imprevisti, in definitiva margini più omeno ampi di incertezza decisionale e circa gli esiti attesi. Al lato pratico il timore di sbagliare o di andare incontroad un contenzioso legale minano il rapporto medico-paziente e costituiscono uncatalizzatore negativo per l’alleanza terapeutica tra chi chiede aiuto e chiper dovere professionale deve portare soccorso. Dalle attese irealistiche della gente, generate da una definizzione di salute iperbolica, alla medicina difensiva il passo e' breve e forse inevitabile. A meno che....