Cureprimarie

E' la biologia evoluzionistica, bellezza!


E' uno dei classici tormentoni giornalistici - accanto alle liste d’attesa per esami, all’intasamento del PS e agli episodi di malasanità -che ciclicamente riempie le pagine dei quotidiani e a cui ormai si rischia di fare il callo. Periodicamente compaiono sulla stampa articoli da ultima spiaggia sulle resistenze agli antibiotici. Questa volta tocca a La Stampa di Torino lanciare l’ennesimo SOS sull’emergere di nuovi batteri super-resistenti agli antibatterici per l’uso eccesivo e inappropriato dei farmaci: http://www.lastampa.it/2013/09/06/scienza/tuttoscienze/sos-antibiotici-li-usiamo-cos-male-che-molti-sono-diventati-inutili-baLvniqyn8ktRAUoLE5xiM/pagina.html. L’occasione del nuovo allarme viene dalla pubblicazione di una ricerca che ha dimostrato un dato di fatto risaputo: «Su 2 mila persone, con tosse e sospetta infezione delle vie respiratorie, a metà è stato somministrato l’antibiotico e all’altra metà il placebo - racconta l’infettivolo milanese Blasi coautore della ricerca -: tra i due gruppi non sono emerse differenze in termini di recupero».Da decenni è nota l’epidemiologia delle infezioni delle basse vie aeree, in prevalenza di origine virale, e quindi la ricerca riportatan ell'articolo non è certo una novità ma solo l’ennesima conferma di un dato di fatto. Perche' dunque le conoscenze eziologiche non si traducono in atti clinici appropriati? Il fatto e' che nessuno affronta il nocciolo del problema: gli antibiotici si prescrivono in eccesso e in forma inappropriata per via dell'incertezza diagnostica che il medico non riesce a dissipare. Se i medici pratici avessero un test semplice e accessibile per distinguere un'infezione batterica da una virale non avremmo problemi di prescrizioni inappropriate ed eccessive di antibatterici. Nel dubbio e nella persistente incertezza si propende per l'antibiotico, magari su “pressione” informale dell’assistito ma anche per evitare una "cantonata" professionale e i suoi potenziali contenziosi legali.E' questa una regola ferrea della medicina: di fronte ad una situazione indefinita, incerta e problematica si aprono due strade. La prima consiste nell’approfondire il quadro clinico con accertamenti diagnostici, in aggiunta all'esame obiettivo, per dirimere il dubbio clinico ed impostare una terapia "razionale", ovvero eziologica nel caso delle infezioni. Secondo, se non si dispone di un test rapido dirimente come è la regola sul territorio, si procede comunque alla terapia alla cieca per evitare di sottotrattare il caso con inevitabili conseguenze negative per l’assistito e per il medico. Prendere un granchio diagnostico-terapeutico per la mancata prescrizione di un antibiotico può pregiudicare la reputazione del professionista,senza contare i risvolti medico-legali.Questa strategie viene abitualmente adottata anche in PS ad esempio a fronte di un’affezione respiratoria febbrile acuta, come una sindrome influenzale. All’assistito febbricitante viene prescritto spesso l’antibiotico anche dopo che è stato sottoposto a numerosi accertamenti di routine, come esami del sangue o radiografia del torace, dal risultato negativo per infezione batterica o persistentemente incerto. L’articolo non accenna al luogo in cui allignano le più accanire resistenze batteriche (alcuni reparti ospedalieri) a causa dell’uso intensivo di antibiotici, ad esempio, per la profilassi chirurgica o medica delle infezioni nosocomiali, le più difficili da debellare. In ospedale si è creato un tipico circolo vizioso: proprio per prevenire queste temibili infezioni si usano a tappeto antibiotici che hanno come inevitabile effetto quello di selezionare germi sempre più resistenti.In particolare con l’utilizzo per tempi prolungati del medesimo antibiotico per tutti i degenti, come prescrivono protocolli e le linee guida ospedaliere, si ha la garanzia di trovarsi prima o poi alle prese con germi super-resistenti, i cosiddetti batteri killer. Per un semplice motivo che sta alla base della microbiologia evoluzionistica: con il tempo la pressione dell’antibiotico condurrà inevitabilmente ad un adattamento dei batteri al nuovo ambiente. All’inizio l’ “ostilità” dell’antibiotico killer è garantita ma anche fonte di quella selezione adattativa di nuove varianti del genoma batterico che casualmente farà emergere prima o poi una popolazione resistente ai farmaci. E’ la biologia evoluzionisitica, bellezza!