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Linee Guida sulla gestione delle malattie croniche: declino del "fare sempre di più"?


In questo scorcio di anno assistiamo ad una fase di assestamento nella gestione di alcune patologie croniche, che potrebbe avere un impatto notevole sulla pratica clinica ambulatoriale, vale a dire:-la revisione al rialzo del limite di normalità della P.A., con l’abolizione della pressione normale-alta, e soprattutto dei target terapeutici più ambiziosi, modificati dalle ultime linee guida europee, che innalzano a 150 l’asticella della “lotta” all’ipertensione nella popolazione geriatrica (http://careonline.it/wp-content/uploads/2013/10/21_angolo_sitecs_care_4_2013.pdf);-un fenomeno analogo riguarda la gestione del rischio CV, in particolare per il target di LDL nel trattamento dell'ipercolesterolemia (vedi le recenti linee guida americane ATP-IV: http://www.medscape.com/viewarticle/814152?src=stfb) con la messa in soffitta degli obiettivi di trattamento più ambiziosi negli assistiti a maggior rischio;-anche nel settore diabetologico è in atto una riconsiderazione degli obiettivi di riduzione della glicata, con una diversificazione dei target in relazione all'età dei pazienti, sotto la spinta di studi come la ricerca ACCORD, già recepita in Linee Guida "minori", come quelle scozzesi, ed in varia misura anche dalle Linee Guida delle maggiori Società diabetologiche dei due continenti ( http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=5568 ).Questi fatti segnalano un’inversione di tendenza piuttosto significativa: dopo un decennio di continue revisioni al ribasso delle soglie di malattia e dei target delle cure farmacologiche assistiamo ad una revisione critica di certi eccessi del passato, all'insegna di un approccio più slow e meno medicalizzante, che enfatizza il ruolo degli stili di vita; in modo indiretto si recepisce l'approccio soft tipico della MG, dopo un lungo periodo di "furori" terapeutici estranei alla cultura delle cure primarie, ispirati a quella sorta di legge ferrea che imponeva di fare “sempre di più”. In che misura e in che tempi questi cambiamenti culturali e pratici verranno recepiti dalle diverse società scientifiche e dalle commissioni di ASL, incaricate di ridefinire indicatori e standard di qualità dei diversi PDTA territoriali per la gestione delle patologie croniche?Infine come interpretare questa inversione di tendenza? Le ipotesi sono varie:1-per qualcuno si è preso semplicemente atto della irraggiungibilità pratica di certi target "astratti", se non a rischio di effetti collaterali o avversi specie negli anziani, peraltro non supportati da solide prove EBM;2-per altri forse c'e' lo zampino della crisi economico-finanziaria, che attanaglia i paesi occidentali e che sconsiglia, per ora, atteggiamenti terapeutici drastici e con benefici dubbi;3-c'e' chi sottolinea l'implicito declino delle Linee Guida schematiche e impositive, calate dall'alto e valide indifferentemente per tutti, a favore della personalizzazione degli obiettivi di cura e della modifica degli stili di vita;4-infine non si può trascurare il fatto che le linee guida sono il punto di riferimento per ogni valutazione medico-legale, per cui forse non vale la pena procurarsi preventivamente potenziali grane giudiziarie, imponendo a tutti obiettivi troppo ambiziosi che condizionano le attese e le valutazione degli assistiti e, soprattutto, dell'eventuale giudice. Insomma, un po' di sana medicina slow non puo' che far bene a tutti quanti!