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Dall'OMS arriva l'ennesimo allarme sulle resistenza batteriche agli antibiotici


L'OMS ha lanciato l’ennesimo allarme sulla diffusione delle resistenze batteriche agli antibiotici su scala mondiale, documentate in un ponderoso rapporto: http://www.quotidianosanita.it/allegati/create_pdf.php?all=3305777.pdfI batteri che destano più preoccupazioni sono: a livello ospedaliero ed extra Klebsiella Pneumoniae, Pneumococchi e Staphilococco aureo,  mentre sul territorio prevalgono le resistenze agli antibiotici tra Pneumococchi, Salmonella non-tifica, Shigella species e Neissaria Gonorreae.  Gli antibiotici che hanno più problemi sul territorio sono le penicilline (Pneumococco) le cefalosporine di III generazione (E.Coli, Klebsiella e Neisseria G.) ed i fluorchinolonici (E.Coli, Salmonella e Shigella), molecole che fino a qualche anno fa erano considerati affidabili ed esenti da resistenze. Il medico di MG è coinvolto nel fenomeno delle resistenze per quanto riguarda le infezioni delle basse vie aeree, delle vie urinarie e del tratto gastroenterico. Solo per le ultime due è possibile basarsi sull’antibiogramma per una terapia razionale, mentre è ben noto che nelle più temibili infezioni polmonari e bronco-polmonari prevalgono i trattamenti antibatterici empirici, spesso con associazioni di due molecole.L’impostazione di una terapia razionale deve fare quindi i conti, specie sul territorio e per alcune forme infettive, con un deficit di strumenti conoscitivi che consentano di identificare l’agente infettivo e stabilire, di conseguenze, qual'è l'antibiotico più efficace. In mancanza di questi due dati essenziali non resta che la strada di un approccio terapeutico empirico, che induce il medico, nell'incertezza sull'eziologia, ad optare per un cura "alla cieca", anche per evitare di trascurare la malattia e magari rischiare dal punto di vista medico-legale. Ma c’è un nodo problematico che sta a monte dell’identificazione dell’agente microbico e che potrebbe aiutare il medico nel difficile compito di astenersi da una terapia antibiotica inappropriata nelle infezioni delle vie aeree:  si tratta di dirimere il dilemma terapeutico che più spesso affligge il MMG e che consiste nell’impossibilità pratica di distinguere l’eziologia virale da quella batterica, ad esempio in caso di febbre elevata e tosse insistente. Questo è il problema di fondo del MG nella relazione con gli assistiti che reclamano la terapia antibiotica per i propri disturbi: se si potesse disporre di un test rapido ed affidabile per distinguere l’eziologia virale da quella batterica, verrebbero usati con maggiore appropriatezza gli antibiotici. Invece il medico pratico rimane nel dubbio e nell’incertezza sulla natura dei disturbi e non può far altro, in molti casi, che prescrivere l’antibiotico per “prudenza”.Anche gli assistiti dovrebbero però sforzarsi di mettersi nei panni del medico curante, collaborare e magari condividere con il proprio medico un po’ dell’incertezza insita nell’attività pratica. E’ indubbio che l'informazione ai pazienti è fondamentale anche in questo settore, ma non quella a tappeto/pioggia o generica, ad esempio con articoli sui media, perché di scarsa efficacia se non nel pieno dell'epidemia influenzale. Serve un'informazione e soprattutto un intervento educativo mirato e  selettivo, rivolto cioè alla gente che sta vivendo il problema, ovvero le persone con infezione delle vie aeree in atto, possibilmente concordato con gli altri attori della scena territoriale, farmacisti e medici di PS in primis. Insomma bisognerebbe condividere e soprattutto tollerare l'incertezza, obiettivo difficile per diversi motivi, prettamente culturali e sociali.