Cureprimarie

Sorridete, ma senza esagerare!


Tutto era iniziato con una strana ricerca. Se leggete un racconto tenendo una matita tra i denti, senza che tocchi le labbra, alla fine lo troverete più divertente, per via dello strano effetto che ha il sorriso forzato sul vostro giudizio e sullo stato emotivo. Strano ma vero, ma anche le azioni possono influenzare i sentimenti in modo imprevisto e un po’ bizzarro. Questa, in soldoni, è la tesi della teoria della “retroazione somatica” in base alla quale “solo dopo vare fatto qualche cosa ne deduciamo, vedendo ciò che abbiamo fatto, come ci sentiamo”. Insomma azione motoria e reazione emotiva sembra proprio che si influenzano vicendevolemente in entrambe le direzioni, e non in modo unilaterale con generalmente si portati a pensare, ad esempio dopo aver goduto del buonumore per via di uno sketch comico. Da qui l’idea che sorridere spesso “a prescindere” fa bene allo spirito e all’umore, come succede in televisione dove tutti sorridono a profusione.Ma c’è però anche il rovescio della medaglia, come certifica una ricerca psicologia americana pubblicata recentemente su una rivista del settore. Il sorriso auto-prodotto - e non quello "reattivo" per uno stimolo divertente o amichevole, tipo una battuta di spirito - di chi sorride spesso perchè convinto di poter migliorare il proprio umore non sempre produce l'effetto sperato; anzi proprio in chi è a conoscenza della teoria della retroazione somatica, che spiega il fenomeno stesso, il sorriso “forzato” provoca tristezza invece che buon umore. Al contrario chi ignora la teoria beneficia del fatto di sorridere spesso in modo volontario e non per reazione, nel senso che il suo umore migliora significativamente (Mente & Cervello di giugno a pag. 102-103). Insomma il fenomeno può essere ricondotto all'area delle profezie che si auto-avverano, per quello che appare una sorta di placebo somatico (il "finto" sorriso, auto-indotto e non spontaneo) che sortisce un effetto emotivo (l'esito sullo stato timico di chi sorride). Non è un caso: anche il placebo farmacologico funziona meglio, ad esempio sul dolore, nelle persone che ignorano l'esistenza dell'effetto placebo stesso, come profezia che si auto-avvera. Di questi effetti strani e "irrazionali" se ne erano accorti molto tempo prima i teorici della pragmatica delle comunicazione, quando descrivevano i doppi legami e i limiti della volontà cosciente correlati ad ingiunzioni paradossali, del tipo "sii spontaneo", "sii autonomo", "bee happy, dont worry". Ora la ricerca psicologica sembra proprio confermare le conclusioni di allora, ridimensionando l’efficacia del sorriso auto-indotto.