Nuvola di passaggio

La ragazza X: sono maledettamente umano


In quei giorni regnò la pace: le ragazze vestite provocanti non avevano più effetto su di me, l'affare non si ingrossava, ero calmo di fronte alle scelte, la mente vuota e valutavo lucidamente le questioni. Mi chiedevo: "è possibile ottenere tutto questo insieme?". Erano infatti molte le cose mutate in pochi giorni, non acquisite gradualmente, come se la vita fosse stata vissuta a scaglioni. Dovevo crederci, era reale, ero io, era in me, era tutto accaduto. La pace...ciò che tutti desideravano io l'avevo ottenuto. Eppure continuavo a vivere come avevo sempre fatto, non ero diventato un santo o perfetto, ero semplicemente calmo e fermo. E nulla mi scosse in quei giorni, sentivo le reazioni del mio corpo e della mia mente svanire, come se non servissero più. Io le apsettavo, ma niente. Capii di avere la completa libertà di scelta, il libero arbitrio che tutti dicevano di avere ma non avevano. Una sensazione fantastica, tutto nelle mie mani, di colpo, senza inibizioni, dolori, ansie, rancori. Potevo tutto, tutto. E lì il cuore mi saltò in gola: "tutto? Cosa significa tutto? Significa ogni cosa?". Guardavo le persone per strada, avrei potuto fare qualunque cosa agli altri o per gli altri, a me o per me, non avevo freni, tutto era svanito. In questo vuoto più totale non seppi più chi ero, ne dove sarei andato a finire. Forse era la fine della mia vita? Avevo perso la mia anima? "Non è possibile, io sono migliore ora, sono un uomo, sono maturo...ma forse sono un mostro? Posso fare del male? E così è il male?". Non trovavo nemmeno le indicazioni del bene e del male, erano sparite anche quelle.I giorni passavano e rimanevo vuoto, non mi importava di essere, mi bastava vivere. Perché mai mi ero sentito vivo a quel modo, mai mi ero sentito così potente. Ma di questo non sorridevo, non mi vantavo, non ne parlavo ad alcuno: non mi interessava, il deserto era totale, io ero solamente io. Mi accorsi col passare dei giorni di essere in grado di costruire un futuro, per me e per gli altri, cosa prima impensabile. Ero sempre stato concentrato su me e chi mi era accanto, vedevo i legami della società, regole da seguire, vita da vivere secondo schemi. Invece il deserto aveva spazzato via anche quello: "posso davvero costruire un futuro? E come? Io non ho la forza necessaria", poi mi concentravo sulle braccia, sentivo il sangue scorrere, rabbrividivo da solo di tanta percezione verso il mio corpo. Ad ogni movimento l'afflusso di sangue era diverso, cambiava d'intensità. "Ma cosa sono diventato? Sono umano, cos'è tutto questo?".Guardai al percorso intrapreso per arrivare a quei giorni, forse era sbagliato, ma non poteva, io mi sentivo bene, veramente bene e in pace. Eppure la pace non era la cosa che mi veniva in mente osservandomi. Ma un pensiero mi sorvolò la testa: "potere e controllo sono associate alla malvagità e all'oppressione, non alla pace. Io penso di essere diventato malvagio per aver ottenuto il controllo di me stesso. Ma non è così, io sono semplicemente io". E la pace lo dimostrava.Mi sedetti con gli occhi chiusi e pensai a quale fosse la cosa che mi avrebbe reso più felice, capace di smuovere quest'animo ormai fermo ed immobile. Minuti di pensieri, tutti passavano nella mente senza lasciare traccia di rinnovamento. Feci allora una pausa, bevendo qualcosa: "sono diventato arido, a che è servito tutto questo? Almeno non sono diventato perverso". Richiusi gli occhi, mi addormentai quasi per la concentrazione e nel sonno apparente vedevo come un nucleo infuocato nel mio petto bruciare incessantemente. Almeno quello si muoveva. Mi focalizzai, cercando di capire cosa fosse. Le mani iniziarono a tremare con il corpo scosso a tratti, era davvero forte ciò che avevo dentro. Rimasi immobile anche se scosso, ormai ogni paura era sparita. Analizzai i pensieri, le emozioni dentro quella sfera: "io non conosco il contenuto di questo nucleo. Ma che diavolo c'è qui dentro?", le emozioni erano incomprensibili al momento, visioni di sguardi, di comportamenti, stati d'animo passavano da ogni parte uscendo da lì. Cercando un senso a tutto ed incuriosito da tutto quel movimento in quel deserto infinito mi spinsi oltre a guardare all'interno di tutto l'agglomerato. In quell'istante il sangue si scaldò di colpo, niente più tremolii ma solo una grande forza. Una forza che mai avevo conosciuto, né da me né dagli altri: "amore? Posso chiamarla così? Diavolo, è maledettamente umana questa sensazione, e poi che ne so io cos'è esattamente l'amore? Eppure mi sembra ci sia tutto quello che conta per dedicarsi agli altri". Strana la vita: non ero mai stato amato, ma riuscivo ad amare, non potendo però amare me stesso. In tutti quei comportamenti infatti, io non ero contemplato. Li presi tutti, li feci miei, vidi quali avrebbero potuto servirmi e quali no, e nessuno lo scartai. Triste destino, ero condannato ancora a non conoscere l'amore sebbene sapessi perfettamente cosa fosse.Ed ogni volta quell'insieme di sensazioni venivano a galla, il deserto spariva, tutto diventava movimento, le braccia prendevano vigore ed il controllo ed il potere su me stesso prima sentito non era nulla a confronto. Pensai a tutte le persone in vita in quel momento attorno a me, ignare di cosa avrebbero potuto ottenere e non conoscendo la strada si erano fermate. "Se ognuno sentisse cosa sento io il mondo diventerebbe pace", ma era solo un'utopia, le persone non sarebbero mai maturate abbastanza ed io ero solo una muffa in un mondo che mai mi aveva accettato per la mia prematurità e mai lo avrebbe fatto. Eppure cosa avevo ottenuto non era la pace, ma l'amore. Un amore del tutto umano