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Cyber droga, che sballo!

Post n°291 pubblicato il 04 Luglio 2008 da custode83
 
Tag: Consumi

Avete mai provato la cyber droga? Io sì, stamattina, per curiosità. Ho scaricato il programma ed ascoltato il suono ALCHOOL. Ho tolto le cuffie dopo un secondo lanciandole lontano. Volete sapere perché? Perché fa sballare davvero! In quel secondo ho sentito le onde beta del mio cervello mutare frequenza, come se iniziassi a non capire più nulla. Dopo un minuto di sconcerto ho prodotto onde alfa per ripristinare il normale livello psichico e tornare lucido. E' stato allucinante! Le onde non dovrebbero mai essere prodotte da agenti esterni, si rischia la morte cerebrale se usate ripetutamente. Se volete provare fate pure, ma non vi consiglio di farci l'abitudine, è davvero droga

 
 
 

Ma il coraggio di essere un uomo quello ancora non c'è

Post n°290 pubblicato il 04 Luglio 2008 da custode83
 

Vado a consegnare la domanda per lavorare all'estero in un orfanotrofio, consegno tutta la documentazione. Poi mi rivolge la fatidica domanda: "dove vorresti andare?". Inizio a parlare del mio passato, della mia passione per l'informatica, seguita dalla mia crescita personale, parlo dei miei desideri. Rimane a bocca aperta: "ti ammiro, ma io non posso consigliarti. Posso aiutarti ad escludere solo alcuni paesi". Prende la lista e iniziamo ad escludere in base a tutto quello che ho detto: rimangono circa 10 stati al mondo. Prendiamo appuntamento per il colloquio, mi chiede di tornare con il luogo già scelto, o al massimo più di una località.
La saluto e torno a lavoro. Controllo il pomeriggio tutte le attività, tutte uguali, quasi monotone, dove le persone sono usate come operai sociali. Niente di indignitoso, per carità, ma non mi dicevano niente. Scelgo quindi una località molto estrema: ragazzi totalmente soli o non accettati o scappati da altri istituti vengono accolti; si costruiscono una casa con le loro mani e coltivano con gli altri; imparano un mestiere sperando un giorno di potersi fare una famiglia nella casa costruitasi. E' un progetto difficile, ma sono perfetto per stare con loro.
Eppure inizio a pensare che sono 90. "Sono tanti! Forse non sono in grado...", mi prende il timore. "Sarei in grado di amare una donna e dei figli miei, ma 90! Non sono pronto". Inizio a pensare come se stessi per sposarmi, tra mille dubbi, tutto è confuso, rimango così per ore. "Sono tra i peggiori, hanno bisogno di tanto...posso dare tanto...anche a 90 persone? Sono un uomo, posso farlo, sì che posso...però se non fossi capace?". Dopo ore tra pensieri e sentimenti divaganti, arrivo alla fine, rendendomi conto della mia ingente inadeguatezza presente: "io non ho il coraggio di essere un uomo, lo sono diventato, ma non riesco ad esserlo. Un momento, non ho il coraggio di esserlo qui! Qui non ho la possibilità, lì ce l'avrei. No! Ha ragione Anna, qui ho la possibilità, solo che non voglio. Non voglio farlo saltuariamente, ma dedicarmi a tempo pieno. E' solo una questione di coraggio allora. Non mi sento pronto. Però dall'altra parte cos'ho? Rimanere a piangere in camera mia perché non ho le condizioni per essere uomo". Vado al pub e prendo un super-alcolico per assopire l'amarezza del mio dubbio. Nessun amico, nessuno che canti, come se tutto fosse programmato per me: solo nei miei pensieri con il mio bicchiere.
"Tra le due preferisco credere di essere pronto e rischiare, piuttosto di rimanere in questa vita opprimente. Se questa società fosse pronta per me io sarei rimasto. Non so però se dall'altra parte saranno pronti, spero però che quelle 90 persone, vedendo l'amore che riesco a dare loro, non abbiano paura come tutti, ma quella paura si trasformi in ammirazione"

 
 
 

Ma serve un certificato per tutto?

Post n°289 pubblicato il 01 Luglio 2008 da custode83
 

Sono dal medico per ottenere il certificato di abilitazione al servizio civile internazionale. Il medico mi risponde: "non so quale sia la normativa, al massimo le faccio fare delle analisi". Io le rispondo: "ho fatto quelle di sana e robusta costituzione, non bastano?". "Mi faccia vedere la richiesta di servizio e vedo cosa posso fare". Tiro fuori la richiesta compilata, ma la banana per il caldo si era trasformata in caramello ed aveva imbrattato tutti i fogli nella valigetta. Allora un pò a disagio le do i fogli, li prende ridandomeli immediatamente: "secondo lei dovrei vedere questi con questa puzza indescrivibile?". Li riprendo e mi invita sgarbatamente a buttarli fuori. Li accartoccio, ma rimango all'interno per il certificato, chiedendo se me lo può fare. Mi risponde: "no, le do le analisi".  Me le scrive sulla ricetta: elettrocardiogramma, elettroencefalogramma e consulenza psicologica per sapere se posso stare in mezzo alla gente. La guardo stupito ed un pò sentendomi preso in giro: "il certificato psicologico? Io non sono uno psicopatico". Mi risponde fredda: "e che ne so io? Lei deve stare in una comunità e deve dimostrare di poterci stare. Se non mi fa questi esami io non le posso fare il certificato". Litighiamo sulle analisi che per me appaiono totalmente assurde, chiunque vada a lavorare in orfanotrofio o a scuole non si sottopone ad analisi psico-fisiche, perché io sì? Purtroppo non si smuove e me ne vado.
Secondo me è lei che deve andare in analisi! Allora facciamo fare anche la certificazione ad una coppia per avere un figlio: chi dice siano in grado di essere bravi genitori? E facciamola fare ai professori: siamo sicuri non traumatizzino i bambini? E facciamola fare ai badanti: chi dice siano in grado di stare vicino ad una persona? E facciamola fare a chi risponde a telefono: quante volte accade che chi risponde lo fa sgarbatamente come se chi ha chiamato fosse un problema alla propria vita?
E poi se lo psicologo decide che non sono capace di stare con le persone per qualsiasi motivo? Io ho sempre vissuto, avuto amici in varie parti del mondo, lavorato senza far male a nessuno e non ho mai ammazzato (tranne le zanzare succhiasangue). E adesso se uno psicologo decide che non sono in grado non posso andare? Questa è follia pura! Chi decide chi è sano e chi è pazzo? E chi decide chi decide? Io so solo che dei bambini muoiono di fame e malaria, vorrei andare lì, ma mi occorre il certificato di super eroe e dimostrare di saper portare il mantello. Giuro che se vado e lì mi trovo bene ci rimango, almeno non mi servirà più il certificato per poter passeggiare per strada senza essere arrestato

 
 
 

L'amore non si narra, si dà e basta

Post n°288 pubblicato il 29 Giugno 2008 da custode83
 

Come sempre ho continuato a parlare d'amore, come da tempo a questa parte. L'ho fatto con una ragazza conosciuta in chat: abbiamo iniziato a parlare in generale ed eravamo d'accordo su tutto, poi ci siamo spinti sugli aspetti relazionali ed eravamo d'accordo quasi su tutto; infine abbiamo parlato molto in profondità e non ervamo d'accordo con niente. Le argomentazioni erano le applicazioni umane dell'amore, cosa accade a livello di meccanismi interni, dove l'amore si confonde con la distruzione, la sofferenza, il disagio, l'abuso, l'incesto, la morte. Lei sosteneva le sue idee da cattolica convinta, io le mie idee basate sulle esperienze più o meno trasgressive. E' rimasta così impaurità delle mie parole da non volermi più sentire. "Ma l'amore è amore, perché non è identico per me e per lei?". Non riuscivo a capire.
Stamattina sono andato da mia cugina, fedele oltremodo al Cristo sapendo della mia posizione di ateo e come al solito parla per ore di religione. Mi dice di andare in giro a parlare di amore, rispondo: "anch'io!". Mi faccio raccontare le sue esperienze. Ragionando però sul suo modo di approcciare le persone, non poteva ottenere risultati, poiché gli altri non volevano parlarne. "Ma quelli che ne hanno parlato con me volevano spingersi fino in fondo? Oppure ho tirato il discorso io in ballo?". Rifletto un attimo, poi le idee arrivano da sole ed inizio a spiegarle: "non si può parlare di amore, perché nessuno ti capirà se non ama. Nessuno potrà capirti perché non avranno fatto esperienza loro stessi, capiranno solo in parte. Ma se amano è inutile parlarne, perché tutto gli è stato rivelato istantaneamente. Inoltre non vogliono parlarne, vogliono qualcosa per sé, voglino altro, non puoi proporre tu l'argomento. Dovresti invece dargli ciò che chiedono". Rimane un pò scossa e sinceramente anche io, quelle parole erano davvero uscite dalla mia bocca, anche io che faccio come lei.
Lascio perdere l'argomento, inizio a dedicarmi a lei, alle sue argomentazioni, discutiamo come sempre di tutto ciò che vuole confrontandoci. Le parlo della mia crescita spirituale ed è l'unica a non aver paura delle mie parole, le dico le cose come stanno, nel profondo, ma ancora non ha paura, anzi mi dice: "io credo che Dio ti abbia parlato e sia entrato in te". Scoppio a ridere: "parlo solo per esperienze di vita. Io non credo, ma le mie esperienze mi hanno portato alle conclusioni scritte in quel libro". Dopo un'altra mezz'ora ci chiamano per il pranzo, ognuno nella propria famiglia. Scendiamo, saluto tutti, esco e la ritrovo fuori la porta, vicina a me. Non capisco cos'abbia, allora la osservo curioso: sono l'unico ad aver dedicato tempo e passione ai suoi discorsi, al confronto, a stare con lei. Non l'ho massacrata come i genitori, non l'ho reclusa né emarginata come la famiglia e la società. Sono stato con lei, per lei, nient'altro. In quel momento si sentiva amata, spalanco gli occhi, "non può essere vero, non può essere così semplice". Mi abbraccia, la stringo dolcemente, mi guarda commossa, spero sia davvero così semplice: alzo la mano, accarezzandole i capelli, il mio sguardo per farle capire di esserci per lei, come sempre. Mostro l'importanza che ha per me, quanto desideri la sua felicità, il mio sguardo muta come mai prima. Mi osservo nei suoi occhi nella sua mente, nella sua reazione...si sente amata ed io sono il primo probabilmente ad amarla, lo noto dal pianto. La mano scende sulla guancia, sorrido, lo sguardo fisso su di lei. Ha un fremito, troppo sta ricevendo in quel momento, le lacrime inziano a scendere. Non ho mai visto piangere quella ragazza, con il carattere forte che si ritrova, capace di ottenere ciò che vuole. Eppure...deve andare con i genitori ed il marito a pranzo, forse farebbe brutta figura con gli occhi rossi dallo sfogo. Si allontana quanto basta per allontanare la mia mano dal suo volto e sempre però guardandomi fisso mi benedice in nome del suo dio. Le lascio delicatamente la mano, quasi lei non volesse staccarsi, la ringrazio e la saluto. Mentre mi avvio a casa la guardo ancora, la gioia non cessa sul suo volto.
Volevo urlare: quanto ho sbagliato, anni spesi a riflettere, pensare a cosa fosse l'amore e come si potesse provare. Non mi era mai stato insegnato a voler bene, figuriamoci ad amare! Ed ho sbagliato, sempre, quando parlavo o pensavo, quando speravo di fare la cosa giusta o sceglievo un'azione per far star bene gli altri. Non avevo mai capito. Non serve a nulla parlarne, confrontarsi, cercare di averlo e di darlo; l'importante è esserci per l'altro, le parole non possono esprimere ciò che può esprimere l'atto concreto, non devo far capire di amare, devo solo amare. Saranno gli altri a capire dalle mie opere. Un grande sconforto per non essere mai riuscito a capire finora, ma un sollievo per poter già alla mia età riuscire a dare tutto me stesso per qualcuno, senza più parlare, solo amore

 
 
 

Il mondo che vorrei

Post n°287 pubblicato il 25 Giugno 2008 da custode83
 

Quante volte ci ho pensato su,
Il mio mondo sta cadendo giù
Dentro un mare pieno di follie,
Ipocrisie.

Quante volte avrei voluto anch'io
Aiutare questo mondo mio,
Per tutti quelli che stanno soffrendo
Come te

Il mondo che vorrei
Avrebbe mille cuori,
Per battere di più avrebbe mille amori.
Il mondo che vorrei
Avrebbe mille mani
E mille braccia per i bimbi del domani,
Che coi loro occhi chiedono di più
Salvali anche tu.

Per chi crede nello stesso sole
Non c'è razza non c'è mai colore
Perché il cuore di chi ha un altro Dio
È uguale al mio.

Per chi spera ancora in un sorriso,
Perché il suo domani l'ha deciso
Ed è convinto che il suo domani
E insieme a te.

Il mondo che vorrei
Ci sparerebbe i fiori,
Non sentiremo più
Il suono dei cannoni.
Il mondo che vorrei,
Farebbe più giustizia
Per tutti quelli che
La guerra l'hanno vista,
E coi loro occhi chiedono di più
Salvali anche tu.

Come si fa a rimanere qui,
Immobili così
Indifferenti ormai
A tutti i bimbi che
Non cresceranno mai
Ma che senso ha ascoltare e non cambiare
Regaliamo al mondo quella pace
Che non può aspettare più
Nel mondo che vorrei uh uh uh

Nel mondo che vorrei
Avremo tutti un cuore.
Il mondo che vorrei
Si chiamerebbe amore.
Stringi forte le mie mani
E sentirai il mondo che vorrei
Uh uh uh il mondo che vorrei  

 
 
 
 
 

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