Solo Gesu' Libera

Se Avessi un Pastore (3Parte)


ESSERE ATTENTO E RIVERENTE DAVANTI AL SIGNORE. Un pastore può essere ispirato soltanto da un popolo, che accede alla casa di Dio con timore e che rimane nella presenza del Signore con riverenza ed attenzione. Coloro che si presentano per essere loro stessi "uno spettacolo" e che vengono con i molteplici e multiformi elementi di vanità femminile o maschile, per ostentare la loro eleganza o per rivaleggiare sul piano della moda o della bellezza, non possono che turbare il pastore al pari, d’altronde, di coloro i quali durante lo svolgimento della riunione mostrano di annoiarsi, di aver fretta o di non interessarsi affatto. Io vorrei essere un’ispirazione per il mio pastore e non soltanto "andando nella casa di Dio" adorno di verecondia e modestia e, più ancora, di sincerità ed umiltà, ma anche rimanendo nella presenza del Signore con riverenza ed attenzione. Non vorrei inchinarmi continuamente all’orecchio del mio vicino per parlare e neanche vorrei porgere la mia attenzione ai commenti del fratello alla mia destra o alla mia sinistra; non vorrei voltarmi indietro e non vorrei consultare continuamente il mio orologio; non vorrei ciondolare il mio capo e abbassare le mie palpebre e non vorrei sventagliarmi rumorosamente o vivacemente tergermi il sudore. Se avessi un pastore, vorrei pendere dalle sue labbra e interessarmi delle sue esortazioni, dei suoi avvertimenti e del suo messaggio; vorrei volgere gli occhi verso di lui e palesare apertamente il mio assenso, affinché egli potesse vedere e "sentire" che l’opera del ministerio non è vana, ma è seguita ed apprezzata dai fedeli. Sono certo che la mia attenzione riverente e sincera assieme alla preghiera, che vorrei formulare dall’intimo del mio cuore, darebbe forza spirituale al messaggio del mio pastore, perché tutti i servitori di Dio trovano vigore nell’attenzione profonda di coloro che ascoltano la parola.   ESSERE UBBIDIENTE AGLI INSEGNAMENTI O ALLE ESORTAZIONI "Ubbidite ai vostri conduttori..." è un ordine dato dalla Scrittura per il bene dei credenti, ma anche per la consolazione di coloro che si affaticano nel campo di Dio. Come un padre trova sollievo ed incoraggiamento nella sottomissione affettuosa dei propri figliuoli, cosi un pastore trova lena nell’ubbidienza di un popolo, che non soltanto è pronto ad ascoltare, ma anche a praticare l’insegnamento, che è dato nel nome del Signore. Io vorrei trovarmi in prima fila nell’ubbidire al mio pastore, lontano da coloro che si dilettano a gettare gli insegnamenti dietro le proprie spalle o da coloro che provano il gusto malefico di fare esattamente l’opposto di quanto viene loro raccomandato. Le parole del servo di Dio sono le parole stesse di Dio (1 Timoteo 2:13) ed io vorrei raccoglierle umilmente e fare di esse la regola della mia vita di cristiano. Potrebbero, forse, essere parole dure, severe, dolorose, ma io non vorrei neanche pensare che il mio pastore potesse predicare per il diletto di colpire o di distruggere e, quindi, vorrei ripetere col Salmista: "... pestimi pure il giusto e ciò mi sarà benignità, riprendami egli e ciò mi sarà come olio eccellente". Vorrei essere ubbidiente anche nelle particolari esortazioni e nelle raccomandazioni di circostanza, che il pastore fosse costretto ad esprimere. La vita di una comunità è sempre molto complessa e non mancano mai cose, che devono essere fatte o circostanze ordinarie e straordinarie, che devono essere affrontate. Il pastore deve cercare le soluzioni e, in questa ricerca, deve esprimere esortazioni, fare raccomandazioni o volgere appelli. Vorrei prestare affettuosa attenzione alle parole del mio pastore ed essere pronto ad assecondare il suo sforzo sottomettendo la mia vita alle sue parole. Sono sicuro che questo sarebbe un valido contributo per il raggiungimento di quell’ordine e di quell’equilibrio che sono auspicabili per ogni comunità. È triste, infatti, lo spettacolo di quelle chiese aggravate perennemente da disordini insanabili o da perniciose situazioni croniche, oppure di quelle chiese rese sterili da servizi incompiuti o da attività trascurate e tutto questo, perché i membri di esse non si curano di ascoltare e seguire le esortazioni dei conduttori. Se tutti riconoscessero il proprio posto e si assumessero le proprie responsabilità, in ubbidienza alle direttive luminose espresse dagli insegnamenti che vengono dal pulpito, noi vedremmo ovunque un "popolo zelante in buone opere", ordinato, compatto e pronto a dare una testimonianza luminosa di saggezza e di equilibrio alla gloria di Dio.