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Creato da antares1955 il 30/04/2008
La Fede viene dal udire e l'udire viene dalla Parola di Dio
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non ti scoraggiare mai
" se ti scoraggi nel giorno dell avversità, la tua forza è poca" proverbi 24:10
L unico uomo sopravvissuto ad un naufragio arrivò sulla spiaggia di una piccola e disabitata isola. Chiese fervidamente a Dio aiuto ed ogni giorno scrutava l orizzonte, ma nessuno arrivava. Ormai stanco, pensò di costruire una capanna di legno per proteggersi dalla pioggia e ci mise dentro tutto quello che gli era rimasto.
Un giorno, mentre vagabondava per l isola alla ricerca di cibo, ritornò alla capanna e la trovò avvolta dalle fiamme, col fumo che saliva fino al cielo. La cosa peggiore che era successo è che aveva perso tutto. Rimase tanto stupito, triste ed arrabbiato. "Dio, come hai potuto farmi questo?" si lamentò. Tuttavia il giorno dopo fu svegliato dal suono di una nave che si avvicinava all isola. Erano venuti a salvarlo!
"Come sapevate che ero qui?" domandò l uomo ai suoi salvatori!
"Abbiamo visto il suo segnale di fumo!" gli risposero!
E' facile scoraggiarsi quando le cose vanno male, ma Dio lavora nelle nostre vite nonostante il dolore e la sofferenza.
Ricorda la prossima volta che la tua capanna prende fuoco, può essere il segno che la grazia di Dio ti viene in aiuto!
questo testo è tratto da un foglietto di calendario!!.......benedizioni in Gesù!
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TESTIMONIANZE
LIBERATO E' SALVATO E' CAMBIATO DA GESU'
Mi chiamo Ciro ed ho 53 anni voglio raccontarvi come Gesu' e' intervenuto nella mia vita.
1995 mi incominciai ad ammalarmi di una forte depressione ansiosa che mi teneva prigioniero in casa per la paura di uscire di casa che mi poteva capitare qualcosa , e questo problema mi portava ha continue assenze dal lavoro, anche se andavo in bagno dovevo sapere che fuori alla porta del bagno ci doveva essere mia moglie se per caso mi succedeva qualcosa.
Tutto questo e successo ha causa di un lavoro che ha me non piaceva piu' perche mi avevano messo vicino ad una catena di montaggio , il rumore era troppo forte, il ritmo di lavoro era troppo svelto perche nussuno l'ho controllava perche era una ditta privata, e per quanto io dicevo al resposabile
che non c'e la facevo con quel ritmo di rumore , e di lavoro che era troppo svelto per un essere umano farlo per 8 ore al giorno ma era inutile, non mi ascoltavano.
Questo fino al 1988 quando ebbi un grande lutto che tutto mi sarei aspettato
nella vita , qualsiasi mortualita' ma non quella di un figlio di appena 13 mesi.
Qesto mi fece sprofondare ancora di piu' nella depressione, il dolore era forte
e volevo togliermi la vita e mi ricordo che dicevo di certo DIO non mi abbandonera' e mi ricordo che andavo nella camera da pranzo mi chiudevo dentro e cercavo una risposta da Dio, poi dopo pregato aprivo la finestra della camera e pensavo al suicidio, perche il dolore era grande ed io non riuscivo ha rassegnarmi, e dopo alcuni giorni la ditta dove io lavoravo mi licenzio vi lascio immagginare in che stato io stavo .
E fu allora che che mi rivolsi a Dio con tutto il mio cuore e gli dissi Signore ti sei preso mio figlio, ho perso il lavoro, la depressione mi fa star male , e mi ricordo che senti una voce nel mio cuore che mi diceva , figlio mio e vero che tu ai perso un figlio ma per cause naturali , invece il mio l'ho fatto morire apposta per te per salvarti dai tuoi peccati.
E mi ricordo che vennero delle mie cugine credenti che mi annunciarono GESU' che poteva cambiare la mia vita e che tutto quel dolore che io avevo se l'ho predeva lui e a me dava la sua pace.
Ed infatti sta scritto nella sua parola la Bibbia nel vangelo di matt.11:28 Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi e io vi daro' riposo.
E fu cosi che mi resi conto che io ero un peccatore , confessai i mie peccati al signore Gesu gli chiesi di perdonare tutti i miei peccati.
E di prendere il controllo della mia vita e posso dirvi che il Signore Gesu' e stato fedele , mi ristoro' in tutte le maniere mi libero' dalla depressione , ebbi di nuovo il lavoro che poi il Signore me l'ha cambita con uno migliore, e mi diede un altra figlia Sara che oggi a 19 anni. Oggi servo il signore nella chiesa di Arzano in Napoli.
e posso dirvi che il Signore Gesu' fino ad oggi a fatto grandi cose nella mia vita
ed e disposto a farle anche nella tua vita se tu l'ho vuoi , tu che leggi questa testimonianza , io non so quale sia il tuo problema ma il signore Gesu' l'ho sa
Qualsiasi sia il tuo problema tu ai bisogno di Gesu', affida la tua vita a Gesu' e lui la cambiera' .
Dio ti Benedica. Ciro Pepe
DIO HA FATTO COSE GRANDI
GESU' MI HA LIBERATO DALLA DROGA
MI CHIAMO CIRO FONTANELLA E VOGLIO RACCONTARVI COME GESU' MI HA LIBERATO
DAL VIZIO DELLA DROGA, PRIMA DI CONVERTIRMI ALL'EVANGELO NEL MONDO ERO UNA PERSONA CHE FACEVA USO DI SOSTANZE STUPEFACENTI, POI CON GLI ANNI HA VENIRE
DIVENTAI UN COCAINOMANE, ED ERO DISTRUTTO SENZA SPERANZA , RICORDO OGNI VOLTA CHE RINCASAVO ALL'ALBA TROVAVO MIA MOGLIE IN CUCINA AD ASPERTARMI CHE IO RITORNASSI HA CASA, ED OGNI VOLTA ERA UNA STORIA. LEI SOFFRIVA IN SILENZIO SENZA RACCONTARE NIENTE A NESSUNO , E TENVA ALL'OSCURO ANCHE LE NOSTRE RISPETTIVE FAMIGLIE.
E MI RICORDO CHE LEI STAVA SUL ORLO DELLA DISPERZIONE, RICORDO CHE PIU' DI UNA VOLTA IO HO TENTATO DI AMMAZZARLA, QUANDO LEI DORMIVA ,
MA RINGRAZIO DAL PROFONDO DEL CUORE IL MIO DIO CHE NON L'HA PERMESSO ANCHE
PERCHE IO AMAVO MIA MOGLIE, E QUESTO MI SUCCEDEVA PERCHE IO ERO SOTTO L'EFFETTO DELLE DROGHE.
IO E MIA MOGLIE CI CONOSCIAMO DALLE ELEMENTARI, E ALL'ETA 22 IO E 21 LEI CI SIAMO SPOSATI CON TUTTA L'ONESTA' TUTTA E PER TUTTA.
MA TORNANDO AL DISCORSO DI PRIMA , QUANDO MI RITIRAVO LA TROVAVO CHIUSA IN CUCINA, HO IN BAGNO, HA DORMIRE PER TERRA , LEI AVEVA PAURA CHE IO POTEVO FARGLI DEL MALE, E FU COSI CHE LEI UN GIORNO PRESA DA FORTE DISPERZIONE SALI' SUL ATTICO DELLA NOSTRA CASA, VOLEVA BUTTARSI GIU' , MA IN QUEL MOMENTO LEI SI SDRAIO PER TERRA E CON GLI OCCHI RIVOLTI VERSO IL CIELO COME SE STESSE PARLANDO CON DIO ,
POI DOPO LEI SCESE PERCHE SICURAMENTE IL SIGNORE AVEVA GIA MESSO I SUOI PENSIERI NEL SUO CUORE,
E RICORDO CHE IO DOPO UN PO DI TEMPO ,UNA SERA SUL TARDI ERO COME AL SOLITO
HA COMSUMARE LA COCAINA , MI VIDI ARRIVARE UNA PERSONA CHE IO CONOSCEVO MOLTO BENE, ASUO TEMPO ERA ANCHE LUI UN COCAINOMANE , E FU ALLORA CHE GLORIA A DIO MI PARLO' DEL SIGNORE E MI ANNUNCIO GESU' CHE POTEVA LIBERARMI SE IO L'HO VOLEVO DAL VIZIO DELLA DROGA, E MI PARLO' DI UN GESU' VIVENTE CHE SE IO VOLEVO E PERMETTEVO , CHE LUI OPERASSE NELLA MIA VITA L'AVREBBE TRASFORMATA.
E DOPO ALCUNI GIORNI ANDAI CON LUI ALLA CHIESA EVANGELICA DI AVERSA (NA) NUOVA PENTECOSTE DEL PASTORE REMO CRISTALLO.
E QUELLA SERA IO DURANTE IL CULTO AL SIGNORE , MI RIVOLSI AL SIGNORE CON UN CUORE APERTO E PROTESO VERSO IL SIGNORE E GLI DISSI , SIGNORE SE TU ESISTI SE TU SEI VIVENTE , E NON SEI PIU' SULLA CROCE MA SEI RESUSCITATO ED ORA VIVI NEL CUORE DI CHI TI INVOCA, TI PREGO VIENI NELLA MIA VITA, ED OPERA NELLA MIA VITA.
PERCHE IO DOMANI NON VOGLIO FARE QUELLO CHE HO FATTO FINO ED ORA,
E DOPO AVER DETTO QUELLE SEMPLICI PAROLE , POSSO DIRVI IN TUTTA VERITA' ED IL SIGNORE MI E TESTIMONE , IO MI SONO SENTITO COME SE VOLASSI, E NON SI TRATTAVA DI UN IMPRESSIONE PSICOLOGICA , PERCHE IO ERO COSCIENTE DI QUELLO CHE SUCCEDEVA, E QUANDO FINI IL CULTO IL FRATELLO NOTAVA SUL MIO VOLTO NON PIU' IL BUIO' MA NOTAVA NEI MIEI OCCHI UNA NUOVA LUCE , ED IL MIO VISO ERA IRRADIATO DALLA LUCE DI DIO. E VEDEVA IN ME UNA TRASFORMAZIONE LEGGEVA SUL MIO VOLTO UNA PACE ED UNA CONTETEZZA CHE NON AVEVO MAI AVUTA.
E MI CHIEDEVA TUTTO A POSTO CIRO, ED IO DICEVO TUTTO A POSTO, E ME L'HA CHIESTO DIVERSE VOLTE, COSI IO CAPI QUELLO CHE LUI VOLVA SAPERE COSA MI ERA SUCESSO, PERCHE LUI NON VEDEVA PIU' IL BUIO SUL MIO VOLTO MA L'HO VEDEVA ALLEGRO , E LUMINOSO ED ESPRIMEVO PACE SUL MIO VOLTO.
ALLORA SENZA PARLARE GLI MOSTRAI COSA MI ERA SUCESSO , MISI LA MANO NELLA TASCA DEI PANTALONI E TIRAI FUORI UNA GROSSA QUANTITA' DI DROGA , PER ESSERE PRECISI ERANO 5 GRAMMI E LI BUTTAI NEL TOMBINO DELLA FOGNA CHE SI TROVAVA IN STRADA.
ORA IO E MIA MOGLIE SERVIAMO IL SIGNORE NELLA COMUNITA EVANGELICA NUOVA PENTECOSTE DI ARZANO (NA).
E MI RIVOLGO A TE CHE STAI LEGGENDO QUESTA TESTIMONIANZA , GESU' E VIVENTE , E VUOLE ENTRARE NEL TUO CUORE SE TU L'HO VUOI E VUOLE TRASFORMARE LA TUA VITA COME HA FATTO CON ME , EGLI HA UN PIANO MERAVIGLIOSO PER TE.
EGLI DICE IO STO ALLA PORTA DEL TUO CUORE E BUSSO SE TU APRIRAI IO ENTRERO ' E CENERO' CON TE E TU CON ME. DIO TI BENEDICA. (CIRO FONTANELLA)
MI CHIAMO CIRO
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Ultimi commenti
Chi può scrivere sul blog
Massime Cristiane
Un uomo può perdere le cose buone della sua vita contro la sua volontà; ma se perde le eterne benedizioni, lo fa con il suo proprio consenso
La bontà rende la grandezza molto preziosa, e la grandezza rende la bontà molto più utile
La persona che semina semi di gentilezza gode di un festa perpetua
La fede non sa mai dove sta per condurre, ma ama e conosce Colui che conDUCE
Essere Cristiani significa perdonare l'imperdonabile, perché Dio ha perdonato l'imperdonabile in te
Ci sono dei morti che sentono una sola parola di Gesù e risorgono e ci sono dei vivi che sentono dieci prediche, però non capiscono e non sentono nulla!
Amare significa essere vulnerabile. Se ami troppo qualcosa, il tuo cuore sarà trafitto o addirittura si spezzerà
Ci sono tante compassioni nel cielo quanti sono gli uomini giustificati sulla Terra
Dio ama con un grande amore l'uomo il cui cuore scoppia di passione per l'impossibile
I nostri errori non ci danneggiano così tanto come il rifiutare di correggerli una volta che li abbiamo scoperti
Il Figlio di Dio divenne uomo per permettere agli uomini di diventare figli di Dio
Non ci sono situazioni senza speranza. Ci sono solamente persone che hanno perso la speranza in quelle situazioni
PROBLEMI!!!!!!
STORIELLA DEL INFERNO E DEL PARADISO
Blog di Iedidia
Storiella, il Paradiso e l'Inferno
Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese:-Signore,
mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno.
Dio condusse il sant'uomo verso due porte.
Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno.
Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo
dal profumo delizioso.
Il sant'uomo sentì l'acquolina in bocca.Le persone sedute attorno al tavolo
erano magre, dall'aspetto livido e malato.
Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi,
attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po',
ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano
accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.Dio
disse:-
Hai appena visto l'Inferno.Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta.
Dio l'aprì. la scena che l'uomo vide era identica alla precedente.
C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso che gli
fece ancora venire l'acquolina.
Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.
Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra
di loro sorridendo.
Il sant'uomo disse a Dio:- Non capisco! - E' semplice, rispose Dio, dipende
solo da un'abilità.
Essi hanno appreso a nutrirsi gli uni gli altri mentre gli altri non pensano
che a loro stessi.
IO TI AMO DICE GESU'
GESU' E' VIVENTE
Amazing Grace
COME UNA ROSA
GESU E' VICINO HA TE
MESSAGGIO DI AMORE
un cubo per svelare degli enigmi
MI RIALZERAI
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Post n°88 pubblicato il 12 Agosto 2009 da antares1955
INTRODUZIONE Nella mia posizione di pastore non sempre mi è facile esporre quegli insegnamenti contenuti nelle Scritture, che esortano ad avere amore e stima per i conduttori o che raccomandano la sottomissione, l’ubbidienza e l’affetto a coloro che si affaticano nel servizio del Signore. Queste lezioni sulle mie labbra, come d’altronde sulle labbra di qualunque pastore, sembrano spesso e sembrano a molti apologie interessate e vengono ascoltate, come si ascolta l’esposizione di una tesi, che deve servire soltanto per difendere o dar lustro a colui che la espone. Nonostante le difficoltà, naturalmente, non mi sottraggo dal presentare “tutto il consiglio di Dio al popolo” e non soltanto per il desiderio di essere fedele nel ministerio ricevuto, ma anche per procacciare il bene di ogni figlio di Dio. lo so, perché la Scrittura lo dice e l’esperienza lo conferma, che l’amore, la stima e la sottomissione, che si offrono ai conduttori, si traducono in una benedizione per tutti coloro che godono il frutto del servizio cristiano. I conduttori, infatti, sono gli strumenti usati da Dio per l’edificazione della chiesa e nell’opera del ministerio possono essere assomigliati ai canali attraverso i quali fluisce copiosa e ristoratrice la benedizione di Dio per la Chiesa. L’efficacia di questi strumenti è in parte condizionata dalla posizione del popolo di Dio che può, di fronte ad essi, assumere posizioni positive o negative: se i conduttori vengono costretti a compiere il loro servizio con sospiri e lagrime, il ministerio è mortificato; se invece possono assolverlo gioiosamente nel seno di una chiesa fedele, il ministerio è esaltato. Qualcuno ha detto: “La comunità influisce sull’opera del ministerio più di quanto il ministerio non influisca sulla comunità”. Quest’affermazione ci vuol semplicemente dire che i credenti possono fare per il conduttore anche più di quello che il conduttore fa per loro; il vantaggio naturalmente è sempre da parte della chiesa, che può compiere l’opera nell’unione di molti verso uno, per poi godere il servizio di uno a favore di molti. Per compiere il proprio dovere cristiano a favore dei conduttori, particolarmente a favore del pastore, è sempre necessario ricordare che egli ha bisogno di aiuto, conforto ed incoraggiamento al pari degli altri. Non esistono pastori perfetti ed infallibili, perché la perfezione è il traguardo finale di ognuno e l’infallibilità è un attributo, che appartiene soltanto a Dio. L’Apostolo Giacomo, austero conduttore dei giorni apostolici, scriveva ai credenti del secolo d’oro del cristianesimo: “…diletti, TUTTI FALLIAMO intorno a molte cose…“. Egli non si estraniava da quella condizione universale di fallibilità e benché rivendicasse con sacra autorità la propria posizione di servitore di Dio (Giacomo1:1), riconosceva anche la propria condizione di debolezza e di imperfezione. Appunto, perché debole ed imperfetto, il conduttore conosce, oltre che le tentazioni comuni a tutti gli altri che vivono nella carne, anche gli scoraggiamenti, la stanchezza, la perplessità, lo sconforto. Forse è utile ricordare che gli attacchi nemici si concentrano con particolare intensità e violenza verso quello che può essere definito lo “stato maggiore” della chiesa: pastori, missionari, predicatori, evangelisti hanno sempre conosciuto concentrazioni massicce di potenze infernali sferrate contro la loro vita e il loro ministerio. Spesso nel servizio di Dio le mani “si appesantiscono e si stancano”; quante lagrime, quanti sospiri, quante preghiere angosciose gonfiano il petto dei conduttori, mentre il “carico dell’Eterno” pesa sopra di loro. Coloro che vegliano per le anime, affidate al loro servizio, frequentemente, vegliano anche per le preoccupazioni, per i dolori, per le provocazioni, per l‘insensibilità, che raccolgono in mezzo al popolo e allora quelle notti “bianche” diventano una parola tentatrice, che cerca di insinuare lo scoraggiamento, la defezione, forse la ribellione. Se ogni credente si rendesse conto di questa realtà, cercherebbe per il bene del proprio pastore, per il bene della chiesa e per il proprio bene di “dare” a colui che lo ammaestra e che veglia per lui, tutto quello che potrebbe sollevare le sue mani, onde rendergli sereno il servizio, lieto il cammino, gioiosa la comunione. Le “mani alzate” saranno sempre la vittoria della chiesa cristiana e quindi l’allegrezza in comune del ministro, che assolve il servizio e dei fedeli che, nella collaborazione affettuosa, sorreggono le sue braccia. Il pastore, è stato detto, è l’unico membro di chiesa che “non ha pastore”; non può godere l’assistenza, che altri godono, e non può contare sull’aiuto, che altri reclamano. Questo è vero, almeno dal punto di vista umano, ma, nonostante io non abbia pastore, nulla e nessuno mi impedisce d’immaginare quel che farei o piuttosto, che vorrei fare se avessi un pastore. Ecco quel che vorrei fare in maniera pratica e concreta per il mio pastore: |
Post n°89 pubblicato il 12 Agosto 2009 da antares1955
ESSERE ASSIDUO ALLE RIUNIONI DI CULTO Non vorrei mai mancare a quello che, oltre ad essere un appuntamento con Dio è anche un appuntamento col pastore; io so che un servo di Dio non manca mai alle riunioni ed io vorrei dargli sempre la consolazione della mia presenza. Quando un pastore sale sul pulpito, conclude con quest’atto solenne l’attesa ansiosa che lo ha tenuto in preghiera davanti a Dio nel corso della giornata; egli ha chiesto ispirazione, guida, luce, potenza; ha domandato quel cibo che viene dal cielo e che serve per i bisogni del popolo. Trovarsi poi, più o meno inaspettatamente, davanti ad una sala grigia e di fronte a dei banchi vuoti rappresenta la circostanza più deprimente, che si possa presentare a colui che ha onestamente cercato dì "apparecchiare un convito", ma non vede giungere gli invitati. Se avessi un pastore, vorrei, anche per essere d’incoraggiamento al suo ministerio, mettere il Regno dei Cieli avanti ad ogni cosa e quindi, nel giorno e nell’ora designati per le riunioni, procaccerei di dimenticare tutte le mie preoccupazioni profane o sociali e vorrei anche superare tutte le difficoltà ordinarie o straordinarie, per essere nella "casa di Dio" assieme al servo del Signore. Molti cristiani riservano alle riunioni di culto solo il tempo libero delle belle giornate, quando non hanno nulla da fare e il cielo è sereno, sono pronti a trascorrere un’ora di "distrazione" nella comune radunanza, ma quando hanno impegni sociali, affari materiali o forse un piccolo raffreddore, oppure quando il vento soffia e la pioggia scroscia, dimenticano facilmente che il bene dell’anima e le realtà dello Spirito dovrebbero essere poste sopra ogni altra cosa. Questi cristiani a metà danneggiano la loro vita, ma di riflesso turbano ed ostacolano il ministerio, perché un pastore, che è costretto ad esercitare il suo servizio nel mezzo della defezione generale, non può non avvilirsi nell’espletamento del proprio compito. Non è vero che l’assenza passa inosservata e non è vero, come pensano alcuni, che il pastore non si accorge che alcuni mancano, perché non soltanto i vuoti desolanti rappresentano una dura ed eloquente testimonianza, ma anche il silenzio che segue all’appello, che il pastore fa immancabilmente nell’intimo del proprio cuore, costituisce una denuncia per una chiesa indifferente. Il servo di Dio pensa a tutti gli assenti, passa in rassegna la loro vita e scandisce dentro di se i loro nomi. Quando questi nomi aumentano ed aumentano di numero, il cuore del ministro ne avverte il peso opprimente e si scoraggia. Io vorrei, perciò, trovarmi sempre al mio posto e, sopratutto, non vorrei mancare alle riunioni, che più facilmente possono essere disertate dalla massa: mi riferisco particolarmente alle riunioni di preghiera, dove vorrei essere al fianco del mio pastore, perché potesse vedere che altri sentono con lui il bisogno di cercare l’assistenza divina e perché potesse essere consolato nel constatare che non tutti hanno lasciato cadere l’esortazione rivolta dal pulpito di raccogliersi e stringersi davanti a Dio. Un pastore onesto, realmente desideroso della prosperità della chiesa, non manca di volgere un costante appello al popolo per l’esercizio della preghiera. In tempo di crisi quest’appello è sistematicamente ignorato, ma le diserzioni non ricadono soltanto sopra i cristiani, che le consumano, anzi, anche sopra il pastore, che deve assistere col pianto nel cuore allo spettacolo dell’indifferenza e dell’insensibilità di un popolo, che non sa più rispondere all’esortazione affettuosa, che è poi l’esortazione misericordiosa di Dio. |
Post n°93 pubblicato il 12 Agosto 2009 da antares1955
ESPRIMERE LA GRATITUDINE. A questo punto potrei parlare dei doveri economici, che tutti i fedeli hanno nei confronti dei propri conduttori e, particolarmente, verso coloro che "faticano nel ministerio della Parola" e potrei ricordare l’ordine paolino: "Colui che è ammaestrato nella Parola faccia parte d’ogni suo bene a colui che l’ammaestra"; oppure la rampogna dell’Apostolo ai contenziosi credenti di Corinto: "Se noi vi abbiamo seminato le cose spirituali, è egli gran cosa se mietiamo le vostre carnali?" Potrei, insomma, soffermarmi sul soggetto della liberalità cristiana che, include largamente il particolare relativo all’assistenza dovuta a tutti coloro, che predicano l’Evangelo e dedicano intera la propria vita nel servizio del Signore. Preferisco, invece, trattare un aspetto marginale della questione, precisando che, se avessi un pastore, non vorrei essere avaro verso di lui e non vorrei neanche esercitare la mia generosità sotto la limitazione o l’ipoteca di calcoli e considerazioni aride e maliziose. Dare deve essere, soprattutto, espressione d’amore e l’amore, oltre che generoso, è sempre puro, benigno, pacifico, benevolente. Ma, chiusa questa breve parentesi, aperta per precisare, torno a ripetere: preferisco trattare un aspetto marginale della questione: quello della gratitudine espressa in concreto. Un pastore non ha bisogno di plausi umani e di riconoscimenti sociali, ma, al pari degli altri, ha bisogno di quell’incoraggiamento, che viene anche dalla gratitudine espressa affettuosamente. Possiamo rilevare, quando leggiamo le epistole di Paolo, che anche un grande apostolo come lui, avvertiva il bisogno di quelle espressioni di affetto e di gratitudine che si aspettava da coloro che erano stati particolare oggetto del suo servizio. Quando i Corinti, in risposta alla sua prima epistola, gli indirizzano parole di devozione filiale, e quando i Filippesi riescono a fargli giungere il frutto della loro generosità, Paolo si sente commosso e profondamente incoraggiato nel servizio del Signore. In molti paesi di educazione evangelica i credenti usano ringraziare il pastore per il sermone predicato nella riunione di culto. Forse, questa consuetudine si è trasformata in una vuota e fredda formalità o, forse, quest’uso può essere sempre motivo di tentazione ad un cuore predisposto all’orgoglio, ma, sicuramente, questa norma è nata dalla necessità di esprimere la propria riconoscenza a colui che si è reso strumento di benedizione per la chiesa. Il pastore ha bisogno non di onori, ma di affetto, non di elogi vani, ma di gratitudine sincera, che sia una costante conferma dell’apprezzamento dato al suo servizio. Vorrei approfittare di ogni circostanza, per far sapere al mio pastore del mio affetto per lui e della mia considerazione per il suo lavoro e per i suoi sacrifici. Le espressioni della mia riconoscenza vorrei che fossero calde ed esplicite, affinché potessero tradursi in un reale incoraggiamento per il suo cuore. Una parola buona, un assenso entusiastico, una stretta di mano vigorosa, uno sguardo carico di affetto possono dare ad un pastore la spinta, che gli è necessaria, per continuare la strada in mezzo all’indifferenza di molti e all’incomprensione di altri. Vorrei, anche, e continuo a prescindere intenzionalmente dal soggetto dell’assistenza, dare forma alla mia gratitudine con quei "doni" che sono, come diceva Paolo, un "profumo soave". In determinate ricorrenze annuali, tutti abbiamo l’abitudine di gratificare coloro che hanno prestato il proprio servizio, qualche volta umile, a nostro favore; anche questa è un’espressione di riconoscenza che, purtroppo nella società moderna si è trasformata largamente in un formalismo senza sentimento. L’usanza, comunque c’insegna che è doveroso esprimere la propria gratitudine verso coloro che lavorano per noi ed io vorrei far tesoro di questo insegnamento, perfettamente in armonia con le Scritture, per cogliere le più opportune occasioni a favore del mio pastore. Qui, in modo particolare, i calcoli devono essere ignorati: non si tratta più di assistere, di sovvenire e, come dicono prosaicamente molti, di salariare, ma si tratta soltanto di esprimere affetto e gratitudine in forma concreta e in maniera tangibile. Il pastore sarà beneficato sostanzialmente dal dono, ma più sostanzialmente ancora sarà rallegrato dal. sentimento che lo ha generato, dimostrazione evidente di un interesse vero, di un affetto sincero, di una gratitudine sentita. Se avessi un pastore non vorrei fargli mancare la consolazione che deriva dalla constatazione chiara che il proprio ministerio è stimato ed apprezzato ed il proprio lavoro è seguito con attenzione e goduto con riconoscenza. Il mio dono, piccolo o grande, nelle ore più opportune, nei momenti più adatti, vorrei che ripetesse al suo cuore qualche volta stanco: "Coraggio fratello, perché io ti voglio bene"! Roberto Bracco |
Post n°95 pubblicato il 03 Novembre 2009 da antares1955
LETTERA DI UN PAPÀ Quando ti sei svegliato questa mattina ti ho osservato ed ho sperato che tu mi rivolgessi la parola, anche solo poche parole, chiedendo la mia opinione, ringraziandomi per qualcosa di buono che era accaduto ieri... Però ho notato che eri molto occupato a cercare il vestito giusto da metterti per andare a lavorare. Ho continuato ad aspettare ancora mentre correvi per la casa per vestirti e sistemarti e io sapevo che avresti avuto del tempo, anche solo qualche minuto e dirmi "ciao"... Però eri troppo occupato... Per questo ho acceso per te il cielo, l'ho riempito di colori e di dolci canti di uccelli per vedere se così mi ascoltavi, però nemmeno di questo ti sei reso conto. Ti ho osservato mentre ti dirigevi al lavoro e ti ho aspettato pazientemente tutto il giorno. Con tutte le cose che avevi da fare, suppongo che tu sia stato troppo occupato per dirmi qualcosa. Al tuo rientro ho visto la tua stanchezza e ho pensato di farti bagnare un pò perché l'acqua si portasse via il tuo stress. Pensavo di farti un piacere perché così tu avresti pensato un pò a me, ma ti sei infuriato ed hai offeso il mio nome; io desideravo tanto che tu mi parlassi, c'era ancora tanto tempo... Dopo hai acceso il televisore, io ho aspettato pazientemente, mentre guardavi la tv, hai cenato e ti sei dimenticato ancora di parlare con me... non mi hai rivolto il minimo pensiero... Ho notato che eri stanco e ho compreso il tuo desiderio di silenzio e così ho oscurato lo splendore del cielo, ho acceso una candela, in verità era bellissimo ma tu non eri interessato a vederlo... Al momento di dormire credo che tu fossi distrutto, così dopo aver dato la "Buonanotte" alla famiglia sei caduto sul letto e quasi immediatamente ti sei addormentato... Ho accompagnato il tuo sonno con una musica, i miei animali notturni si sono illuminati; ma non importa perché forse non ti rendi nemmeno conto che io sono sempre lì per te... Ho più pazienza di quanto non immagini... Mi piacerebbe pure insegnarti ad avere pazienza con gli altri, TI AMO tanto che aspetto tutti i giorni una tua preghiera... Il paesaggio che faccio è solo per te!!! Bene, ti stai svegliando e ancora una volta io sono qui che aspetto senza niente altro che il mio Amore per te, sperando che almeno oggi tu possa dedicarmi un po' del tuo tempo... Buona Giornata figliolo!Tuo Papà...Dio
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Inviato da: champions_3
il 21/12/2011 alle 22:14
Inviato da: iomessageradamore
il 13/09/2011 alle 00:51
Inviato da: rosylove1
il 16/05/2011 alle 08:46
Inviato da: hengel0
il 21/07/2010 alle 09:55
Inviato da: hengel0
il 21/07/2010 alle 09:52