e n r i c o

il lavoro è ancora un diritto?


Ieri il giovane cercava lavoro, faceva su famiglia e tra mille sacrifici godeva della sua vita. Oggi il giovane non cerca lavoro, ma cerca di realizzarsi... trovando "il" lavoro. Non è la stessa cosa, o meglio, non è più la stessa cosa. Sono forse i nuovi giovani più pretenziosi, o forse i lavori più alienanti? Il giovane di ieri era il giovane di campagna, stanco di quella vita e attratto dalle sirene della civiltà, nuove comodità, soldi, sogni. Oggi il lavoro c'è, ma non è quello desiderato, i sogni sono uccisi prima di nascere. Non prendetemi in giro con quelle stupide statistiche che contano i sogni degli italiani. c'è poco da ridere, i giovani d'oggi non sono peggio di quelli di allora. Se fossero scambiati di posto nulla cambierebbe. E allora cos'è? c'è che il lavoro non è più una meta ambita, è diventato un diritto, così dice la legge, non è più il lavoro che stimola il sogno. I nostri giovani son pieni di diritti, diritti che non soddisfano più i loro bisogni. Oggi è infatti più importante riuscire a realizzarsi. C'è più coscienza di sè, ma meno coscenza del mondo, della comunità. Stare assieme è sempre più difficile, le persone non si sopportano più. Si esaltano le personalità, soffocando quelle più sensibili senza trovare punti d'incontro. I confronti non sono mai tali, sono spesso semplici scontri, ognuno alla fine torna a casa con la sua ragione, si rinchiude nel suo miniappartamento e accende il web. Qui la puzza della gente non si sente. Non ritengo sia sbagliato il desiderio di voler realizzarsi, oggi però ci si è adagiati sulle nostre soffici comodità, siamo diventati codardi.