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Russkoe bednoe


Si è aperta al PAC di via Palestro 14, Milano, la mostra Russkoe bednoe - arte povera in russia, dove vengono esposte opere di 23 artisti il cui comun denominatore è l'utilizzo di materiali di recupero. Il curatore, Marat Gelman, fa un interessante distinguo tra i vari tipi di Arte povera storici, sostenendo che quella reale è quella che nasce dalla fame, ovverossia dalla vera povertà. Sicuramente è così, lo sforzo creativo dell'artista va al di là di qualsiasi necessità stringente e fisiologica, direi che il concetto espresso da Gelman è persino logico e sottinteso. Purtuttavia sono uscito dalla mostra con un pensiero: ma povertà non vuol dire miseria? Non vuol dire di conseguenza depressione e squallore? Guardando le opere esposte la sensazione che si ricava è di tutt'altro tono: l'allegria, l'ironia, persino il sarcasmo dominano, questi artisti sembrano farsi beffe del consumismo occidentale che monetizza persino i valori, basti pensare alle scatole dei "Piccoli uomini" di Sinie Nosy (Il Grande Fratello in scatola), oppure il "Furgone psichedelico" di Aleksandr Brodsky col suo carico umano in viaggio perpetuo verso il nulla, ma ce ne sono altri che svelano il sorriso con cui questi artisti guardano ai temi di questo inizio del terzo millennio. Inoltre, a latere c'è un esposizione di opere del fotografo Aleksandr Sljusarev, il cui soggetto dominante è lo scorcio urbano che non definirei povero ma piuttosto semplice, umile, rivelato attraverso cromie brillanti e quasi violente, tutt'altro che povere ma anzi ricche e sature. Ma vi sono anche altri spunti, come l'immigrazione clandestina in Russia e la consapevolezza che anche laggiù le cose stanno cambiando rapidamente per arrivare allo stile di vita occidentale, come testimonia quel frammento in un collage murale, ricavato dalla confezione di una stampante multifunzione di ultima generazione. La mostra è ad ingresso libero e dura fino all'11 settembre, consiglio quindi a chi  è di Milano (Ma anche no) di non perdersela.