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PIU' GENERALI CHE DEPUTATI ECCO L'ALTRA CASTA


Più generali che deputati. Ecco la vera kastaGiovedì, 5 gennaio 2012http://affaritaliani.libero.it/politica/pi-generali-che-deputati-ecco-la-vera-kasta050112.html?refresh_ce
In Italia abbiamo un vero e proprio esercito di generali (più di 600) con relativi benefit accessori come auto blu e attendenti. Si tratta di un numero pressoché equivalente agli onorevoli che compongono la Camera dei Deputati. La cosa più strana è che il nostro Paese vanta ben 69 generali di Corpo d'armata: ossia più del doppio dei corpi d'armata attualmente operativi in Italia. Ce ne sono 50 tra Esercito, Aeronautica e Marina, 10 nell'Arma dei Carabinieri e 9 nella Guardia di Finanza. Questi numeri sono poi rafforzati da 2.700 colonnelli, 13.000 ufficiali: una massa sterminata di dirigenti con stipendi 'pesanti' a guidare un numero sempre più ristretto di soldati."I dati sull'occupazione diffusi dall'Istat (un giovane su tre è senza lavoro) sono drammatici ed impongono un intervento immediata inversione di rotta: è assurdo che in questa situazione l'Italia abbia destinato 15 miliardi di euro per l'acquisto di 131 caccia F-35, programma che anche gli Usa stanno pensando di abbandonare" afferma Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi. "Non ci sono solo gli F-35 che costeranno oltre 15 miliardi ma  l'ultima trance del programma per i caccia Eurofighter (5 miliardi); l'acquisto di 8 aerei senza pilota (1,3 miliardi); l'acquisto di 100 nuovi elicotteri NH-90 (4 miliardi); l'acquisto di 10 fregate FREMM (5 miliardi); 2 sommergibili militari (1 miliardo); il programma per i sistemi digitali dell'Esercito che costerà alla fine oltre 12 miliardi di euro - conclude Bonelli -. Chiediamo al governo Monti di tagliare subito le spese per gli armamenti di almeno 12 miliardi di euro. Le spese per gli armamenti dei prossimi anni ammontano complessivamente a oltre 43 miliardi di euro" "Chiediamo al Governo di tagliare prima di tutto le spese per gli armamenti di almeno 15 miliardi di euro. Non si tratta di una richiesta ideologiche visto che chiediamo al presidente Monti di fare niente di più di quello che la cancelliera tedesca Angela Merkel ha fatto nel 2010 quando la Germania ha tagliato la spesa per gli armamenti di 10 miliardi di euro. La spesa militare pro-capite in Italia ha ormai raggiunto la cifra di 598 dollari: più di quella della Germania che si ferma a 550 dollari o del Giappone che arriva a 441 dollari. Ogni anno ogni italiano spende in armamenti più di un tedesco, di un giapponese, di un russo, di un cinese e di un indiano". "Con queste risorse sarà possibile investire subito sulla riconversione ecologica della nostra industria, sulla green economy sulla difesa del suolo in un Paese in cui ancora si muore sotto il fango, sulla scuola, la salute ed il trasporto pubblico. Tagliando le spese militari sarebbe possibile avviare da subito 100 mila cantieri per la messa in sicurezza, per le rinnovabili ed il risparmio e l'efficienza energetica creando centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro. In poche parole tagliando i super privilegi alla super casta degli armamenti sarebbe possibile cambiare l'Italia e metterla in condizione di uscire da questa drammatica crisi economica".F-35: discussi nel mondo, intoccabili in Italia. Oltre 15 miliardi in meno per la spesa socialehttp://affaritaliani.libero.it/sociale/f-35-discussi-nel-mondo-intoccabili-in-italia010112.htmlDomenica, 1 gennaio 2012 - 15:29:31
È solo una questione di volontà politica. All'Italia non costerebbe nulla rinunciare agli F-35, i cacciabombardieri d'attacco che Stati Uniti e altri 8 paesi stanno costruendo. È quanto rivela il mensile Altreconomia di gennaio. "Dalla documentazione ufficiale analizzata -scrive Francesco Vignarca, autore dell'inchiesta, si evince che l’uscita del nostro Paese dal programma non comporterebbe oneri ulteriori rispetto a quelli già stanziati e pagati per la fase di sviluppo e quella di pre-industrializzazione (il totale degli oneri già determinati a carico del contribuente italiano per il programma F-35 ammonta a 2,7 miliardi di euro)". L'Italia ha in programma di acquistare 131 caccia. Alla richiesta di rivedere questa scelta (soprattutto in questo periodo di scarsità di risorse) e di uscire dal progetto internazionale, la risposta era che “le penali sono troppo alte”. Non è vero. La rinuncia indolore è del resto scritta nero su bianco nell’accordo fra i Paesi compartecipanti sottoscritto anche dall’Italia il 7 febbraio del 2007: l’ultimo aggiornamento ufficiale del “Memorandum of understanding” di fine 2009 sarà scaricabile dal sito altreconomia.it. "Norvegia, Canada, Australia e Turchia hanno di recente messo in discussione la loro partecipazione al programma- scrive Francesco Vignarca-, in qualche caso arrivando a una vera e propria sospensione mentre lo stesso Pentagono ha espresso forte preoccupazione per i problemi tecnici, i ritardi e costi crescenti a dismisura di un progetto che avrebbe dovuto essere già a pieno regime". Altreconomia rivela anche che "è stato l’attuale ministro della Difesa Di Paola (allora Segretario generale per la Difesa e gli Armamenti) a firmare, con una cerimonia a Washington nel giugno 2002, il primo accordo da un miliardo di euro per la partecipazione italiana al programma. LE ALTERNATIVE - Oltre 140 asili nido pubblici, lavoro per oltre 2mila educatrici e assistenti e la possibilità di poter avere un figlio in asilo per oltre 5mila famiglie. È quanto potrebbe “fare” un cacciabombardiere F35 Joint Strike Fighter se solo non venisse acquistato. Uno solo degli oltre 130 che l’Italia ha in programma di comperare nei prossimi anni. E’ quanto sostiene Giulio Marcon coordinatore della campagna Sbilanciamoci!. “Con i 15 miliardi di euro che il governo italiano si è impegnato a spendere per i caccia bombardieri F35 – spiega Marcon – si potrebbe mettere in sicurezza 14mila scuole che non rispettano la legge 626, le normative antincendio e non hanno il certificato di idoneità statica, e in questo modo dare opportunità a centinaia di imprese e creare 30mila posti di lavoro”. Ma chissà perché, un discorso del genere ha poco appeal tra partiti ed esponenti politici. Per Marcon, però, qualcosa si sta muovendo. “A livello politico c’è stata una sensibilizzazione in Parlamento grazie al lavoro fatto da Umberto Veronesi e Savino Pezzotta – spiega - che avevano preparato una mozione per la Camera e per il Senato per fermare l’acquisizione e la produzione degli F35. Poi la Camusso, insieme alla Cgil, ha preso posizione sugli F35 chiedendo di fermare il programma. Per noi questo è un primo risultato rispetto all’impermeabilità del sistema politico. Grazie anche alla crisi economica è emersa la consapevolezza dell’inutilità e dello spreco di questa iniziativa”. Secondo Marcon, però, i dubbi non sono sorti soltanto tra associazioni e qualche politico. “Anche in ambienti militari c’è la consapevolezza che si tratta di un programma sbagliato – aggiunge Marcon -. Rischiamo di comprare aerei costosissimi senza avere neanche la possibilità di mantenerli. In una parte degli ambienti militari c’è la consapevolezza dell’inutilità di questi aerei”. Ma i cacciabombardieri, secondo l’ultima Controfinanziaria di Sbilanciamoci! sono solo una parte dei possibili tagli alla spesa militare del nostro Paese. Riducendo di un terzo le Forze Armate, spiega Marcon, e tagliando su sommergibili e fregate si potrebbero risparmiare oltre 4 miliardi di euro, mentre al posto dei cacciabombardieri F35, costruire dei Canadair per spegnere gli incendi che devastano l’Italia non solo d’estate.