ZORRO E' VIVO

ORO COME DENARO IN VATICANO


Oro come denaro. Oro come proprietà immobiliare e territoriale. Oro come fasto di opere d’arte. Oro come proprietà del Vaticano che costituiscono un vero e proprio tesoro; così lo scrittore/storiografo Claudio Rendina apre la prefazione del libro “L’Oro del Vaticano“ (Newton-Compton 2010), svelandoci il leitmotiv dell’intera narrazione: l’incredibile ricchezza della Chiesa di Roma, talmente incredibile da non poter essere quantificata con precisione.http://www.ilrecensore.com/wp2/2010/09/loro-del-vaticano/Allontanatosi dallo spirito apostolico di povertà, il clero cattolico ha saputo nei secoli accumulare, amministrare e accrescere il proprio capitale economico/finanziario, spesso con metodi poco edificanti. Lo sguardo di Rendina attraversa tutte le molteplici attività che attualmente la Chiesa di Roma possiede e sfrutta: gli istituti finanziari del Vaticano, lo IOR, l’obolo di San Pietro, le offerte, il mercimonio dei matrimoni/funerali, le ricchezze della CEI, dell’OPUS DEI e i numerosi immobili (molti di valore storico/artistico) sparsi per il mondo. Tutte queste attività fanno del Papato la più grande multinazionale al mondo.Eppure il significato del testo non si esaurisce certo qui; l’autore infatti non si limita ad una mera computazione del Patrimonio di San Pietro, sforzo per altro già mastodontico, ma esamina in maniera precisa il modus operandi di queste grandi istituzioni. Ciò che ne risulta appare ancor più incredibile del tesoro che la Chiesa possiede: la Banca Vaticana (Istituto Opere Religiose IOR) non è soggetta ad alcune legge Comunitaria, agisce come Banca privata che investe le sue ricchezze e lucra su di esse (si pensi agli scandali antichi e moderni dello IOR) con il solo fine del guadagno. La spregiudicatezza di questo atteggiamento ha portato a paradossi assurdi, come la concessione a Enrico De Pedis (membro della “Banda della Magliana”) di una sepoltura personale nella basilica di Sant’Apollinare, con tanto di messa solenne dove il defunto viene ricordato come un generoso donatore e sostenitore finanziario della Santa Sede.Uscendo dal più complesso contesto finanziario, Rendina mostra come anche la  vendita di souvenir od il turismo culturale e religioso siano gestiti con oculate strategie di Marketing basate più sul calcolo del profitto commerciale, che su valori più autenticamente religiosi quali ospitalità, accoglienza e rispetto dei luoghi sacri (inevitabile il ricordo evangelico di Gesù che caccia i mercanti dal Tempio). A tutto questo bisogna aggiungere tutti i benefici di cui gode lo Stato Vaticano nei confronti dello Stato Italiano: esenzione totale dalle tasse, utilizzo dei servizi nazionali, sostentamento finanziario  tramite l’8 per mille del gettito delle tasse dei cittadini italiani.Un dipinto freddo, senza coloriture narrative o giudizi personali, sullo stato attuale delle casse vaticane; solo la nuda e cruda verità sulla maggior holding al mondo, ricca, ricchissima e circondata da un paese sempre più povero di mezzi e di idee. Claudio Rendina, scrittore e poeta, ha legato il suo nome a opere di successo dedicate a Roma e al mondo pontificio, tra le quali, per la Newton & Compton: Il Vaticano. Storia e segreti (premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri 1987), Pasquino statua parlante (premio Fregene 1991) e la Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità di Roma (premio Castiglioncello 1999)L’oro del Vaticano
RitornaClaudio RendinaL’oro del VaticanoNewton Compton2010 IncipitPremessa Oro come denaro. Oro come proprietà immobiliare e territoriale. Oro come fasto di opere d’arte. Oro come proprietà del Vaticano che costituiscono un vero e proprio tesoro. È il frutto di una cattiva amministrazione della Santa Sede, che ha provocato un allontanamento dallo spirito umile e povero raccomandato da Cristo e favorito l’impiego di certe ricchezze in campi ben lontani dallo spirito apostolico. La gestione di questo patrimonio fa capo ad apposite commissioni cardinalizie con l’assistenza di finanzieri laici, e il denaro è custodito negli istituti bancari dello IOR e dell’APSA, con depositi sotterranei di oro e diramazioni nelle casseforti delle Isole Cayman: un autentico Fort Knox fuori da ogni legge. Il denaro della Santa Sede si è capitalizzato, ironicamente, dalla fine dello Stato Pontificio, coincidente con una crisi delle casse vaticane, ovvero dalla sua ricostituzione come Città del Vaticano, avvenuta con i Patti Lateranensi del 1929, e attraverso operazioni bancarie talvolta illecite, con riciclaggio di denaro “sporco”. Queste vengono passate in rassegna con un documentato capitolo, in collegamento con gli istituti economico-finanziari, per svilupparsi nell’illustrazione delle altre fonti di reddito sacroprofane che hanno origine dalla medievale confessione a pagamento e dalla vendita delle indulgenze, e che ancora oggi rivivono nel mercimonio funebre, nello sfruttamento finanziario del sacramento del matrimonio e nel suo annullamento connesso con la Sacra Rota; [...] leggi le prime 30 pagine del libro