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diritti umani in Cina


Arrestato difensore dei diritti umani in CinaCampagna “Pechino 2008: Olimpiadi e diritti umani in Cina”. Arrestato difensore dei diritti umani, appello on line di Amnesty International ItaliaAmnesty International ha lanciato un appello on line in favore dell’ennesimo difensore dei diritti umani arrestato in Cina, Hu Jia di Pechino. L’appello può essere sottoscritto all’indirizzo:www.amnesty.it/appelli/azioni_urgenti/Cina_Hu_Jia?page=azioni_urgenti   Hu Jia, arrestato il 27 dicembre 2007 con l’accusa di “incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato”, è tuttora detenuto in totale isolamento senza la possibilità di incontrare il suo avvocato. Il suo arresto si inserisce nel contesto di repressione delle autorità cinesi sugli attivisti per i diritti umani in vista delle Olimpiadi di Pechino dell’agosto 2008. Obiettivi prescelti sono, secondo Amnesty International, coloro che tentano di denunciare le violazioni dei diritti umani e di informare i mezzi di comunicazione e le Organizzazioni non governative all’estero. Il 27 dicembre, una trentina di agenti in borghese del Dipartimento per la sicurezza interna dell’Ufficio per la pubblica sicurezza di Pechino ha fatto irruzione nell’abitazione di Hu Jia e di sua moglie, Zeng Jinyan. I poliziotti hanno circondato la coppia e la madre della donna, che era venuta in visita per vedere suo nipote. Hu Jia è stato portato via da un gruppo di agenti, mentre un’altra decina è rimasta a controllare Zeng Jinyan, stazionando fuori dall’abitazione fino al 31 dicembre. La polizia le ha proibito di avere contatti con chiunque e le ha intimato di “cooperare”, se voleva evitare l’arresto e “brutte conseguenze” per il bambino. La polizia ha bloccato le linee telefoniche e quelle per il collegamento a Internet e ha confiscato il computer, i telefoni cellulari, una videocamera, il fax e le carte di credito di Hu Jia e Zeng Jinyan. Gli agenti, inoltre, hanno portato via una rubrica telefonica e documenti cartacei, tra cui vari manuali internazionali sui diritti umani. I conti bancari della coppia sono stati congelati. Amnesty International ritiene che Hu Jia sia detenuto presso il Centro di detenzione della polizia municipale di Pechino. Il 31 dicembre il suo avvocato, Li Jingsong, ha presentato una richiesta di incontro col suo cliente, ma non ha ancora ricevuto risposta dalla polizia. Hu Jia necessita di cure mediche quotidiane a causa dell’epatite B e di problemi al fegato di cui soffre. Hu Jia aveva già trascorso un periodo di 41 giorni di carcere, in totale isolamento, tra febbraio e marzo del 2006, per aver organizzato uno sciopero della fame in favore di Gao Zhisheng, avvocato per i diritti umani di Pechino. Dopo il rilascio, ha passato buona parte del tempo agli arresti domiciliari, senza alcuna spiegazione da parte delle autorità. Nonostante la stretta sorveglianza, Hu Jia e sua moglie hanno continuato a denunciare le violazioni dei diritti umani in Cina. Il 18 maggio 2007 è stato impedito loro di partire per l’Europa, dove avrebbero preso parte a un ciclo di conferenze sui diritti umani. Il 10 novembre, Hu Jia è stato picchiato da alcuni agenti di polizia che cercavano di impedirgli di incontrare la moglie, ricoverata in ospedale e in procinto di partorire. Il 2 gennaio decine di agenti della polizia distrettuale e municipale, arrivati a bordo di oltre 10 veicoli, hanno circondato l’abitazione della coppia. Da allora Zeng Jinyan è tenuta sotto stretta sorveglianza per impedirle di incontrare persone. Garantire piena libertà d’azione ai difensori dei diritti umani, ponendo fine a minacce, intimidazioni, arresti e condanne nei loro confronti è una delle richieste che Amnesty International sottopone al governo cinese in vista delle Olimpiadi di Pechino 2008. Le altre richieste sono: ridurre significativamente l’applicazione della pena di morte, come primo passo verso la sua completa abolizione; applicare tutte le forme di detenzione in accordo con le norme e gli standard internazionali sui diritti umani e introdurre misure che tutelino il diritto a un processo equo e prevengano la tortura; porre fine alla censura, soprattutto nei confronti degli utenti di Internet. La campagna “Pechino 2008: Olimpiadi e diritti umani in Cina ” FINE DEL COMUNICATO                                                         Roma, 4 gennaio 2008 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:Amnesty International Italia - Ufficio stampaTel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it