IL CICLONE IN BIRMANIA: PESANTI RESPONSABILITA' DELLA GIUNTA MILITARE CHE DEVE ANDARSENE Sembra che i morti a causa del ciclone in Myanmar, il nuovo nome della Birmania attiribuito dalla giunta militare nel 1989 appena arrivata al potere, siano oltre 20.000 e i dispersi 40.000. Pesanti sono le responsabilità della giunta militare che con forte ritardo ha avvisato la popolazione dei rischi che correva. Questa è un'ulteriore dimostrazione della necessità che la giunta militare, che governa il Myanmar dal 1989 con una dittatura, se ne vada. Sono note le proteste di piazza capeggiate da monaci buddisti che cominciarono nel settembre del 2007, nate per promuovere un cambiamento in senso democratico del Paese. Furono represse nel sangue. Può risultare utile una breve storia di quanto avvenne in Myanmar a partire dal 1962, quando il governo democratico allora al potere fu destituito da un colpo di stato militare guidato dal generale Ne Win. Dal 1962 al 1988 il regime birmano fu un tipico regime comunista, guidato da un gruppo di militari marxisti. Ne Win divenne l'uomo forte del regime. Nel 1988, dopo le rivolte studentesche che provocarono migliaia di morti, Ne Win si dimise e fu proclamata la legge marziale, mentre il generale Saw Maung organizzò un altro colpo di stato. Nel 1990 si tennero per la prima volta in trenta anni elezioni libere. Vinse nettamente la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), il partito di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, ma il consiglio di restaurazione della legge e dell'ordine di stato, spalleggiato dall'esercito, si rifiutò di cedere il potere, arrestando Aung San Suu Kyi e altri leader dell'NLD. Fino ad oggi il potere è detenuto da una giunta militare, che guida un regime dittatoriale. In un articolo di Gianluca Ursini, pubblicato su "Peacereporter" è ben descritta la situazione della Birmania nell'ottobre del 2007. Almeno 5 milioni di persone soffrivano la fame e troppi abitanti contraevano malattie e vivevano in povertà, nonostante la Birmania abbia molte risorse naturali a disposizione (la sua economia, che era tra le 3 più forti e promettenti dell'Asia nel 1948 anno dell'indipendenza, fu portata al disastro dai diversi regimi militari che si sono succeduti). Le persone bisognose di assistenza umanitaria erano, secondo l'ONU, milioni ma i militari non permettevano l'accesso ad intere aree del Paese. Almeno 500.000 erano gli sfollati all'interno della Birmania e 150.000 erano gli sfollati nella vicina Thailandia. Nel settembre 2007 avvenne la repressione più sanguinaria degli ultimi 20 anni. I militari hanno ucciso almeno 200 persone, e hanno cremato i cadaveri per non lasciarne traccia, e ne hanno incarcerati più di 7.000, di cui almeno 2.000 avviati ai lavori forzati. Il consiglio di sicurezza dell'ONU allora deplorò, in modo molto tiepido, la repressione, in seguito alle posizioni della Cina e della Russia, i principali sponsor della giunta militare. Quindi la situazione della Birmania era già drammatica prima del ciclone e ora lo è diventata ancora di più. E ancora di più è necessario che la giunta militare cada e sia sostituita da un governo finalmente democratico. I Paesi occidentali devono fare la loro parte superando le opposizioni di altri Paesi, in primo luogo, la Cina che sostengono apertamente la giunta militare. Ancora una volta, la difesa dei diritti umani deve venire prima di tutto.
BIRMANIA DISASTRO ANNUNCIATO
IL CICLONE IN BIRMANIA: PESANTI RESPONSABILITA' DELLA GIUNTA MILITARE CHE DEVE ANDARSENE Sembra che i morti a causa del ciclone in Myanmar, il nuovo nome della Birmania attiribuito dalla giunta militare nel 1989 appena arrivata al potere, siano oltre 20.000 e i dispersi 40.000. Pesanti sono le responsabilità della giunta militare che con forte ritardo ha avvisato la popolazione dei rischi che correva. Questa è un'ulteriore dimostrazione della necessità che la giunta militare, che governa il Myanmar dal 1989 con una dittatura, se ne vada. Sono note le proteste di piazza capeggiate da monaci buddisti che cominciarono nel settembre del 2007, nate per promuovere un cambiamento in senso democratico del Paese. Furono represse nel sangue. Può risultare utile una breve storia di quanto avvenne in Myanmar a partire dal 1962, quando il governo democratico allora al potere fu destituito da un colpo di stato militare guidato dal generale Ne Win. Dal 1962 al 1988 il regime birmano fu un tipico regime comunista, guidato da un gruppo di militari marxisti. Ne Win divenne l'uomo forte del regime. Nel 1988, dopo le rivolte studentesche che provocarono migliaia di morti, Ne Win si dimise e fu proclamata la legge marziale, mentre il generale Saw Maung organizzò un altro colpo di stato. Nel 1990 si tennero per la prima volta in trenta anni elezioni libere. Vinse nettamente la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), il partito di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, ma il consiglio di restaurazione della legge e dell'ordine di stato, spalleggiato dall'esercito, si rifiutò di cedere il potere, arrestando Aung San Suu Kyi e altri leader dell'NLD. Fino ad oggi il potere è detenuto da una giunta militare, che guida un regime dittatoriale. In un articolo di Gianluca Ursini, pubblicato su "Peacereporter" è ben descritta la situazione della Birmania nell'ottobre del 2007. Almeno 5 milioni di persone soffrivano la fame e troppi abitanti contraevano malattie e vivevano in povertà, nonostante la Birmania abbia molte risorse naturali a disposizione (la sua economia, che era tra le 3 più forti e promettenti dell'Asia nel 1948 anno dell'indipendenza, fu portata al disastro dai diversi regimi militari che si sono succeduti). Le persone bisognose di assistenza umanitaria erano, secondo l'ONU, milioni ma i militari non permettevano l'accesso ad intere aree del Paese. Almeno 500.000 erano gli sfollati all'interno della Birmania e 150.000 erano gli sfollati nella vicina Thailandia. Nel settembre 2007 avvenne la repressione più sanguinaria degli ultimi 20 anni. I militari hanno ucciso almeno 200 persone, e hanno cremato i cadaveri per non lasciarne traccia, e ne hanno incarcerati più di 7.000, di cui almeno 2.000 avviati ai lavori forzati. Il consiglio di sicurezza dell'ONU allora deplorò, in modo molto tiepido, la repressione, in seguito alle posizioni della Cina e della Russia, i principali sponsor della giunta militare. Quindi la situazione della Birmania era già drammatica prima del ciclone e ora lo è diventata ancora di più. E ancora di più è necessario che la giunta militare cada e sia sostituita da un governo finalmente democratico. I Paesi occidentali devono fare la loro parte superando le opposizioni di altri Paesi, in primo luogo, la Cina che sostengono apertamente la giunta militare. Ancora una volta, la difesa dei diritti umani deve venire prima di tutto.