ondata di rumeni bussa alle frontiere Raddoppiate le richieste al consolato di Bucarest a LuganoUn'ondata di rumeni bussa alle frontiere Il console: “Cerco di dissuadere i miei connazionali, qui non è l’Eden”Mauro Giacometti Quello romeno è un esodo annunciato dall’Italia alla Svizzera. Complice il giro di vite di Roma e Milano nei confronti degli stranieri extra o comunitari, balcanici in particolare, nell’ultimo anno le richieste di poter entrare in Svizzera di cittadini con passaporto romeno sono più che raddoppiate. E l’ingresso principale di questa trasmigrazione potrebbe essere il ‘portale sud’ svizzero, cioè il Ticino. “Passo il mio tempo a rispondere a richieste informative e su come ottenere un permesso di lavoro in Svizzera da parte dei miei connazionali - conferma Marinela Somazzi-Safta, console onorario romeno a Lugano -. Molte domande dall’Italia, ma anche direttamente da Bucarest. Dopo le prime informazioni, però, cerco subito di dissuaderli: la Svizzera non è l’Eden che molti romeni pensano che sia”.In effetti, Romania e Bulgaria sono rimaste ora fuori dalla seconda fase degli accordi bilaterali con la Svizzera relativi alla libera circolazione delle persone dei Paesi Ue. La cosiddetta ‘clausola di salvaguardia’ che limita gli ingressi di lavoratori romeni e bulgari è ancora in vigore e lo resterà fino al 2009. “I circa 3.600 permessi di lavoro di breve durata per romeni in Svizzera sono praticamente tutti assegnati - conferma il console onorario - . Anche per questo sconsiglio ai miei concittadini di venire qui. Certo, c’è sempre la via dell’illegalità, ma è una possibilità che non solo sconsigliamo, ma cerchiamo anche di contrastare, in collaborazione con le autorità cantonali e federali”.In Ticino risiedono stabilmente circa 300 famiglie romene, più o meno il 10-12% dell’intera Svizzera. “Sono tutti perfettamente integrati e lavorano come camerieri, operai, badanti. Ma ci sono anche ingegneri, medici e laureati - spiega Marinela Somazzi-Safta -. Così però il nostro Paese, che sta attraversando un periodo di grande rilancio economico, sta perdendo manodopera preziosa e qualificata. È assurdo quanto sta accadendo: in Romania ci sarebbe lavoro e i miei connazionali, purtroppo, scelgono invece di emigrare, di fare dei lavori umili, sottopagati e sottoqualificati, invece che restare a casa e vivere più che dignitosamente”.Lavoratori romeni che bussano alle porte elvetiche, ma anche caarovane di rom e pericolosi delinquenti che si aggirano per strade e case dei ticinesi. Alcuni casi di cronaca, come ad esempio una serie di furti e rapine del Mendrisiotto o il recente arresto di quattro giovani romeni, responsabili di furti a catena nel Bellinzonese, hanno riaperto la questione sicurezza. “Ma sono piccoli criminali d’importazione, da mordi e fuggi - spiega Enrico Baldassari, sergente della polcantonale che segue in prima persona il fenomeno rom -. Provengono dalle aree nomadi milanesi, entrano in Ticino per poche ore, il tempo di una rapina o una serie di furti, e ritornano in Italia. Il nostro territorio è troppo piccolo e supercontrollato per un ingresso stabile e duraturo di questo tipo di delinquenza”. mgiacometti@caffe.ch
ondata di rumeni bussa alle frontiere
ondata di rumeni bussa alle frontiere Raddoppiate le richieste al consolato di Bucarest a LuganoUn'ondata di rumeni bussa alle frontiere Il console: “Cerco di dissuadere i miei connazionali, qui non è l’Eden”Mauro Giacometti Quello romeno è un esodo annunciato dall’Italia alla Svizzera. Complice il giro di vite di Roma e Milano nei confronti degli stranieri extra o comunitari, balcanici in particolare, nell’ultimo anno le richieste di poter entrare in Svizzera di cittadini con passaporto romeno sono più che raddoppiate. E l’ingresso principale di questa trasmigrazione potrebbe essere il ‘portale sud’ svizzero, cioè il Ticino. “Passo il mio tempo a rispondere a richieste informative e su come ottenere un permesso di lavoro in Svizzera da parte dei miei connazionali - conferma Marinela Somazzi-Safta, console onorario romeno a Lugano -. Molte domande dall’Italia, ma anche direttamente da Bucarest. Dopo le prime informazioni, però, cerco subito di dissuaderli: la Svizzera non è l’Eden che molti romeni pensano che sia”.In effetti, Romania e Bulgaria sono rimaste ora fuori dalla seconda fase degli accordi bilaterali con la Svizzera relativi alla libera circolazione delle persone dei Paesi Ue. La cosiddetta ‘clausola di salvaguardia’ che limita gli ingressi di lavoratori romeni e bulgari è ancora in vigore e lo resterà fino al 2009. “I circa 3.600 permessi di lavoro di breve durata per romeni in Svizzera sono praticamente tutti assegnati - conferma il console onorario - . Anche per questo sconsiglio ai miei concittadini di venire qui. Certo, c’è sempre la via dell’illegalità, ma è una possibilità che non solo sconsigliamo, ma cerchiamo anche di contrastare, in collaborazione con le autorità cantonali e federali”.In Ticino risiedono stabilmente circa 300 famiglie romene, più o meno il 10-12% dell’intera Svizzera. “Sono tutti perfettamente integrati e lavorano come camerieri, operai, badanti. Ma ci sono anche ingegneri, medici e laureati - spiega Marinela Somazzi-Safta -. Così però il nostro Paese, che sta attraversando un periodo di grande rilancio economico, sta perdendo manodopera preziosa e qualificata. È assurdo quanto sta accadendo: in Romania ci sarebbe lavoro e i miei connazionali, purtroppo, scelgono invece di emigrare, di fare dei lavori umili, sottopagati e sottoqualificati, invece che restare a casa e vivere più che dignitosamente”.Lavoratori romeni che bussano alle porte elvetiche, ma anche caarovane di rom e pericolosi delinquenti che si aggirano per strade e case dei ticinesi. Alcuni casi di cronaca, come ad esempio una serie di furti e rapine del Mendrisiotto o il recente arresto di quattro giovani romeni, responsabili di furti a catena nel Bellinzonese, hanno riaperto la questione sicurezza. “Ma sono piccoli criminali d’importazione, da mordi e fuggi - spiega Enrico Baldassari, sergente della polcantonale che segue in prima persona il fenomeno rom -. Provengono dalle aree nomadi milanesi, entrano in Ticino per poche ore, il tempo di una rapina o una serie di furti, e ritornano in Italia. Il nostro territorio è troppo piccolo e supercontrollato per un ingresso stabile e duraturo di questo tipo di delinquenza”. mgiacometti@caffe.ch