Anna Politkovskaja e Antonio Russo. Due nomi i cui destini si intrecciano tragicamente. Entrambi giornalisti, entrambi uccisi nel mese di ottobre: Antonio il 16 nel 2000 a Tbilisi, in Georgia, Anna il 7 nel 2006 a Mosca. Sia la Politkovskaja che Russo si occupavano di Cecenia, e chi scrive di Cecenia muore. Così scriveva l'Information Safety and Freedom, organizzazione di giornalisti a difesa della libertà di stampa, che aveva collegato in un comunicato stampa l'assassinio di Anna all’uccisione di Antonio. Entrambi avevano denunciato al mondo intero le atrocità perpetrate sulla popolazione civile cecena, ed entrambi erano diventati scomodi per il Cremlino. Chi li ha uccisi e perché? Non ci sono ancora risposte a queste domande. Proprio ieri è iniziato il processo-farsa per l’omicidio della Politkovskaja che vede alla sbarra tre ceceni, i fratelli Dzhabrail e Ibragim Makhmudov e Sergheji Khadzhikurbanov. A due anni dalla sua morte il presunto esecutore materiale, Ruslan Makhmudov, è latitante e ricercato in Europa, mandante e movente sconosciuti, anche se secondo il procuratore generale Cajka il mandante è da ricercare all’estero alludendo chiaramente a Berezovsky nemico numero uno di Putin. Sempre ieri abbiamo appreso la drammatica denuncia che Karina Moskalenko, l’avvocato che difende la famiglia della Politkovskaja, ha fatto alla Radio “Eco di Mosca”: “Mi hanno avvelenata con una sostanza che ha tutte le caratteristiche del mercurio”. Ancora una volta l’ombra dei servizi segreti russi, la sconcertante vicenda dell’avvocato ricorda il caso dell’ex-ufficiale dei servizi segreti russi Aleksandr Litvinenko. Ancora una volta si vuole oscurare la verità. Se qualcuno pensava che la Russia di Medvedev era cambiata si era sbagliato. Se per Anna un processo-farsa si farà per Antonio non ci sarà nemmeno quello. Sulla sua morte non è stata fatta chiarezza anche se la matrice russa, è emersa subito dopo il suo assassinio. Nel suo ultimo intervento pubblico Russo aveva parlato del possibile uso dei proiettili all’uranio impoverito in Cecenia, in una conferenza sull’impatto ambientale della guerra in Cecenia che la Federazione Russa aveva fortemente contrastato. Qualche giorno, prima della sua morte, Antonio aveva parlato alla madre di una videocassetta sulle torture e le violenze dei reparti speciali russi ai danni della popolazione cecena. Probabilmente, si trattava delle prove che Russo aveva raccolto sull'utilizzo di armi non convenzionali contro i bambini ceceni.Il corpo di ANTONIO fu ritrovato sulla strada che da Tbilisi porta al confine con l’Armenia, su quella strada all’epoca c’era una base russa. Antonio morì per schiacciamento della cassa toracica: Mamuka Areshidze, un ex parlamentare che aiutò Russo in Georgia, ha detto: "Penso che sia stato ucciso perché qualcuno voleva occultare il materiale che lui aveva raccolto: questo è il motivo per cui le cassette sono scomparse. So che gli agenti delle forze di sicurezza sono esperti nella tecnica di schiacciare le persone a morte senza lasciare nessun segno di violenza". Anche la Politkovskaja aveva del materiale scottante sulla Cecenia che stava per essere pubblicato. Chi l’ha uccisa sperava di averla messa a tacere per sempre sparando quei 5 colpi. Invece Anna attraverso i suoi scritti continua ad urlare oggi più che mai la sua lotta contro l’ingiustizia, diventando simbolo di libertà e democrazia.Lei che non indossava casacche di nessun partito è diventata l’anima ispiratrice dei gruppi più forti dell’opposizione, di tutti coloro che in Russia vogliono un’altra Russia. “Anna la sua vita, la morte e la sua luce sono diventati la fiamma dell’opposizione intera. Ognuno di noi si spartirà i sogni della sua anima” ha detto Garry Kasparov ex campione di scacchi ed esponente dell’opposizione. Antonio Russo, a 8 anni dal suo assassinio, è stato ricordato stamattina in una conferenza stampa a cui ha aderito anche l’Associazione Annaviva. La conferenza si è tenuta sotto il palazzo dell'Eni all’Eur per richiamare i dirigenti dell'Ente Nazionale Idrocarburi e il governo italiano, azionista di maggioranza, a non subordinare il rispetto della democrazia e dei diritti umani in Russia agli interessi economici e agli accordi commerciali che vengono sottoscritti dall’asse Roma-Mosca. Hanno ricordato Antonio Russo Massimo Bordin, Direttore di Radioradicale, Marco Perduca, senatore radicale eletto nel Pd, membro della Commissione Esteri. Sono intervenuti, inoltre Bruno Mellano, presidente di Radicali Italiani e Nodar Gabashvili, ex-viceministro degli Affari Esteri della Repubblica della Georgia, Michele Ded Lucia, tesoriere di Radicali ItalianiANTONIO RUSSO, OVVERO: CHI TOCCA LA CECENIA MUORE Sei anni fa veniva assassinato in Georgia Antonio Russo, giornalista freelance che indagava sull’operato russo in Cecenia. Riporto l’articolo pubblicato all’epoca da “The Observer”, ripreso da radical party.IL REPORTER E' STATO UCCISO DAI SERVIZI SEGRETI DI PUTIN?Amelia Gentleman in Moscow and Rory Carroll in RomeAntonio Russo, trovato morto vicino a un passo di montagna caucasico, potrebbe avere scoperto troppo sulle atrocità in Cecenia.Abbandonato sul ciglio della strada, in un passo tra i campi alle prime luci dell'alba, il contorto, congelato cadavere aveva qualcosa di strano. Antonio Russo era stato ucciso, e i suoi assassini si erano assicurati di non lasciare segni sul suo corpo.Sull'altro lato del Passo Gombori, nella Repubblica della Georgia, gli amici lo stavano aspettando al villaggio di Mirzaani. Russo doveva unirsi alle celebrazioni per l'anniversario di Nico Pirosmani, un artista locale del diciannovesimo secolo. Non sapevano che un grande, pesante oggetto veniva schiacciato sul petto di Russo, finché la rottura di quattro costole e l'emorragia interna non causarono la sua morte. Non sapevano che il suo telefono satellitare, la telecamera digitale, il computer portatile e le videocassette erano sparite. Un giornalista italiano che aveva speso la vita scoprendo segreti ne stava lasciando dietro di sé un altro. Chi lo ha ucciso, e perché?Dalla strada 30 miglia a nord-est della capitale georgiana, Tblisi, c'è un filo di fatti e di sospetti che qualcuno afferma portino al Cremlino e alla aggressione russa alla Cecenia. Gli amici di Russo credono che lui sia stato assassinato dai servizi segreti russi dopo avere scoperto l'uso di armi non convenzionali contro i bambini. Sarebbe stato uno scoop per un reporter che rischiò la vita infinite volte in Africa, in Bosnia e in Kosovo.Impiegato presso l'emittente di Roma Radio Radicale, affiliata al Partito Radicale italiano, rimase a Pristina quando tutti gli altri giornalisti occidentali se ne andarono durante i bombardamenti della Nato. Questo gli portò un premio e fama, ma Russo, quarantenne, non fu mai uno che cercava i riflettori. Lasciava ad altri la gloria. Poco denaro ed evitare la massa erano il suo stile. Lo scorso novembre si spostò a Tblisi. Attraversando le montagne verso la Cecenia, fece amicizia con il leader dei ribelli, Aslan Mashkadov, che stava conducendo la guerra contro le truppe russe. Entrambe le parti stavano commettendo atrocità. Il mese scorso Russo telefonò a sua madre, Beatrice, farmacista in Toscana. Aveva una videocassetta. Bambini morti, orrori inimmaginabili, crimini di guerra. Il mondo l'avrebbe vista quando lui sarebbe ritornato in Italia, il 18 ottobre. Il suo corpo è stato scoperto il 16 ottobre. Accanto c'era del nastro che la polizia sospetta sia stato utilizzato per imbavagliarlo. Gli amici hanno trovato aperta la porta del suo appartamento nel centro della città. Le sue cose erano in disordine, i documenti e la macchina rubati. Il medico legale ha detto che i danni non erano certamente il risultato di un incidente stradale. Non si sa se la sua cassa toracica sia stata sfondata da una pietra, da un pezzo di metallo, o dalla pressione umana.Mamuka Areshidze, un ex parlamentare che aiutò Russo in Georgia, ha detto di non sapere in che direzione investigare sull'omicidio, ma si è detto convinto che non sia stato semplicemente un fatto di criminalità comune. Ha detto: "Penso che sia stato ucciso perché qualcuno voleva occultare il materiale che lui aveva raccolto: questo è il motivo per cui le cassette sono scomparse. So che gli agenti delle forze di sicurezza sono esperti nella tecnica di schiacciare le persone a morte senza lasciare nessun segno di violenza". Questa è una delle diverse teorie che l'inchiesta sull'omicidio sta esaminando, ha detto la polizia. Un'organizzazione ambientalista di Tblisi, e i colleghi di Roma, affermano che Russo aveva le prove di una nuova arma russa capace di uccidere le persone lentamente. Non ci sono prove e gli scettici evidenziano che giornalisti più noti stavano raccogliendo notizie di atrocità. Il Partito Radicale afferma che la tempistica è significativa. Per un anno, il Presidente Putin ha fatto lobby alle Nazioni Unite per togliere al Partito Radicale il suo status consultivo di organizzazione non governativa. Putin ha accusato i radicali di pedofilia, terrorismo e narcotraffico. Il voto finale delle Nazioni Unite, che ha respinto la richiesta, è stato calendarizzato per il 18 ottobre. C'è un'altra teoria che gira negli studi di Radio Radicale. Russo è stato ucciso perché aveva un'intervista audiovideo con una donna georgiana che afferma di essere la madre del Presidente Putin, confutando la tesi di Putin che lei fosse morta. Come movente per un omicidio sembra improbabile. La storia emerse la scorsa primavera e fu ripresa dai media internazionali prima di essere screditata. Altri dicono che il giornalista, che il giorno della sua morte era stato visto nella zona cecena, è stato ucciso per denaro. "Ma perché avrebbero dovuto lasciargli il suo passaporto e il crocifisso d'oro? E perché ucciderlo in un modo così strano? Non ha senso", ha detto un collega, che ha chiesto di non essere nominato. Gruppi che si occupano di diritti umani vogliono che l'Occidente chieda conto a Putin di Russo e di altri due giornalisti che hanno scritto sulla Cecenia: Alexander Yefremov, ucciso a maggio nella ragione separatista da un'esplosione controllata a distanza, e Iskander Khationi, che si concentrò sulle violazioni di diritti umani in Cecenia, trovato colpito a morte a settembre.Nel giro di ore dalla morte di Russo, i colleghi a Roma sono stati travolti dai messaggi. L'attivista dalla coda di cavallo aveva creato molte amicizie nei suoi viaggi."Sapevamo molto poco di lui. Storie di lui che porta trenta bambini a un ristorante, che salva vite umane,…", ha detto un collega. I liberali, liberi pensatori radicali non gli promettevano né fama né grandi guadagni, ma Russo accettò perché "loro sono pazzi, proprio come me", come era solito dire.Gli attacchi del partito alla Destra e alla Sinistra possono spiegare la minima copertura da parte della faziosa stampa italiana. "I giornalisti italiani sono snob. Antonio ha ricevuto più attenzione all'estero", ha detto il collega.Un piccolo corteo funebre ha accompagnato la sepoltura di Antonio nella tomba di famiglia a Francavilla, in Abruzzo. Beatrice Russo, settantacinquenne, crede che gli assassini di suo figlio non saranno mai identificati. "E' tutto così oscuro. La sola cosa che mi consola è che è stata una morte coerente con la sua vita". Antonio Russo ieri come Anna Politkovskaya oggi e chissà quanti altri che non conosciamo o che abbiamo dimenticato, e poi anche questo, come ci ricorda Inoz. Qui nessuno, sia ben chiaro, nega che quello ceceno sia autentico terrorismo: teatro Dubrovka e Beslan, per non dire altro, parlano da soli; ma se un giornalista dietro l’altro vengono assassinati per impedire loro di documentare ciò che avviene lì, è difficile dubitare che ciò che avviene vada ben al di là di una sia pure, inevitabilmente, sporca guerra al terrorismo. Aggiungo che se la “giustificazione” della tortura è la necessità di far rivelare al terrorista notizie su prossimi attentati per salvare così delle vite umane, una tortura che uccide dimostra inequivocabilmente che l’unico fine di quella tortura è la tortura stessa. Ora, ci viene raccontato, il signor Putin condanna l’assassinio di Anna Politkovskaya; non lasciamoci impressionare: lo faceva anche Arafat dopo ogni attentato terroristico. Un’ora dopo, per la precisione: perché la prima ora gli serviva per andare a Radio Palestine a lodare gli eroici martiri che si erano immolati contro il nemico sionista. Vecchio copione dunque, caro signor Putin, perciò ce lo risparmi.Nella mia ricerca di notizie su Antonio Russo per preparare questo post, mi sono imbattuta anche in goffi tentativi di depistaggio, come questo: «In un documento il sig. G.G. afferma: "… L'agguato è stato organizzato e realizzato da Personale dell'FSB, tutto di origine delle Repubbliche del Caucaso, sia della CSI che Autonome, in complicità con alcuni esponenti di Famiglie di tipo Mafioso, assai note, e di "ceppo" Ceceno, Georgiano, Azero ed Armeno […]”» - e chissà se questo signor G.G. lo farà per noia o per professione o forse né l’uno né l’altro ma solo per passione … Sarebbe bene, in ogni caso, che si cercasse di non dimenticare questi coraggiosi giornalisti che hanno pagato con la vita la propria sete di giustizia e di verità, perché quello della memoria è il primo – minimo - dovere di chi, al caldo delle proprie comode case, non sta rischiando niente.
ANNA E ANTONIO ZORRO NON DIMENTICA
Anna Politkovskaja e Antonio Russo. Due nomi i cui destini si intrecciano tragicamente. Entrambi giornalisti, entrambi uccisi nel mese di ottobre: Antonio il 16 nel 2000 a Tbilisi, in Georgia, Anna il 7 nel 2006 a Mosca. Sia la Politkovskaja che Russo si occupavano di Cecenia, e chi scrive di Cecenia muore. Così scriveva l'Information Safety and Freedom, organizzazione di giornalisti a difesa della libertà di stampa, che aveva collegato in un comunicato stampa l'assassinio di Anna all’uccisione di Antonio. Entrambi avevano denunciato al mondo intero le atrocità perpetrate sulla popolazione civile cecena, ed entrambi erano diventati scomodi per il Cremlino. Chi li ha uccisi e perché? Non ci sono ancora risposte a queste domande. Proprio ieri è iniziato il processo-farsa per l’omicidio della Politkovskaja che vede alla sbarra tre ceceni, i fratelli Dzhabrail e Ibragim Makhmudov e Sergheji Khadzhikurbanov. A due anni dalla sua morte il presunto esecutore materiale, Ruslan Makhmudov, è latitante e ricercato in Europa, mandante e movente sconosciuti, anche se secondo il procuratore generale Cajka il mandante è da ricercare all’estero alludendo chiaramente a Berezovsky nemico numero uno di Putin. Sempre ieri abbiamo appreso la drammatica denuncia che Karina Moskalenko, l’avvocato che difende la famiglia della Politkovskaja, ha fatto alla Radio “Eco di Mosca”: “Mi hanno avvelenata con una sostanza che ha tutte le caratteristiche del mercurio”. Ancora una volta l’ombra dei servizi segreti russi, la sconcertante vicenda dell’avvocato ricorda il caso dell’ex-ufficiale dei servizi segreti russi Aleksandr Litvinenko. Ancora una volta si vuole oscurare la verità. Se qualcuno pensava che la Russia di Medvedev era cambiata si era sbagliato. Se per Anna un processo-farsa si farà per Antonio non ci sarà nemmeno quello. Sulla sua morte non è stata fatta chiarezza anche se la matrice russa, è emersa subito dopo il suo assassinio. Nel suo ultimo intervento pubblico Russo aveva parlato del possibile uso dei proiettili all’uranio impoverito in Cecenia, in una conferenza sull’impatto ambientale della guerra in Cecenia che la Federazione Russa aveva fortemente contrastato. Qualche giorno, prima della sua morte, Antonio aveva parlato alla madre di una videocassetta sulle torture e le violenze dei reparti speciali russi ai danni della popolazione cecena. Probabilmente, si trattava delle prove che Russo aveva raccolto sull'utilizzo di armi non convenzionali contro i bambini ceceni.Il corpo di ANTONIO fu ritrovato sulla strada che da Tbilisi porta al confine con l’Armenia, su quella strada all’epoca c’era una base russa. Antonio morì per schiacciamento della cassa toracica: Mamuka Areshidze, un ex parlamentare che aiutò Russo in Georgia, ha detto: "Penso che sia stato ucciso perché qualcuno voleva occultare il materiale che lui aveva raccolto: questo è il motivo per cui le cassette sono scomparse. So che gli agenti delle forze di sicurezza sono esperti nella tecnica di schiacciare le persone a morte senza lasciare nessun segno di violenza". Anche la Politkovskaja aveva del materiale scottante sulla Cecenia che stava per essere pubblicato. Chi l’ha uccisa sperava di averla messa a tacere per sempre sparando quei 5 colpi. Invece Anna attraverso i suoi scritti continua ad urlare oggi più che mai la sua lotta contro l’ingiustizia, diventando simbolo di libertà e democrazia.Lei che non indossava casacche di nessun partito è diventata l’anima ispiratrice dei gruppi più forti dell’opposizione, di tutti coloro che in Russia vogliono un’altra Russia. “Anna la sua vita, la morte e la sua luce sono diventati la fiamma dell’opposizione intera. Ognuno di noi si spartirà i sogni della sua anima” ha detto Garry Kasparov ex campione di scacchi ed esponente dell’opposizione. Antonio Russo, a 8 anni dal suo assassinio, è stato ricordato stamattina in una conferenza stampa a cui ha aderito anche l’Associazione Annaviva. La conferenza si è tenuta sotto il palazzo dell'Eni all’Eur per richiamare i dirigenti dell'Ente Nazionale Idrocarburi e il governo italiano, azionista di maggioranza, a non subordinare il rispetto della democrazia e dei diritti umani in Russia agli interessi economici e agli accordi commerciali che vengono sottoscritti dall’asse Roma-Mosca. Hanno ricordato Antonio Russo Massimo Bordin, Direttore di Radioradicale, Marco Perduca, senatore radicale eletto nel Pd, membro della Commissione Esteri. Sono intervenuti, inoltre Bruno Mellano, presidente di Radicali Italiani e Nodar Gabashvili, ex-viceministro degli Affari Esteri della Repubblica della Georgia, Michele Ded Lucia, tesoriere di Radicali ItalianiANTONIO RUSSO, OVVERO: CHI TOCCA LA CECENIA MUORE Sei anni fa veniva assassinato in Georgia Antonio Russo, giornalista freelance che indagava sull’operato russo in Cecenia. Riporto l’articolo pubblicato all’epoca da “The Observer”, ripreso da radical party.IL REPORTER E' STATO UCCISO DAI SERVIZI SEGRETI DI PUTIN?Amelia Gentleman in Moscow and Rory Carroll in RomeAntonio Russo, trovato morto vicino a un passo di montagna caucasico, potrebbe avere scoperto troppo sulle atrocità in Cecenia.Abbandonato sul ciglio della strada, in un passo tra i campi alle prime luci dell'alba, il contorto, congelato cadavere aveva qualcosa di strano. Antonio Russo era stato ucciso, e i suoi assassini si erano assicurati di non lasciare segni sul suo corpo.Sull'altro lato del Passo Gombori, nella Repubblica della Georgia, gli amici lo stavano aspettando al villaggio di Mirzaani. Russo doveva unirsi alle celebrazioni per l'anniversario di Nico Pirosmani, un artista locale del diciannovesimo secolo. Non sapevano che un grande, pesante oggetto veniva schiacciato sul petto di Russo, finché la rottura di quattro costole e l'emorragia interna non causarono la sua morte. Non sapevano che il suo telefono satellitare, la telecamera digitale, il computer portatile e le videocassette erano sparite. Un giornalista italiano che aveva speso la vita scoprendo segreti ne stava lasciando dietro di sé un altro. Chi lo ha ucciso, e perché?Dalla strada 30 miglia a nord-est della capitale georgiana, Tblisi, c'è un filo di fatti e di sospetti che qualcuno afferma portino al Cremlino e alla aggressione russa alla Cecenia. Gli amici di Russo credono che lui sia stato assassinato dai servizi segreti russi dopo avere scoperto l'uso di armi non convenzionali contro i bambini. Sarebbe stato uno scoop per un reporter che rischiò la vita infinite volte in Africa, in Bosnia e in Kosovo.Impiegato presso l'emittente di Roma Radio Radicale, affiliata al Partito Radicale italiano, rimase a Pristina quando tutti gli altri giornalisti occidentali se ne andarono durante i bombardamenti della Nato. Questo gli portò un premio e fama, ma Russo, quarantenne, non fu mai uno che cercava i riflettori. Lasciava ad altri la gloria. Poco denaro ed evitare la massa erano il suo stile. Lo scorso novembre si spostò a Tblisi. Attraversando le montagne verso la Cecenia, fece amicizia con il leader dei ribelli, Aslan Mashkadov, che stava conducendo la guerra contro le truppe russe. Entrambe le parti stavano commettendo atrocità. Il mese scorso Russo telefonò a sua madre, Beatrice, farmacista in Toscana. Aveva una videocassetta. Bambini morti, orrori inimmaginabili, crimini di guerra. Il mondo l'avrebbe vista quando lui sarebbe ritornato in Italia, il 18 ottobre. Il suo corpo è stato scoperto il 16 ottobre. Accanto c'era del nastro che la polizia sospetta sia stato utilizzato per imbavagliarlo. Gli amici hanno trovato aperta la porta del suo appartamento nel centro della città. Le sue cose erano in disordine, i documenti e la macchina rubati. Il medico legale ha detto che i danni non erano certamente il risultato di un incidente stradale. Non si sa se la sua cassa toracica sia stata sfondata da una pietra, da un pezzo di metallo, o dalla pressione umana.Mamuka Areshidze, un ex parlamentare che aiutò Russo in Georgia, ha detto di non sapere in che direzione investigare sull'omicidio, ma si è detto convinto che non sia stato semplicemente un fatto di criminalità comune. Ha detto: "Penso che sia stato ucciso perché qualcuno voleva occultare il materiale che lui aveva raccolto: questo è il motivo per cui le cassette sono scomparse. So che gli agenti delle forze di sicurezza sono esperti nella tecnica di schiacciare le persone a morte senza lasciare nessun segno di violenza". Questa è una delle diverse teorie che l'inchiesta sull'omicidio sta esaminando, ha detto la polizia. Un'organizzazione ambientalista di Tblisi, e i colleghi di Roma, affermano che Russo aveva le prove di una nuova arma russa capace di uccidere le persone lentamente. Non ci sono prove e gli scettici evidenziano che giornalisti più noti stavano raccogliendo notizie di atrocità. Il Partito Radicale afferma che la tempistica è significativa. Per un anno, il Presidente Putin ha fatto lobby alle Nazioni Unite per togliere al Partito Radicale il suo status consultivo di organizzazione non governativa. Putin ha accusato i radicali di pedofilia, terrorismo e narcotraffico. Il voto finale delle Nazioni Unite, che ha respinto la richiesta, è stato calendarizzato per il 18 ottobre. C'è un'altra teoria che gira negli studi di Radio Radicale. Russo è stato ucciso perché aveva un'intervista audiovideo con una donna georgiana che afferma di essere la madre del Presidente Putin, confutando la tesi di Putin che lei fosse morta. Come movente per un omicidio sembra improbabile. La storia emerse la scorsa primavera e fu ripresa dai media internazionali prima di essere screditata. Altri dicono che il giornalista, che il giorno della sua morte era stato visto nella zona cecena, è stato ucciso per denaro. "Ma perché avrebbero dovuto lasciargli il suo passaporto e il crocifisso d'oro? E perché ucciderlo in un modo così strano? Non ha senso", ha detto un collega, che ha chiesto di non essere nominato. Gruppi che si occupano di diritti umani vogliono che l'Occidente chieda conto a Putin di Russo e di altri due giornalisti che hanno scritto sulla Cecenia: Alexander Yefremov, ucciso a maggio nella ragione separatista da un'esplosione controllata a distanza, e Iskander Khationi, che si concentrò sulle violazioni di diritti umani in Cecenia, trovato colpito a morte a settembre.Nel giro di ore dalla morte di Russo, i colleghi a Roma sono stati travolti dai messaggi. L'attivista dalla coda di cavallo aveva creato molte amicizie nei suoi viaggi."Sapevamo molto poco di lui. Storie di lui che porta trenta bambini a un ristorante, che salva vite umane,…", ha detto un collega. I liberali, liberi pensatori radicali non gli promettevano né fama né grandi guadagni, ma Russo accettò perché "loro sono pazzi, proprio come me", come era solito dire.Gli attacchi del partito alla Destra e alla Sinistra possono spiegare la minima copertura da parte della faziosa stampa italiana. "I giornalisti italiani sono snob. Antonio ha ricevuto più attenzione all'estero", ha detto il collega.Un piccolo corteo funebre ha accompagnato la sepoltura di Antonio nella tomba di famiglia a Francavilla, in Abruzzo. Beatrice Russo, settantacinquenne, crede che gli assassini di suo figlio non saranno mai identificati. "E' tutto così oscuro. La sola cosa che mi consola è che è stata una morte coerente con la sua vita". Antonio Russo ieri come Anna Politkovskaya oggi e chissà quanti altri che non conosciamo o che abbiamo dimenticato, e poi anche questo, come ci ricorda Inoz. Qui nessuno, sia ben chiaro, nega che quello ceceno sia autentico terrorismo: teatro Dubrovka e Beslan, per non dire altro, parlano da soli; ma se un giornalista dietro l’altro vengono assassinati per impedire loro di documentare ciò che avviene lì, è difficile dubitare che ciò che avviene vada ben al di là di una sia pure, inevitabilmente, sporca guerra al terrorismo. Aggiungo che se la “giustificazione” della tortura è la necessità di far rivelare al terrorista notizie su prossimi attentati per salvare così delle vite umane, una tortura che uccide dimostra inequivocabilmente che l’unico fine di quella tortura è la tortura stessa. Ora, ci viene raccontato, il signor Putin condanna l’assassinio di Anna Politkovskaya; non lasciamoci impressionare: lo faceva anche Arafat dopo ogni attentato terroristico. Un’ora dopo, per la precisione: perché la prima ora gli serviva per andare a Radio Palestine a lodare gli eroici martiri che si erano immolati contro il nemico sionista. Vecchio copione dunque, caro signor Putin, perciò ce lo risparmi.Nella mia ricerca di notizie su Antonio Russo per preparare questo post, mi sono imbattuta anche in goffi tentativi di depistaggio, come questo: «In un documento il sig. G.G. afferma: "… L'agguato è stato organizzato e realizzato da Personale dell'FSB, tutto di origine delle Repubbliche del Caucaso, sia della CSI che Autonome, in complicità con alcuni esponenti di Famiglie di tipo Mafioso, assai note, e di "ceppo" Ceceno, Georgiano, Azero ed Armeno […]”» - e chissà se questo signor G.G. lo farà per noia o per professione o forse né l’uno né l’altro ma solo per passione … Sarebbe bene, in ogni caso, che si cercasse di non dimenticare questi coraggiosi giornalisti che hanno pagato con la vita la propria sete di giustizia e di verità, perché quello della memoria è il primo – minimo - dovere di chi, al caldo delle proprie comode case, non sta rischiando niente.