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Iraq/Iran: tre uomini a rischio di condanna a morteData di pubblicazione dell'appello: 29.01.2009Status dell'appello: attivoUA 03/09 - MDE 14/001/2009
Impiccagione pubblica, Iran 2002 ©APGraphicsBank Shaheed 'Abdulhussain 'Abbas 'Amouri, Mohammed 'Ali 'Abdulzahra Hamad 'Amouri e Naji 'Aboud 'Obidawi sono a rischio di ritorno forzato dall'Iraq verso l'Iran, dove potrebbero essere sottoposti a tortura e condannati a morte. I tre uomini, di nazionalità iraniana e membri della comunità araba Ahwazi, sono rinchiusi nella prigione di al-'Amara, a sud di Baghdad. Shaheed 'Abdulhussain 'Abbas 'Amouri e Mohammed 'Ali 'Abdulzahra Hamad 'Amouri sono fuggiti in Iraq nel dicembre 2007 e arrestati nella città di Basra. Accusati di essere entrati in territorio iracheno illegalmente, sono stati condannati a un anno di prigione e trasferiti a al-'Amara per scontare la pena. Avendo scontato la sentenza, i due uomini potrebbero essere forzati a rientrare in Iran, dove sono ricercati per aver organizzato delle proteste antigovernative nell'aprile del 2005. Naji 'Aboud 'Obidawi è fuggito in Iraq a giugno del 2008, anche lui è stato arrestato e trasferito nella prigione di al-'Amara. Amnesty International non è a conoscenza delle motivazioni del suo arresto, né delle accuse a suo carico. È probabile che sia stato arrestato per essere entrato illegalmente in Iraq. Nel suo paese, Naji 'Aboud 'Obidawi stava scontando una condanna a 10 anni di carcere, per aver preso parte alle proteste del 2005. Quando gli è stato consentito di lasciare il carcere per far visita alla sua famiglia, l'uomo ha deciso di fuggire in Iraq.Informazioni di baseMolti membri della comunità araba iraniana vivono nella provincia di Khuzestan, che confina con l'Iraq. La zona è molto importante dal punto di vista strategico poiché in questo sito è presente la maggior parte delle riserve petrolifere iraniane. La popolazione araba, tuttavia, non ne trae alcun beneficio economico in quanto tutte le rendite sono prerogativa della popolazione persiana.Nel 2005, ad aprile, furono organizzate numerose manifestazioni di protesta in seguito alla decisione delle autorità di disperdere la popolazione araba nel territorio iraniano così da costringerla a rinnegare e dimenticare la loro origine etnica. Centinaia di persone furono arrestate in seguito ad attentati negli impianti petroliferi e nella città di Ahvaz, che uccisero almeno 14 persone. Ulteriori attentati, a gennaio del 2006, dove morirono almeno sei persone, furono seguiti da altri arresti di massa. Almeno 17 persone sono state messe a morte con l'accusa di aver organizzato questi attentati, non è chiaro se un altro uomo sia stato messo a morte o sia deceduto in carcere.Come Stato parte del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) e della Convenzione contro la tortura (CAT), l'Iraq ha l'obbligo di non forzare il ritorno di persone verso paesi dove potrebbero essere sottoposte a tortura e altri maltrattamenti. Inoltre, tutti gli Stati sono vincolati al principio internazionale di non-refoulment che proibisce il ritorno forzato verso paesi dove è alto il rischio di subire gravi abusi dei diritti umani, compresa la tortura.Firma subito l'appello S.E. il Signor Mazin Abdulwahab Thiab Consigliere della Repubblica dell'Iraq Ambasciata della Repubblica dell'Iraq Via della Camilluccia, 355 00135 Roma fax: 06 3014445 E-mail: iraqembroma@yahoo.itA: Presidente Jalal Talabani Presidente della repubblica dell'Iraq Eccellenza, Le scriviamo in quanto soci e sostenitori di Amnesty International, organizzazione non governativa che lavora dal 1961 in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati. Chiediamo di rivolgere la Sua attenzione ai casi di Shaheed 'Abdulhussain 'Abbas 'Amouri, Mohammed 'Ali 'Abdulzahra Hamad 'Amouri e Naji 'Aboud 'Obidawi. I tre uomini, di nazionalità iraniana e membri della comunità araba di Ahwazi, sono detenuti nella città di al-'Amara, a sud di Baghdad. La esortiamo affinché Shaheed 'Abdulhussain 'Abbas 'Amouri, Mohammed 'Ali 'Abdulzahra Hamad 'Amouri e Naji 'Aboud 'Obidawi non siano forzati a rientrare in Iran dove potrebbero essere sottoposti a tortura e condannati a morte. Le ricordiamo che gli obblighi internazionali del governo iracheno stabiliscono che nessun individuo debba essere forzato a tornare in un paese dove potrebbe essere a rischio di gravi violazioni dei diritti umani, inclusa la tortura. La ringraziamo per l'attenzione.