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una brambilla in piu'


Ministro del Turismo:mai più senza?in News
Come chiedeva dal giorno del suo insediamento, Michela Vittoria Brambilla diventerà ministro del Turismo. Eppure il dicastero era stato abolito sedici anni fa con un referendum popolare quasi plebiscitario: è giusto ripristinarlo?Tanto disse e tanto fece Michela Vittoria Brambilla, delusa perché nella lotteria degli incarichi governativi le era sfuggita la poltrona ministeriale, che alla fine ottenne la promozione sul campo cui anelava: il sottosegretario MLV, quindi, avrà il "suo" Ministero. Parola del premier Berlusconi. Dopo sedici anni dalla sua abolizione, quindi, l'Italia vedrà risorgere il dicastero del turismo (ma solo dietro il benestare del presidente della Repubblica Napolitano, naturalmente). Sul destino della competenza - declassata nel 1993 da un referendum popolare con l'82.30% dei voti - non c'è affatto unanime accordo nella compagine governativa: Lega ed ex An, nella fattispecie, non sono convinti dell'assoluta necessità di ripristinare quanto gli italiani a suo tempo abrogarono. Umberto Bossi ha recentemente puntualizzato, al riguardo, che le problematiche del turismo «sono di competenza regionale e non certo dello Stato centrale». Insomma, il concetto è: l'istituzione di questo ministero innesca un processo contrario a quello federalista. L'Aduc, Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori, è fortemente contraria al progetto: « In questi sedici anni di assenza del ministero, le singole Regioni si sono organizzate ed hanno fatto promozioni continue delle loro attrazioni in Italia e all'estero; nonostante questo la crisi è tangibile» scrive il presidente dell'associazione. L'impoverimento degli italiani, il peggioramento dell'offerta strutturale nel nostro Paese, i prezzi troppo alti e non competitivi con l'estero sono le aggravanti - secondo l'Aduc - di una crisi di settore a fronte della quale il sottosegretario Brambilla ha adottato contromisure nella sostanza inadeguate. Il sottosegretario ha infatti varato nuove norme sulle stelle degli alberghi, istituendo inoltre un sistema di misurazione della qualità del servizio alberghiero. Vero è che un due stelle in Alto Adige "vale" quanto un quattro stelle in Calabria (che costa come un cinque stelle, peraltro), ma la novità introdotta dalla Brambilla riguarda solo gli hotel nuovi o ristrutturati, senza contare che alla misurazione dell'indice di gradimento gli albergatori aderiscono su base volontaria.Non solo: la Brambilla s'è battuta perché fosse destinato alle famiglie a basso reddito un bonus vacanza. Ottima iniziativa che tuttavia si trasforma in una beffa laddove il credito non è utilizzabile dalla prima settimana di luglio all'ultima di agosto e nel periodo natalizio, dal 20 dicembre al 6 gennaio. A che serve un contributo statale con simili restrizioni per una tipologia i lavoratori (operai e precari in genere) che hanno la loro unica possibilità di fruire delle ferie solo nei periodi sunnominati di chiusura aziendale?Alla luce di queste considerazioni è davvero opportuno resuscitare un ministero abolito da tempo? L'Aduc risponde secco: «Soldi buttati via solo per voglia di poltrone». Fondi «veri» (un po' come i «soldi veri» invocati da Confindustria) e defiscalizzazione: questo chiede il settore piegato da una pesante crisi. «Si registra un calo del 24% del giro d'affari nei primi mesi dell'anno e una flessione dell'occupazione tra il 5% e il 7%, che potrebbe portare a una fuoriuscita di centomila lavoratori diretti cinquantamila indiretti nelle attività connesse al turismo»: queste le cifre esibite da Bernabò Bocca, presidente di Confturismo. Il sistema fa acqua da tutte le parti, insomma. Ma la promozione della Brambilla, nonostante tutto, non dispiace al segretario generale della rappresentanza sindacale Cisl della Fisascat, favorevole al ripristino di un ministero «troppo frettolosamente abolito negli anni '90 senza creare una valida alternativa per governare le politiche turistiche. Dalla creazione del Ministero deve partire, però, anche il rilancio delle relazioni tra le istituzioni e le organizzazioni sindacali», conclude Raineri. Questo dicastero, dunque, s'ha da fare o non s'ha da fare? A voi la parola.