ZORRO E' VIVO

YOANI SANCHEZ SEQUESTRATA E PICCHIATA DALLA SICUREZZA DI STATO CUBANA


YOANI SANCHEZ SEQUESTRATA E PICCHIATA DALLA SICUREZZA DI STATO CUBANA 
http://4.bp.blogspot.comdi Alessandra Vitullo Vincitrice del premio Ortega y Gasset, una televisione tedesca le assegna il premio The Bobs 2008 al Meglior Weblog Internazionale, un mese fa ha vinto il premio Maria Moors Cabot Award dalla Columbia University di New York (che non ha potuto ritirare, poiché le è stato negato il permesso di lasciare Cuba), selezionata dal Times come una delle cento persone più influenti del 2008,  sempre sul Times e sulla CNN è inclusa nella lista dei Giovani leader globali del Foro Economico Mondiale per il 2009.Parliamo di Yoani Sanchez la trentaquattrenne blogger cubana, che da anni, tramite il suo spazio su internet mette al corrente il mondo su come si vive sotto il regime dei fratelli Castro. Lo scorso 7 novembre, sulle pagine del suo ormai celebre blog Generación Y (www.desdecuba.com/generaciony) sono apparse queste righe:“Ci hanno riempito di botte e spintoni, mi hanno caricato con la testa verso il basso e hanno tentato di infilarmi nell’auto. Ho afferrato la porta, ricevendo colpi sulle mani, sono riuscita a togliere un foglio che uno di loro portava in tasca e me lo sono messo in bocca. Mi sono presa un’altra scarica di botte perché restituissi il documento. (…) Uno ha messo le sue ginocchia sul mio petto e l’altro, dal sedile anteriore mi colpiva nella zona dei reni e sulla testa per farmi aprire la bocca e liberare il documento. Per un istante, ho temuto che non sarei più uscita da quell’auto. (…) In un gesto di disperazione sono riuscita ad afferrare, dai pantaloni, i testicoli di questo personaggio. Ho affondato le mie unghie, supponendo che lui avrebbe continuato a schiacciare il mio petto fino all’ultimo respiro. “Uccidimi adesso”, gli ho gridato, con il fiato che mi restava, ma quello che stava nei sedili anteriori ha detto al più giovane: “Lasciala respirare”. (traduzione di Gordianio Lupi all’indirizzo http://www.lastampa.it/generaciony)Non è la sceneggiature di un film di controspionaggio, ma è il racconto dell’aggressione subita in prima persona dalla blogger e da un suo amico Orlando Luís Pardo Lazo, sequestrati mentre si stavano recando a una manifestazione per la non violenza all’Avana. Autore della violenza è la Sicureza di Stato, che l’accusa di attentare alla rivoluzione e allo stato cubano.I dolori fisici (Yoani ora riesce a muoversi solo grazie all’aiuto di una stampella) non hanno fermato la blogger, che all’indomani dell’episodio ha raccontato al mondo intero quanto avvenuto. Paradossalmente sono i suoi stessi connazionali i meno informati sul fatto, infatti non hanno la possibilità di avere una connessione internet, e anche se questa possibilità ci fosse, il blog della Sanchez è censurato. È solo l’ultimo di una lunga serie di tristi episodi raccontati in questi anni dalla dissidente. Pagine che narrano della fame, dei sacchetti vuoti della spesa, dei bassi salari di Stato e del controllo totale su libertà di pensiero ed espressione da parte del regime.Vogliamo lasciare conclusioni e considerazioni alle dolorose parole della protagonista, le uniche in grado di esprimere adeguatamente il silenzioso urlo di protesta di una nazione: “Ci siamo messi a piangere abbracciati in mezzo al marciapiede, pensavo a Teo – il figlioletto- non sapevo come avrei potuto spiegargli quel che avevo passato. Come potrò dirgli che vive in un paese dove succedono queste cose, come potrò guardarlo e raccontargli che sua madre è stata malmenata in mezzo alla strada perché scrive un blog dove esprime le sue opinioni in kilobytes. Come potrò descrivergli il volto autoritario di chi ci ha fatto salire con la forza su quella macchina, il piacere che si leggeva sui loro volti mentre ci percuotevano, alzavano la mia gonna e mi trascinavano seminuda verso l’auto. Sono riuscita a vedere, nonostante tutto, il livello di agitazione dei nostri aggressori, la paura del nuovo, delle cose che non possono distruggere perché non le comprendono, il terrore del gradasso che sa di avere i giorni contati.”