ZORRO E' VIVO

Libertà di stampa? Fin troppaLo ha detto Berlusconi, mentre Human Freedom ci piazza al 72esimo posto


 Libertà di stampa? Fin troppa Lo ha detto Berlusconi, mentre Human Freedom ci piazza al 72esimo posto nel ranking mondiale della libertà di stampa. Motivazione: il premier possiede un impero mediatico e controlla nella sua veste di capo del governo la tv pubblica. Sei d'accordo?  di Michel Paganini Ma quanto siamo bravi! Fa proprio piacere sentirsi dire, in occasione della presentazione del rapporto dell'Ocse (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) sulla capacità di risposta alle catastrofi naturali, che il nostro Paese sa reagire con prontezza ed efficacia, grazie a un sistema di protezione civile che molti nel mondo ci invidiano. In questo caso l'orgoglio è legittimo e si trasforma in un vero balsamo per l'ego nazionale. Proprio ciò di cui abbiamo bisogno,  soprattutto dopo aver dovuto ingoiare, qualche giorno fa, una pillola piuttosto amara: leggendo il rapporto annuale 2010 di Human Freedom (l'organizzazione americana che si occupa di monitorare lo stato delle libertà in tutti i Paesi), si scopre che l'Italia è al penultimo posto (24esimo) tra le nazioni dell'Europa occidentale, appena davanti alla Turchia. Persino la Grecia fa meglio di noi. In testa alla classifica sulla libertà di stampa c'è quell'isola felice formata dal terzetto Finlandia-Norvegia- Svezia, c'era da immaginarselo. Ma fanno meglio di noi tutti i nostri vicini importanti: la Germania è al 15esimo osto, l’Inghilterra al 17esimo, Francia al 21esimo seguita dalla Spagna. Se invece si considerano tutti i Paesi del mondo l'Italia scivola oltre il 70esimo posto, a pari merito con India e Benin, dietro persino al Cile e alla Corea del Sud. Un esempio pratico di questa claudicante libertà di stampa in Italia giunge da una notizia di oggi sulle intercettazioni: sono stati approvati in commissione giustizia del Senato gli emendamenti secondo i quali nessun atto di indagine potrà più essere pubblicato fino al rinvio a giudizio. E ci chiediamo perché siamo in fondo alla graduatoria... Insomma, una vera Caporetto per la dignità di qualsiasi nazione democratica e ancora di più per Silvio Berlusconi che non ha saputo resistere alla tentazione, nemmeno questa volta, di bacchettare quelle agenzie di rating, istituzioni internazionali e giornali che troppo spesso, secondo il premier, giudicano il nostro Paese con severità eccessiva e scarsa oggettività. Se poi si mettono a parlare della libertà di stampa allora è gioco forza accusarle di lesa maestà perché in Italia, di libertà di stampa, ce n'è persino troppa. Anzi, ad essere precisi le parole del premier sono state esattamente queste: "se c'è una cosa su cui in Italia c'è certezza, è che abbiamo fin troppa libertà di stampa. Credo che questo sia un fatto che non è discutibile". A niente è valsa la smentita di Fini che ha detto che la libertà di stampa "non è mai troppa in democrazia". Il tutto - ironia della sorte - ad appena tre giorni dalla Giornata mondiale per la libertà di stampa, istituita dall'Onu."La libertà di espressione è fondamentale per tutte le altre libertà. L’ordinamento legislativo, le elezioni libere, i diritti delle minoranze, la libertà d’associazione, e un governo responsabile dipendono da una libertà di stampa che può mettere in pratica la sua funzione di controllo e vigilanza" ha detto Jennifer Windsor, direttore esecutivo di Human Freedom. Ma quali sono le motivazioni dietro il pessimo risultato dell'Italia nella classifica? E' proprio qui che i vari nodi vengono al pettine. "Il ritorno al potere di Berlusconi nell’aprile 2008 – si legge nel rapporto dell'organizzazione americana – gli ha permesso nuovamente di poter controllare fino al 90% delle emittenti televisive nazionali, mediante gli sbocchi alle televisioni pubbliche e le sue partecipazioni ai media privati. Il primo ministro è il principale azionista di Mediaset, del principale editore nazionale Mondadori e della più grande concessionaria di pubblicità Publitalia". E guarda un po' cosa spunta all'orizzonte? L''ormai dimenticato conflitto di interesse.