ZORRO E' VIVO

LA CASTA E' CASTA BASTA 5 ANNI PER LA PENSIONE


In politica tutti uniti per il vitalizio Nessuna novità per i parlamentari: bastano 5 anni ed è fatta di Sergio Luciano  Ma chi l'ha detto che i politici italiani sono in lite su tutto? Che il Parlamento non riesce più a raggiungere su nessun tema l'unanimità che le grandi questioni nazionali richiederebbero? Non è affatto vero: c'è almeno un argomento sul quale i nostri deputati si sono espressi recentissimamente – nel pieno della battaglia dentro il Pdl tra Berlusconi e Fini e dentro il Pd tra Bersani e Veltroni – con assoluta unanimità: la difesa dei cavoli loro. E precisamente la conferma di quella vergognosa norma feudale grazie alla quale basta fare il parlamentare per una legislatura e si ha diritto alla pensione a vita. La bomba è esplosa – anche se nessuno l'ha sentita esplodere, per la scattante sordina frapposta dalle principali televisioni nazionali – il 21 settembre scorso. Dinamitardo, Antonio Borghesi, deputato dell'Italia dei Valori, che ha presentato un Ordine del giorno (Odg) assolutamente semplice e chiaro, pur nel suo dirompente potenziale rivoluzionario. Il titolo dell'Odg era inequivocabile: «Richiesta di soppressione dell'assegno vitalizio per i deputati in carica e per quelli cessati dal mandato scorso». La Camera si è subito pronunciata, ed ecco i risultati della votazione, altrettanto inequivocabili: presenti, 525 deputati; votanti, 520; astenuti, 5; maggioranza, 261. Hanno votato sì...in 22. Hanno votato no in 498. In pratica, contro il vitalizio si è schierata solo l'Italia dei Valori, alla quale da oggi anche i più severi detrattori dovranno riconoscere almeno un merito.«Avevo avviato questa battaglia fin dal 2006, quando si riuscì ad introdurre almeno una modifica alla legge storica, che ne iniziava a ridurre la scandalosità», spiega Antonio Borghesi. «Dal 2006, infatti, per maturare il diritto alla pensione non basta più essere stati deputati per due anni e sei mesi, ma bisogna esserlo stati per cinque anni. E, attenzione: non per cinque anni cumulati tra due o più legislature ma per i cinque anni di un'intera legislatura». Il che fa subito balzare agli occhi che la continuità del governo Berlusconi può contare, grazie a questa norma, su almeno un alleato in più: l'interesse alla poltrona degli oltre 130 esordienti di Montecitorio che, in caso di elezioni anticipate, per maturare il diritto al vitalizio non potranno in alcun modo fare appello ai mesi già vissuti da parlamentari... «Sapevo perfettamente che con questo tema non avrei facilmente bucato il muro dei mezzi d'informazione», continua Borghesi, «e infatti nessuno ne ha parlato. L'abbiamo inserito nella nostra proposta di legge di contromanovra finanziaria, dimostrando, conti alla mano, che estendendo questa ed altre misure di moralizzazione della spesa anche ai parlamentari regionali si potrebbe risparmiare un miliardo all'anno. Ma è stato come parlare al vento». Prima della votazione, il presidente di turno aveva invitato i proponenti a ritirare l'ordine del giorno, ma Borghesi aveva replicato per spiegare l'impossibilità di questa ritirata: «Noi non possiamo ritirare quest'ordine del giorno, perché riteniamo che questo sia un tema al quale i cittadini sono giustamente sensibili. Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore italiano possa accettare l'idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant'anni, quando qui dentro per lo stesso scopo sono sufficienti cinque anni. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno – ce ne sono 3 – e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. Con una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l'anno».