ZORRO E' VIVO

Cosa c’è nei documenti di Wikileaks ZORRO E' CON JULIAN ASSANGE


Cosa c’è nei documenti di WikileaksIl primo elenco sintetico, dal New York Times e dal Guardian: gli Stati Uniti spiano i vertici delle Nazioni Unite?
Di cosa parliamo: Wikileaks ha diffuso dei “diplomatic cable”. Si tratta di rapporti ufficiali scritti da funzionari e ambasciatori facenti capo al dipartimento di Stato americano e aventi come oggetto le interazioni tra funzionari americani o tra questi e ambasciatori o funzionari di governi stranieri. Ogni rapporto contiene un riassunto iniziale e poi i dettagli su determinati eventi o incontri. Il Guardian ha un motore per la ricerca nel database dei rapporti. Lo Spiegel pubblica delle FAQ che spiegano altre cose utili sulle loro origini. Il primo articolo pubblicato sul sito del New York Times domenica sera riporta un elenco di sintesi di alcune delle cose rivelate.1. Un pericoloso confronto col Pakistan sui combustibili nucleari, nel 2009: gli americani volevano rimuovere dell’uranio arricchito dal sito di un reattore pakistano, ma i pakistani si sono rifiutati di accettare le ispezioni dei tecnici statunitensi per paura che fossero lette dai media come una sottrazione delle armi nucleari da parte degli Stati Uniti.2. La scommessa su un crollo della Corea del Nord, e la discussione con la Corea del Sud di un’unificazione dei due paesi.3. Le contrattazioni con i paesi alleati sullo smaltimento dei prigionieri di Guantanamo. Alla Slovenia fu chiesto di prenderne uno in cambio di un incontro con Obama, e all’isola di Kiribati furono offerti milioni di dollari in “incentivi” per prenderne altri. Al Belgio fu suggerito che accettare dei prigionieri avrebbe consentito una maggiore rilevanza in Europa.4. Sospetti di corruzione nel governo afgano. Risulta che il vicepresidente afgano in visita negli Emirati Arabi Uniti l’anno scorso portò con sé 52 milioni di dollari in contanti.5. Un progetto di hacking informatico internazionale. Un contatto cinese spiegò all’ambasciata americana a Pechino che la Cina decise un’intrusione nei sistemi di Google, nell’ambito di un piano di sabotaggio ampio che ha incluso attacchi ai computer del governo americano, dei suoi alleati occidentali, della ambasciate americane e del Dalai Lama a partire dal 20026. I sauditi rimangono i maggiori finanziatori del terrorismo internazionale, e il Qatar – a lungo alleato americano nell’area – è stato il “peggiore nella regione” in quanto a lotta al terrorismo. Il servizio segreto del Qatar è stato “incerto nell’agire contro noti terroristi, perché temeva di essere percepito come allineato agli americani e subire quindi delle rappresaglie”.7. Un’alleanza curiosa: i diplomatici americani a Roma segnalarono nel 2009 quello che i loro contatti italiani descrivevano come una relazione straordinariamente stretta tra Vladimir Putin, primo ministro russo, e Silvio Berlusconi, magnate e primo ministro italiano, che includeva “regali lussuosi”, ricchi contratti energetici e un misterioso tramite italiano in grado di parlare il russo. Scrissero che Berlusconi “pare sempre di più essere il portavoce di Putin” in Europa.8. Armi ai terroristi. I rapporti descrivono i tentativi degli Stati Uniti di impedire che la Siria consegnasse armi a Hezbollah. Una settimana dopo che il presidente siriano Assad aveva promesso agli Stati Uniti che non avrebbe inviato “nuove” armi al gruppo terrorista libanese, il dipartimento di Stato seppe che la Siria stava fornendo armi molto sofisticate a Hezbollah.9. Le liti con l’Europa sui diritti umani. I funzionari americani avvertirono chiaramente la Germania nel 2007, chiedendole di non emanare mandati d’arresto per gli agenti della CIA coinvolti in un’operazione che vide un cittadino tedesco innocente, omonimo di un sospetto terrorista, rapito e costretto per mesi in Afghanistan. Un diplomatico americano avrebbe detto a un suo omologo tedesco che “non vogliamo minacciare la Germania, ma avvertire il governo tedesco di fare molta attenzione alle implicazioni di ogni suo gesto nei suoi rapporti con gli Stati Uniti”.10. I capricci di Gheddafi. Si racconta della contrarietà del leader libico quando non gli venne dato il permesso di piantare la sua tenda a Manhattan, né di visitare Ground Zero, nel 2009. E di una “voluttuosa bionda”, la sua assistente ucraina, che non lo abbandona mai.11. La rabbia araba contro l’Iran. In un rapporto si racconta che il re saudita Abdullah avrebbe chiesto di intervenire severamente contro Ahmadinejad e “tagliare la testa al serpente”. Altri regnanti della penisola avrebbero espresso forti preoccupazioni per il potere iraniano.Sul sito del Guardian, invece, si legge il resoconto di quanto contenuto in un altro rapporto, secondo il quale il governo americano tiene segretamente sotto controllo la leadership delle Nazioni Unite, incluso il segretario generale Ban Ki-Moon e i rappresentanti dei paesi con seggi permanenti al Consiglio di sicurezza, Cina, Russia, Francia e Gran Bretagna. Una direttiva contenuta nei rapporti diffusi da Wikileaks, infatti, mostra come Hillary Clinton abbia chiesto ai funzionari del dipartimento di Stato americano di reperire password e chiavi crittografate usate dagli alti funzionari delle Nazioni Unite, sia in privato che nelle loro comunicazioni ufficiali, e dettagliate informazioni biometriche. Inoltre, chiedeva di conoscere “i metodi di gestione” di Ban Ki-Moon e “la sua influenza nella segreteria”.Parallelamente, un’altra direttiva veniva inviata ai diplomatici operanti in Repubblica democratica del Congo, Uganda, Burundi e Rwanda precisava che per dati biometrici si intendono DNA, impronte digitali e scansioni dell’iride. Washington voleva anche numeri delle carte credito, indirizzi email, numeri di telefono, fax e cercapersone. La direttiva è stata ricevuta anche dai diplomatici americani di New York, Vienna, Roma, Londra, Parigi e Mosca. L’operazione coinvolgeva la CIA, i servizi segreti e l’FBI.Julian Assange a 'Chi': "Mi batto per un mondo più civile"Martedí 28.12.2010 17:46
Il fondatore del sito Wikileaks Julian AssangeAfferma di volersi battere per un mondo "più civile" e promette di andare avanti, visto che il lavoro fatto è ancora il "2 per cento" e dispone di collaboratori "in tutti continenti".In un'intervista a  Chi in edicola mercoledì 29 dicembre,  parla il fondatore del sito Wikileaks Julian Assange, fotografato a Ellingham House, la villa settecentesca dove vive in attesa del processo che il 7 febbraio prossimo dovrà decidere sulla sua estradizione. "Mentre ero in carcere mi sono chiesto più volte se valesse la pena di fare ciò che faccio e alla fine ho capito di essere sulla strada giusta"."I miei collaboratori e io vogliamo contribuire a creare un mondo più civile", dice a proposito delle ragioni che lo hanno spinto a creare Wikileaks. "Siamo un'entità piccola, attaccata dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Non siamo una superpotenza! Siamo più coraggiosi che potenti". E sull'eventualità di essere estradato negli States dichiara: "Negli Usa stanno studiando come mettere in piedi  un'accusa di spionaggio contro di me. È una minaccia che prendo sul serio. Ma siamo ancora al 2 per cento del lavoro e io ho collaboratori in tutti i continenti per andare avanti".