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Mi batterò perché i giovani non lascino la Birmania


"Mi batterò perché i giovaninon lascino la Birmania" Aung San Suu KyiAung San Suu Kyi è stata liberatadalla giunta dopo anni di arrestidomiciliariDANIELLE BERNSTEINRANGOONDurante gli arresti domiciliari lei ha passato molto tempo ascoltando la radio. Quali programmi preferisce?«Le trasmissioni di carattere politico fanno parte del mio lavoro. Ma amo i programmi culturali. Seguo molto la Bbc World Service, anche se per qualche motivo in questo periodo non trasmettono molta musica. Forse di più quando ascoltavo la Bbc in birmano e Radio Free Asia. Ogni giorno, per almeno sei ore al giorno. C’erano sempre molte notizie davvero impressionanti. In tutto il mondo pare che la violenza e i disastri naturali imperversino, non solo qui in Birmania. Allagamenti, terremoti, cicloni...». Cosa ha provato quando ha saputo della rivolta dei monaci contro il regime, nel 2007?«Sapevo dall’inizio che sarebbe finita male, ero molto triste. Ma ha cambiato le cose, ha fatto cambiare idea a molta gente e questo è quello che davvero conta. Credo che fossero in molti a pensare che la politica non era affar loro, ma il modo in cui sono stati trattati i monaci li ha colpiti profondamente, perché a quel punto caspisci di non poter ignorare quel che sta accadendo nel Paese». Lei è stata criticata per aver preso una posizione rigida sulle sanzioni.«C’è chi usa le sanzioni economiche come una scusa per le disastrose condizioni economiche del Paese. Ma secondo la maggior parte degli economisti, il problema principale è la politica imposta dall’attuale regime. Un cambio di indirizzo delle politiche governative porterebbe un cambiamento anche nella situazione economica. E questo è quello che sostengono tanto organizzazioni, come il Fondo monetario internazionale, come gli economisti».E perché non cambiano, allora?«Perché c’è chi se n’avvantaggia. Quelli vicini al potere non sono particolarmente interessati al cambiamento». Come riuscirà il suo partito a evitare un vuoto nella dirigenza al cambio generazionale?«Nel Paese ci sono moltissimi giovani attivi, svegli e pieni di voglia di imparare. Forse non sanno tutto quello che sanno i loro coetanei all’estero, ma si stanno mettendo in pari. Dobbiamo darci da fare per assicurarci che i migliori non lascino il Paese. Non c’è un vuoto, solo meno di quello che vorremmo». Che ostacoli incontra chi ha scelto di restare?«Tanti che non so nemmeno come potrei elencarli tutti. Mi chiedo se non dovremmo trovare una parola più adeguata di “ostacolo”».Ci sono poche figure politiche femminili che sembrano aver ereditato dai loro padri il desiderio di lavorare per il bene del Paese. Per lei è stato così?«Ho sempre guardato a mio padre come a un modello , sia come padre sia come leader politico — un leader politico in cui credo, avendo studiato la sua vita, il suo lavoro e il suo pensiero».Era il suo destino?«Non credo a questo tipo di destino. In Birmania si parla molto di karma. Io continuo a ricordare a tutti che karma significa “fare”. Raccogli quel che hai seminato. E ti crei il tuo karma con l’agire. Il tuo karma sono i tuoi obiettivi. Non credo al fato, al destino, cose di quel genere».Ha conservato un ottimo senso dell’umorismo, malgrado tutte le avversità che ha passato.«Lo spero bene!».Copyright Newsweektraduzione di Carla Reschia