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BUONANOTTE


L'appuntamento“Ti aspetto stasera alle nove sulla nostra panchina! Giulia”Roberto teneva tra le mani un piccolo biglietto rosa, pieno di cuoricini.Non sapeva proprio come poteva essere finito lì, in mezzo al libro di Fisica dell’università.Cinquantenne, scapolo – e ora anche orfano – si stava decidendo a buttare tutto quello che in casa dei suoi genitori non sarebbe servito più.Avendo già un appartamento tutto suo, voleva affittare la villetta ad una famiglia, che l’avrebbe sfruttata più di quanto lui, da solo, poteva fare.A parte il mobilio, ancora in buono stato, intendeva liberarsi di tutto il resto. In particolare delle cianfrusaglie che sua madre comprava in ogni dove e delle attrezzature da caccia, pesca e quant’altro, del padre.In garage erano comparsi gli scatoloni con i suoi libri universitari, praticamente nuovi, visto che non aveva terminato gli studi.E quel bigliettino era proprio lì, tra le pagine di Fisica.Giulia…quando aveva letto quel nome, una fitta leggera al cuore lo aveva colpito e si era dato dello stupido. Erano passati venticinque anni da allora e certo lei non lo ricordava più.Forse lo odiava, anche, visto che non si era mai presentato a quell’appuntamento.Perché non aveva trovato subito il biglietto? Non si erano frequentati molto, al di fuori degli orari di lezione, ma Roberto aveva capito che Giulia poteva essere la donna giusta per lui. Erano giovani, ma lui era convinto che certe cose si sentissero, a pelle.E quando Giulia aveva ricambiato le sue attenzioni, Roberto ormai era certo del suo futuro.Poi, quel giorno…La telefonata di sua madre lo avvertiva che il padre aveva avuto un infarto e non sarebbe sopravvissuto. La corsa a casa, per l’ultimo saluto, e poi lo stravolgimento completo della sua vita.La madre era casalinga, la pensione di reversibilità non sarebbe bastata nemmeno per lei stessa, figuriamoci aiutarlo a terminare l’università!Si era rimboccato le maniche, aveva preso in mano il negozio di alimentari di famiglia ed eccolo qua, cinquant’anni, e solo, ora che anche sua madre l’aveva lasciato.Giulia…occhi nocciola, capelli castani. E un sorriso che si apriva al mondo. Chissà cosa voleva dirgli, quella sera? La panchina era stata il rifugio nei momenti più importanti della loro storia.Il primo bacio se lo erano scambiato proprio lì, anche se in realtà Roberto l’aveva incontrata per invitarla ad una festa di qualche gruppo universitario.Ma Giulia era così esuberante, così vera, che non aveva aspettato il ballo lento per farsi baciare!Giulia…”Ma cosa sto facendo?”, pensò Roberto, risvegliandosi da quei lontani ricordi.Era rimasto in piedi, di fronte agli scatoloni, almeno un quarto d’ora. Aveva gli occhi lucidi e un pesante senso di nostalgia gli premeva sul petto.Infilò il biglietto nella tasca dei pantaloni e continuò il suo lavoro: “Me ne sono andato, non l’ho più cercata. Nel dolore per la morte di mio padre avrei voluto averla vicina, ma era mia madre ad avere bisogno di me in quel momento. E nonostante i miei sentimenti mi sembrassero forti, in poco tempo l’ho dimenticata. Un vecchio biglietto non può far tornare indietro nel tempo!”Sapeva che quelle giustificazioni non avrebbero messo a tacere la malinconia e il senso di colpa che le parole sul biglietto avevano risvegliato.Sperò sarebbe stato il tempo a cancellare tutto, come aveva fatto la prima volta.  Seduta sulla panchina del parco, alle spalle della facoltà di Fisica, Giulia stava cercando disperatamente un fazzoletto nella borsa. Si sarebbe sentita terribilmente in imbarazzo se uno dei suoi studenti l’avesse vista così.Anche se aveva compiuto da poco sessant’anni – e, le scocciava ammetterlo, questo l’aveva un po’ destabilizzata – era ancora in perfetta forma. Gli occhi erano sempre pieni di luce e di vita e i capelli avevano solo qualche filo bianco.Sapeva che i suoi studenti l’ammiravano, non solo come insegnante, per questo farsi vedere in lacrime mentre leggeva un libro, era l’ultima cosa che avrebbe voluto.Mentre asciugava gli occhi, benedicendo in cuor suo l’inventore del mascara waterproof, un uomo si avvicinò alla panchina.“Posso?”“Prego.”Giulia continuò a leggere, mentre l’uomo seduto accanto a lei si guardava in giro, osservando le coppie di studenti sulle altre panchine. La scusa era sempre quella di studiare insieme, ma quando si trovavano vicini, la voglia di baciarsi e coccolarsi era più forte della paura di qualsiasi esame.L’uomo si voltò a guardarla. Giulia leggeva, gli occhi pieni di lacrime. Chiuse il libro.Sulla copertina, un biglietto rosa pieno di cuoricini.“Ti piace?”, le chiese.“Sì, moltissimo. Per il nostro anniversario, non potevi farmi regalo più bello! Ora però devo tornare dentro, ho ancora un’ora di lezione. Mi aspetti qui?”“Ok.”Giulia si alzò dalla panchina e sfiorò con un bacio la fronte dell’uomo: “Come potevi pensare che ti avrei dimenticato, Roberto?” d. © 
Foto di Adolfo Valente © tutti i diritti riservati