non ne posso più!

Post N° 19


“Paris vaut bien une messe”(Parigi vale bene una messa) : questa frase è stata pronunciata daEnrico III di Navarra e in seguito Enrico IV di Francia (1553 – 1610) detto il Grande (ma ebbe anche il soprannome di Le Vert Galant: verde per il colore con il quale più amava vestirsi, galante in riferimento alla sua grande passione per le donne).Era figlio di Antonio di Borbone, duca di Vendôme e di Giovanna III regina di Navarra.Alla morte del predecessore Enrico III, ultimo membro del ramo dei Valois-Angoulême rimasto privo di eredi, per individuare il legittimo pretendente alla corona di Francia secondo la legge salica si dovette risalire al Luigi IX, il Santo. Attraverso il figlio cadetto di quest'ultimo, Roberto di Clermont si discese fino ad Enrico III di Navarra che, divenendo re di Francia, assunse il nome Enrico IV. Egli fu il primo re francese della dinastia dei Borboni che si protrasse fino a Luigi XVI giustiziato sulla ghigliottina.Enrico, che era ugonotto, si convertì al cattolicesimo , su suggerimento del Granduca di Toscana Ferdinando I de Medici, per poter salire sul trono di Francia. La sua salita al trono pose fine alle Guerre di religione tra cattolici ed ugonotti(sfociate nel massacro della”NOTTE DI SAN BARTOLOMEO” , nell'aprile 1598 emise il cosiddetto Editto di Nantes, primo esempio su vasta scala di norma di tolleranza religiosa con il quale, a certe condizioni e con certi limiti anche territoriali, veniva concessa la libertà di culto in tutto il territorio francese.A questo sovrano è stata attribuita la frase, che sarebbe stata pronunciata al momento in cui, offertogli il trono come successore legittimo, gli fu fatto notare che l'essere cattolico era una condizione sine qua non per diventare re di Francia: la frase è rimasta come modo di dire popolare per indicare un sacrificio “morale” che si deve compiere per arrivare ad uno scopo prefissato; Dire “PARIGI VAL BENE UNA MESSA” significa che il sacrificio da fare per ottenere quello che desideriamo è un sacrifico possibile anche se moralmente disdicevole (ovvero abiurare una religione per impadronirsi del trono) ma vale la pena di farlo vista l’importanza personale dello scopo prefisso; diciamo che ogni remora morale cade a fronte di una convenienza personale di una certa consistenza .