FATA MORGANA

Post N° 402


XXXI Il Vampiro (I Fiori del Male)tu che, come un colpo di coltello,nel cuore gemente mi sei penetrata;tu che, forte come un drappellodi demoni, sei giunta folle e ornataa far tuo letto e assoluto dominiodel mio povero spirito umiliato;tu infame, alla cui ignomia,come forzato alla catena son legato,come incallito che al gioco s'ostina,etilico che alla fiasca s'accompagna,vermi che vita prendon dalla carogna:tu sia maledetta, maledetta tu sia!ho supplicato la spada fulmineadi conquistare la mia libertà;e ho chiesto al veleno perfidodi soccorrere la mia inanità.povero me! la spada e il velenomostrando disprezzo m'hanno detto:"di toglierti non ti facciamo degnoalla tua schiavitù maledetto,imbecille! se anche del suo imperopotessimo ottener di liberarti,con i tuoi baci rivivere farestiil cadavere di questo tuo vampiro!"LE METAMORFOSI DEL VAMPIRODalla sua bocca di fragola la donna, contorcendosi come un serpente sulla brace e i seni strusciando contro i ferri del busto, lasciava colare queste parole tutte impregnate di muschio: «Ho le labbra umide e so l'arte di portare a perdizione su un letto l'antica coscienza. Asciugo ogni lagrima sui miei seni trionfanti e faccio sì che i vecchi ridano come i bambini. Chi mi vede nuda e senza veli, vede la luna, il sole, le stelle ed il cielo. Sono, caro sapiente, così dotta in voluttà, quando fra le braccia temute soffoco un uomo, o quando, timida e libertina, fragile e vigorosa, abbandono ai suoi morsi il mio seno, che, su questi materassi turbati, impotenti gli angeli si dannerebbero per me.»Poi che ella ebbe succhiato tutto il midollo delle mie ossa, mi volsi languidamente verso di lei per darle un ultimo bacio: ma non vidi più che un otre viscido e marcescente. Chiusi gli occhi, preso da un freddo terrore; e quando li riapersi alla luce, al mio fianco, in un luogo del gran manichino che sembrava aver fatto provvista di sangue, tremavano confusamente pezzi di scheletro, stridendo come quelle banderuole o insegne appese a un ferro che il vento fa oscillare nelle notti d'inverno.