Scienza dell'anima

4. Chi è mia madre? Il mistero dei misteri


          L'amore paterno quindi non ha il vincolo, il peso insopprimibile dell'essere corpo unico lato creatura, col figlio. La sua radice biologica si limita ad un rarefatto supporto genetico e a qualche posticcia appartenenza immaginaria che la somiglianza corporea richiama, elicita. E' molto più facile per l'uomo il richiamo originario all'amore simbolico, spirituale, perché quasi esclusivamente di questo è dotato. Per questa ragione il mistero più grande non è quello legato all'amore paterno, più semplice, più facile, meno combattuto. L'amore più grande, più misterioso, più impossibile, più completo, è quello materno. Anche per la religione cristiana il luogo simbolico-religioso più elevato e complesso forse è proprio quello di Maria, la Madre e la Sposa, capace di accogliere un Amore potente e viscerale che attraversa tutta la creatura, la sua adorata creatura, la creatura che è la sua vita, il suo cuore, e che, nello stesso tempo, la priverà radicalmente del figlio. Come può accettare Maria la parola di Gesù che manifesta davanti a tante persone e a lei presente: Chi è mia madre? Ogni madre è mia madre? Come può sorridere, capire.Maria, Madre di Dio, donna, creatura tra le creature, figlia di Dio come ogni altra creatura, Sposa  di Giuseppe e di Dio il cui seme ha dato vita a Gesù-Cristo, Madre nella carne e nello spirito, della carne e del divino, unita nel corpo e nello spirito al Figlio e al Padre nello Spirito Santo. Ombelico di ogni cosa in Terra e in Cielo. Mistero dei misteri.  «Vergine Madre, figlia del tuo figlio,umile e alta più che creatura,termine fisso d'etterno consiglio,tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sí, che 'l suo fattorenon disdegnò di farsi sua fattura Il cristianesimo è una religione patriarcale eretta per contenere la forza e la potenza pudica e incommensurabile della Madre-Maria. La Madre infatti se è non abitata dallo Spirito, presente con evidenza nella vergine Maria, diviene simbolo del ritorno al pre-umano, all'orda primordiale del mito freudiano, all'inciviltà del tutto è possibile, alla dittatura del godimento senza limiti, al caos della materia senza spirito, dell'organismo senza libertà.Ecco allora la possibile ragione capace d'attribuire un senso compiuto alla istituzione di una potestà solo paterna, la patria potestà in vigore fino al 1975, capace di liberare il campo anche dalla consueta, persecutoria, deliberata ed ingiustificata prevaricazione dell'uomo verso la donna. La patria potestà agiva in funzione di limitazione legale e simbolica dell'onnipotenza reale della Grande Madre, operava quella separazione vitale in grado di liberare il figlio, di istituire un ordine legale, sociale e spirituale. Introduce nell'ordine legale e sociale la necessità di aderire ad un primato vivificante dello spirito e della civiltà contro il rischio di un richiamo e un predominio del legame biologico e materiale privo di separazione, incestuoso, mortifero, pre-umano.In modo analogo anche l'attribuzione del cognome paterno ai figli sembrerebbe assolvere alla stessa funzione: sottolineare la natura umana-spirituale, sovraessenziale, della discendenza e dell'essere dell'uomo. Progredire spiritualmente vuol dire decidere contro la diretta percezione dei sensi e in favore dei cosiddetti processi intellettuali superiori, ossia i ricordi, le riflessioni, i processi deduttivi. Vuol dire ad esempio stabilire che la paternità è più importante della maternità, sebbene non sia come quest'ultima accertabile mediante la testimonianza dei sensi; il bambino quindi deve portare il nome del padre ed esserne l'erede. Oppure: grandissimo e potentissimo è il nostro Dio, benché sia invisibile come il turbine di vento e l'anima. Non a caso nella Roma antica vigeva ancora il culto della Grande Madre generatrice della vita sulla terra. La cultura patriarcale e la patria potestà intervengono per limitare la divoratrice e onnipotente Grande Madre che esalta la Terra offuscando il Cielo. Naturalmente trattasi di un timore dovuto al concepimento distorto della funzione materna e alla debolezza del principio paterno. Infatti Maria non ignora il principio divino del creato. La grande Madre era divoratrice solo in quanto negatrice dell'elemento spirituale, creatore e vivificante.