Scienza dell'anima

Parla con lei, Almodovar e il tentativo di sublimare la perversione


 Il fantasma perverso viene rappresentato in modo esemplare dal regista Pedro Almodovar nel magnifico Parla con lei, probabilmente il punto più elevato da lui raggiunto all'interno della sua sorprendente "saga" filmica, nella quale il regista spagnolo cerca ripetutamente di dimostrare che la perversione è abitata dall'amore. In particolare il suddetto film mostra il legame perverso stabilito da un'infermiere, Benigno, innamorato della paziente in coma vegetativo di cui si prende cura. Da un lato troviamo le sue attenzioni, le sue pratiche affettivo relazionali, che gli consentono di "mantenere in vita" l'amata paziente, trattata come se fosse ancora in grado di capire e sentire tutto, attenzioni che umanizzano una relazione di cura invece totalmente assente nella relazione di cura messa in atto dal compagno dell'altra paziente, Lidia, ricoverata nello stesso ospedale, anche lei in coma vegetativo, e che poi morirà. Dall'altro lato invece, questo slancio scade, anche se in modo più nascosto e implicito, in una relazione chiaramente perversa: con una donna "quasi morta", che non può dare il suo assenso alla relazione e all'intimità, nella totale indifferenza della volontà e del desiderio di Alicia, che viene comunque assoggettata, anche se per "amore", ad un rapporto sessuale e investita dal desiderio di Benigno di sposarla, nonostante il suo stato di coma che le impedisce con tutta evidenza di intendere e volere. Che innamoramento e che legame intimo è quello rivolto verso una donna in coma che non può in alcun modo assentire e ricambiare? Il rapporto sessuale tra Benigno e Alicia viene anticipato da un film-sogno che Benigno racconta in via preliminare ad Alicia, nel quale un uomo assume una pozione che dovrebbe renderlo virile e che ha l'imprevisto effetto collaterale di rimpicciolirlo fino al punto di trasformarlo in un omino delle dimensioni di un fallo, l'uomo-fallo, il quale, dopo un piccolo passaggio sul seno dell'amata, decide di entrare nella vagina per ricongiungersi definitivamente, come fallo che completa l'amata-madre, la Madre-onnipotente che precede la Cosa, come in una sorta di ritorno al grembo materno sotto l'identità del fallo. Anche l'amore, all'interno di una logica perversa, non può far altro che esitare nel ripristino della unità madre-bambino, nell'annichili-mento del soggetto e dell'oggetto, nell'assunzione di una relazione che avviene con un oggetto-morto e un soggetto mai nati nella dimensione sacra dello spirito. Il fantasma perverso è irrealizzabile e per questo deve essere ripetuto continuamente fino allo sfinimento. Il perverso non riesce, nonostante l'insistenza delle sue pratiche, a ristabilire l'unità con la Madre onnipotente, completarla fallicamente, e rende necessaria la conclusione del film di Almodovar nel quale Benigno, morto prima metaforicamente nel feto che partorisce Alicia, frutto abortito del perverso rapporto sessuale con Benigno, morirà anche nella realtà, suicidandosi. Anche la scelta narrativa del regista, forse inconscia, conferma l'impossibilità nella perversione di una relazione amorosa in senso pieno. Il risveglio di Alicia, che la sottrae al suo stato di quasi-morta, privo di volontà, di desiderio, di impossibilità della scelta, svela la realtà inconsistente ed impossibile del rapporto d'amore fantasticato da Benigno. La morte del protagonista e il risveglio di Alicia convergono nel connotare come impossibile il disegno d'amore perverso, fondato su di una relazione con l'altro morto, senza volontà, desiderio e spirito. Il desiderio perverso può realizzarsi solo nella morte, nell'assenza di vita e di spirito.