Davide Vaccino

La Panchina, parte II


La panchina, un po’ di tempo dopo. Oggi pioveva e io potevo pure non fermarmi, ma poi ho scelto per il si.  Stavo in piedi e ho lasciato, per un poco, che l’acqua mi bagnasse (non era una cosa romantica, era solo che volevo vedere la gente passare), poi ho aperto l’ombrello: ho mollato coi sigari e con tutto; l’unico vizio una bottiglia da mezzo litro di Ferrarelle. L’uomo dei piccioni non c’era, e neanche i piccioni; non c’era neanche la cartomante. Mi è capitato di vedere due persone che conosco, una delle quali mi ha detto:  “Sei cambiato tanto”, ed è una cosa che io sentivo di mio, ma che non mi ero mai sentito dire, forse per rispetto. Vero. Si cambia. Sto perdendo i capelli, anzi, tanto per sfizio me li sono rasati. Ho la barba che diventa grigia e me la tengo, così mi nasconde il doppio mento, ma non è questo. L’altra persona mi ha invece soltanto salutato. Ero lì e pensavo a quella gente che passava. Ne cercavo di nuova. Ho trovato un signore che raccoglieva, credetemi o no, bucce di frutta da un cassonetto per mangiare, e poi altri stimoli, per il mio prossimo libro “Presenze e Assenze”, che mi hanno dato spunto per pensare che, cavolo, la vita offre sempre incentivi nuovi per arricchirsi, ma che, purtroppo, queste cose. tocca viverle da sole. Ah, tanto per rinvigorire il piatto, ho scoperto che l'uomo dei piccioni è morto un mese fa. Tutto passa, purtroppo, e noi, non siamo fatti per durare. siamo, appunto, presenze e assenze.