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"Spara, sparagli in faccia a quello lassù". I video confermano il lancio di lacrimogeni rasoterra con audio che denunciano l'incitamento alla violenza da parte delle Forze dell'Ordine.L'allegato 7 farebbe fermare il cantiere per illegittimità.
di Valsusa Report.
Protagonisti i video. Grazie alla consulenza e al lavoro dei tecnici Carlo Bachschmidt - autore del documentario Black Bloc e consulente per la perizia sulla scuola Diaz, fatti del G8 di Genova - e Luigi D'Alfie, sono state analizzate le riprese, in particolare quelle effettuate dalla Polizia di Stato, nei giorni del 27 giugno e del 3 luglio 2011.
Nel primo caso il consulente ha esposto il lavoro che ha realizzato sulla base dei video forniti dalla difesa, realizzati da quattro operatori di polizia. Sincronizzando i materiali tra loro, ciò che ne risulta è la rappresentazione di quello che succedeva su più fronti contemporaneamente e le incongruenze delle lesioni e dei luoghi ove si trovavano gli agenti; in alcuni casi le pietre scagliate sarebbero cadute in zone che a quel momento non erano affollate di agenti.
Il lavoro ha concesso la possibilità di approfondire ancora una volta le dinamiche degli avvenimenti: dalla condotta dei manifestanti all'uso degli idranti, lancio di sassi e lacrimogeni da parte delle Forze dell'ordine. Inoltre, gli audio delle riprese ascoltati singolarmente rivelano espressioni pesanti, come "Carica! Ammazzateli, carica!", "Spara, sparagli in faccia a quello lassù" provenienti dai video che ritraevano in particolare agenti.
Il tecnico Luigi D'Alife, specializzato in produzione e post-produzione video, ha preso poi in analisi filmati e foto - anch'essi prevalentemente prodotti dall'accusa - relativi alla data del 3 luglio, con un occhio di riguardo per i fatti avvenuti nell'area della centrale elettrica di Chiomonte. Durante l'intervento si è tornati ancora una volta sul lancio di lacrimogeni "paralleli al terreno e in direzione dei manifestanti".
In precedenza alle due consulenze, al centro dell'udienza, Ltf come parte civile nel processo, ha presentato le sentenze riguardanti la legittimità dell'opera, (sentenza rif. Comunità Montana Valle Susa contro Cipe del 3 agosto 2011 progetto preliminare tunnel di base e sentenza rif. Comunità Montana Valle Susa contro Cipe N° 86 del 18 novembre 2010 progetto definitivo tunnel geognostico della maddalena) in quanto ritenute rilevanti poiché la definita "presunta illegittimità dell'opera" è stata usata più volte come spiegazione alla presenza degli imputati. Tutto viene basato sul mancato ricorso in appello della Comunità Montana, cosa che risulta impossibile dal momento che è stata messa in liquidazione il giorno 30 marzo 2014.
La sentenza appunto risale al 28 marzo 2014. L'avvocato Bongiovanni fa inoltre notare alla corte che una parte delle sentenze contro il Cipe fanno riferimento allegato 7 DPEF 2010-2013 dove l'allora avvocato Valfrè riferiva che la Torino-Lyon non era uscita dalla Legge obiettivo. Nell'allegato 7 DPEF 2010-2013 che definisce in pratica le opere da finanziare e quindi cantierabili, la linea Torino-Lyon non c'è; un "falso ideologico" che in appello avrebbe presumibilmente invertito le sentenze e dichiarato il cantiere illegale.
L'avvocato Bongiovanni deposita l'allegato 7.
Sia prima sia dopo le parole dei tecnici alcuni degli imputati (Guido Fissore e Pino Conversano prima, Matteo Greco e Luca Centanni successivamente) hanno rilasciato le proprie dichiarazioni, ribadendo le motivazioni della loro presenza durante le giornate in questione.
Qui il documento, note a pag. 77, 86, 92, e 132 esclusione della linea Torino-Lyon:
Allegato al 7° DPEF 2010 2013
V.R. 3.10.14
Dichiarazione spontanea di Pino Conversano.
Con questa mia dichiarazione spontanea non ho intenzione di ribadire quegli elementi che sono già emersi dall'interrogatorio a cui mi sono sottoposto in questa sede. Non vi racconterò nuovamente i miei movimenti nel primo pomeriggio del 3 luglio nei pressi della centrale elettrica a Chiomonte.
In quella giornata mi sono recato a Chiomonte per unirmi al popolo No Tav che manifestava contro l'illegittimo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena e contro quelle reti innalzate per delimitare il non-cantiere.
In questo procedimento sono accusato di lesioni a pubblico ufficiale, resistenza e concorso morale.
Per quanto riguarda le lesioni, l'accusa la rispedisco al mittente. Le tre pietre che ho scagliato da notevole distanza verso le forze dell'ordine, se pur avessero colpito qualcuno, non avrebbero certamente avuto la forza di creare quelle lesioni che ho potuto osservare al presidio medico allestito di fronte alla centrale elettrica, ferite causate dai candelotti dei lacrimogeni lanciati mirando i corpi dei manifestanti. La mia è stata solamente resistenza ad un attacco chimico durato più ore e perpetrato ai danni della popolazione che manifestava il proprio dissenso. Vi ricordo che a scatenare lo spropositato attacco delle forze dell'ordine fu una corda legata e tirata ad una rete fissata ad un blocco di cemento.
Sono imputato in questo procedimento non solo per ciò che ho commesso il 3 luglio, cioè il lancio di tre pietre che il palmo della mia mano riusciva a tenerle tutte insieme, ma per quello che dovrei rappresentare.
Nella ricostruzione dei fatti che la Digos e Procura di Torino hanno tentato di costruire, il personaggio dell'antagonista che lotta da anni contro il sistema è utile.
Voglio ricordarvi che nella "Ordinanza di custodia cautelare in carcere" (dicembre 2011) la Digos ha comunicato che sono noto ai funzionari di questura da oltre 22 anni (pag. 184). Sono nato nel 1978, nel 2011 avevo 33 anni, da ciò che afferma la Questura e con un semplice calcolo, all'età di 11 anni sarei dovuto già essere un pericoloso sovversivo. A 11 anni leggevo Topolino e gli unici amici che avevo erano quelli dell'oratorio di quartiere. La prima volta che ho avuto un incontro con funzionari Digos è stato nel '96 o '97 a latere di una manifestazione degli studenti medi. Questo, che può sembrare una banalità, in realtà è sintomatico di come il tutto sia stato confezionato ad arte per dipingere personaggi utili a definire i cattivi del movimento No Tav.
Inoltre, a pagina 223 della suddetta ordinanza, scrivete che "i violenti scontri [...] non sono stati estemporanei lo evidenzia, oltre l'organizzazione in loco, anche l'equipaggiamento (abbigliamento e oggetti atti al travisamento) che non è , certamente frutto di improvvisazione e che, al contrario, è elemento fortemente indiziante la preordinazione e il perseguimento di un unico, comune, obiettivo." Quindi, secondo ciò che afferma l'accusa, io, il cattivo antagonista No Tav, sono giunto a Chiomonte con l'equipaggiamento utile per assediare, sfondare e rioccupare il territorio chiamato Libera Repubblica della Maddalena. Qualcuno direbbe "ma mi faccia il piacere!" Il 3 luglio nel mio zaino c'erano: una borraccia d'acqua, un paio di occhiali da sole graduati, una felpa di cotone leggero e un fazzoletto. Per mia fortuna avevo con me questi ultimi due elementi che mi hanno dato la possibilità di non perdere i sensi e di difendermi dalla bruta violenza che le polizie dello Stato Italiano sono state in grado di mettere in campo lanciando più di 4000 lacrimogeni al CS, armi chimiche vietate per azioni militari ma in grado di alterare il DNA e sfondare le ossa se lanciati in modo inopportuno.
Contro gli imputati di questo procedimento lo Stato ha messo in campo un apparato repressivo in grande stile. Ci ha attaccato fisicamente il 27 giugno e il 3 luglio 2011; poi dal 26 gennaio 2012, ci ha represso dapprima con una spettacolare retata mediatica (quasi 300 agenti coinvolti), poi con settimane di carcere preventivo e con mesi di arresti domiciliari con il divieto di comunicare con i più stretti parenti. Non ultima la scelta di questa ignobile aula bunker storicamente riservata ai processi contro la mafia o il terrorismo; aula che è stata appositamente rispolverata per i No Tav. Trattamenti questi, normalmente riservati alla criminalizzazione prima di qualunque sentenza.
Tutto quest'apparato repressivo ha lo scopo di dipingerci agli occhi dell'opinione pubblica come i nemici numero uno dello Stato; l'affermazione dell'allora Ministro Cancellieri "La Tav è la madre di tutte le preoccupazioni"lo conferma. (cfr. articolo de il Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/14/caso-adinolfi-indagini-legami-greci-cancellieri-verranno-usati-soldati/228791/) Vi ricordo che sono qui tra i banchi degli imputati per aver lanciato tre sassi. Con questo non ho interesse a ridimensionare la mia posizione o ciò che si vuole far apparire della vicenda. È chiaro che in questo processo, noi imputati No Tav, siamo considerati e trattati come i peggiori criminali, come coloro che cospirano contro la nazione, insomma come i nemici dello Stato. Questa non è una deduzione, ma è un dato certo che trova conferma nella costituzione a parte civile dei Ministeri. Se non fossimo stati considerati tali, la Presidenza del Consiglio dei Ministri non avrebbe osato fare quella goffa richiesta di danni d'immagine, da questo Tribunale rigettata.
Dichiarazione spontanea di Luca Centanni.
Il 27 giugno ero presente come tanti altri notav in Val Susa, alla Maddalena. In quelle giornate, precedenti lo sgombero forzato del presidio denominato Libera Repubblica della Maddalena, in tanti ci siamo accampati, in tanti abbiamo partecipato alle iniziative, ai dibattiti. Un'intera collettività che difende il proprio territorio dalla devastazione, contro un opera inutile e dannosa che per gli interessi forti che essa alimenta si vuole porre in essere con ogni mezzo necessario, contro il volere popolare di un'intera comunità e che negli anni ha visto crescere la solidarietà e la partecipazione di migliaia di persone, non solo della valle ma di tutto il paese.
In piena e crescente crisi economica il tav è uno spreco di denaro pubblico che invece dovrebbe essere utilizzato per contrastare l'impoverimento sociale causato dagli effetti della crisi ed essere investito in servizi sociali, scuole e ospedali.
Per questi motivi il 27 giugno ero presente in valle. Quel giorno ho visto mezzi pesanti farsi avanti fra la gente, incurante dei pericoli che questi potevano procurare alle migliaia di persone che erano li presenti ad ostacolare lo svolgersi dello sgombero: la pinza meccanica dall'autostrada che sradicava, senza porsi alcun problema per la sicurezza delle persone che aveva davanti a se, la barriera protettiva, "barricata Stalingrado" allestita nei giorni precedenti lo sgombero. Ho visto giovani e anziani piegati dal dolore per la nube tossica e dal bruciore agli occhi procurati dai tanti lacrimogeni al cs sparati dalle forze dell'ordine e dall'elicottero che dava supporto all'operazione di sgombero.
Completamente avvolti nella nube dei gas con la gente che non riusciva più a muoversi per il malore, nella rabbia generale, provocata da un attacco sproporzionato e l'uso massiccio di lacrimogeni, ho cercato di salvaguardare istintivamente chi non si reggeva più in piedi mentre gli agenti in assetto antisommossa, brandendo scudi e manganello, si facevano largo fra la gente. Intorno a me regnava il panico: uomini e donne, che ormai resi ciechi dai cs, non capivano in che direzione andare, come uscire da quella nube tossica che ci avvolgeva. In quei momenti è anche comprensibile che qualcuno abbia istintivamente pensato di reagire a quell'attacco sproporzionato.
Anch'io ho cercato di ostacolare l'avanzata delle FO ma ho desistito per l'intensità della nube di gas che rendeva l'aria irrespirabile.
Tutto questo si svolgeva sul piazzale della Maddalena. Con il continuare dei lanci dei lacrimogeni, alcuni sono rimasti sul piazzale cercando delle vie di fuga dai gas, io, insieme ad altri, siamo saliti sul sentiero che porta a Ramat e mi sono allontanato dal piazzale e dal luogo degli scontri.
La contrarietà e la determinazione con la quale la gran parte della comunità locale si oppone alla realizzazione di quest'opera è dettata, non da una questione ideologica ma dal buon senso.
E.S. 04.10.14
Inviato da: RavvedutiIn2
il 28/12/2014 alle 17:11