Post n°11 pubblicato il 02 Ottobre 2014 da davi.luciano
"Ispezione" No Tav al Tribunale di Torino Start event: 3/10/14 - 10:00 ISPEZIONE DEL CSM AL TRIBUNALE DI TORINO!
OGGETTO: ACCANIMENTO CONTRO I NO TAV E IN PARTICOLARE CHIARA CLAUDIO MATTIA E NICCOLO'
VENERDI 3 OTTOBRE ORE 10 CORSO VITTORIO EMANUELE 130
"C'è del marcio in Danimarca", si suol dire...Per mesi e in vario modo i No Tav hanno denunciato l'accanimento di una parte della Procura di Torino nei confronti degli oppositori all'Alta Velocità, diverse anomalie nella gestione dei processi, e in particolare l'assurda vicenda delle accuse di terrorismo nei confronti di Chiara Claudio Mattia e Niccolò, in base alle quali i nostri compagni sono reclusi in regime di alta sicurezza da ormai quasi dieci mesi. Ebbene, dopo la sentenza della Cassazione dello scorso maggio, che ha riconosciuto come infondata l'accusa di terrorismo, finalmente da Roma si è mosso qualcosa e il 3 ottobre un inviato speciale del Consiglio Superiore della Magistratura giungerà al tribunale per un'ispezione negli uffici del PM dalle strane amicizie Antonio Rinaudo e del suo collega Andrea Padalino. Un gruppo di No Tav sarà ad attenderlo per illustrare la situazione.
CHIARA CLAUDIO MATTIA NICCOLO' GRAZIANO, FRANCESCO, LUCIO LIBERTA' PER TUTTI E TUTTE
No Tav Torino&cintura Attached files DOC file - ispezione No Tav Tribunale 3 ottobre.doc
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Post n°10 pubblicato il 02 Ottobre 2014 da davi.luciano
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Post n°9 pubblicato il 30 Settembre 2014 da davi.luciano
http://www.notav.info/documenti/maxiprocesso-notav-lacrimogeni-che-male-puo-fare-un-documento/ Venerdì nuova pagina in aula bunker di una lunga storia che vede la Procura di Torino ed il Ministero degli interni, a braccetto, opporsi in tutti modi all'ingresso nel processo di documenti che possano minare la tenuta dell'accusa. Si è già detto della assurda, stupefacente, incomprensibile opposizione del 'pool no tav' all'ingresso delle carte che provano il legame tra alcune ditte del cantiere di Chiomonte e la 'ndrangheta (uno dei grandi motivi di opposizione), e addirittura della messa in dubbio che questi legami esistano (http://www.notav.info/post/mafia-appalti-tav-la-procura-di-torino-non-vuole-che-nel-maxi-processo-entrino-le-prove/). D'altronde, il procuratore aggiunto Ausiello, che sperava di diventare capo e invece è rimasto vice, è arrivato anche a smentire le conclusioni delle sue stesse indagini sulla mafia quando si è trattato di toccare l'area TAV (http://www.notav.info/post/i-magistrati-di-torino-su-tav-e-mafia-riflessioni/). Roba da rimanere sbigottiti, chissà che ne pensano i PM antimafia della Calabria... Ma restiamo sui gas lacrimogeni CS. 4357 ne sono stati sparati tra il 27.6.2011 ed il 3.7.2011, una guerra chimica di portata inaudita, di poco inferiori ai 6.000 di Genova G8. Non solo un'enorme quantità, già di per se sproporzionata e quindi illegale, ma anche illegali le modalità di sparo. Infatti in quei due giorni sono centinaia i tiri diretti contro i manifestanti: decine quelli confermati in aula dai testimoni, diversi quelli immortalati in video e foto. Si sapeva che lo sparo diretto era vietato, lo avevano già confermato alcuni carabinieri nel processo a Nina e Marianna, e ci voleva poco a capire la pericolosità estrema dell'arma, che spara proiettili metallici di 100 grammi a 270 chilometri all'ora e che può menomare seriamente oltreché uccidere. La sistematicità dello sparo illegale può avere influito sulla psiche dei manifestanti? Fino ad ora, visto che la Procura si era opposta con tutte le sue forze alle richieste di acquisizione degli imputati (che volevano fossero acquisite circolari interne del Ministero), nessun documento provava l'esistenza di divieti espliciti alle forze di polizia. Nessun documento che dicesse nero su bianco bisogna sparare in un certo modo (gli ormai mitologici 45° di inclinazione, di cui tutti vociferavano) e non in un altro. Così, mancando pochi giorni all'inizio delle discussioni finali, venerdì le difese hanno provato a depositare nel processo un manuale tecnico operativo realizzato dal Ministero degli interni (trovate il link al documento in fondo) che spiega come vengono utilizzati i reparti speciali, le dotazioni, i divieti, durante le operazioni di OP. E proprio le modalità da seguire per il lancio dei gas lacrimogeni, oltre alle cautele - si, proprio le cautele - che gli agenti di polizia devono avere verso i manifestanti dopo averli esposti al CS. E come dicevamo, tanto per cambiare Procura e Ministero degli interni si oppongono al documento. Evidentemente all'accusa non interessa arrivare alla verità del processo, e quindi capire se come e dove le forze dell'ordine abbiano ecceduto e commesso reati, ma giungere alla verità per cui sono i no tav, e solo loro, da biasimare. La procura perché "non ne capisce la provenienza...", addirittura vuole sapere dall'avvocato "come se lo è procurato", contesta che sia un documento pubblico perché non può verificare, perché non c'è una data ecc. ecc. Come se non fosse di provenienza pubblica un documento senza data! L'avvocato le dice: secondo lei è falso? Mi dica che è falso! Mi dia le prove che è falso! E dire che il 'pool no tav' della procura ha sempre intorno a se agenti del Ministero degli interni, compresi DIGOS, durante tutte le udienze, come l'altro giorno. Alzare il telefono e controllare al Ministero? No, meglio opporsi a prescindere. Il Ministero a sua volta si oppone perché dice che tutte le operazioni di Chiomonte del 2011 sono regolate da apposite ordinanze. Non dice, il Ministero, che le ordinanze il Ministero aveva rifiutato di produrle a richiesta degli avvocati, non dice che la Procura si era opposta all'acquisizione, non dice che alla fine, quando il Tribunale si è degnato di ordinarne l'acquisizione...le ordinanze sono arrivate tutte omissate e segretate, inutili. Nemmeno, il Ministero, ricorda che per dichiarazione di uno dei più importanti agenti operativi quei giorni, il Dr. Scarpello ex-DIGOS Torino, non venne fatto nessun briefing sull'uso delle armi lacrimogene. Era quindi una questione di principio quella dell'ultima udienza: vedere sino a che punto la Procura avrebbe fatto muro contro l'acquisizione di un documento redatto dallo Stato, con tanto di marchi e simboli del Ministero degli interni. E allora eccolo qui: con tutte le sue belle indicazioni di provenienza e certificazione: atti provenienti dall'Indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, Comitato Paritetico Camera-Senato, prodotti nel procedimento 13024/01 RGNR Tribunale penale di Genova, definito con sentenza passata in giudicato. Vediamo qualche cosa di interessante dal manuale per quanto riguarda i gas CS. 1) La polizia deve soccorrere i manifestanti colpiti dai CS. 2) E' vietato sparare diretto e sparare con inclinazioni inferiori a 45°. Divieti corredati di disegnino: è chiaro che sparare direttamente contro le persone è vietato dalle circolari del datore di lavoro. Ingrandimento: Vedremo adesso cosa replicherà la procura di Torino... Ecco il link al documento completo ->. lacrimogeni 048-0186-donnini
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Post n°8 pubblicato il 15 Settembre 2014 da davi.luciano
Novità nel mondo delle telecomunicazioni: gli scienziati del Wireless Network Group della Rice University hanno appena messo a punto un sistema per sfruttare lo spettro Uhf, una porzione dello spettro radiotradizionalmente riservato alle trasmissioni televisive, per passare dati internet lungo hotspot wireless distanti centinaia di chilometri tra loro. Con la nuova tecnologia, racconta Edward Knightly, direttore del dipartimento di ingegneria elettrica e informatica di Rice, sarà possibile superare uno dei principali problemi della trasmissione di dati wireless, cioè l'eterna ricerca di un compromesso tra quantità di informazioni trasmessi e portata della trasmissione. Il sistema combina diverse tecnologie già consolidate e largamente utilizzate in tutto il mondo: una di queste è la cosiddetta Mimo(multiple input, multiple output), uno schema che usa più antenne per aumentare la velocità di trasferimento dati senza necessità di aggiungere ulteriori canali o modificare la potenza di trasmissione. "Quando si comparano Uhf e wifi, di solito bisogna trattare con un compromesso tra capacità e portata", spiega Narendra Anand, uno degli autori dello studio, appena presentato alla conferenza Mobicom 2014 in corso a Maui, Hawaii. "Immaginate che il punto di accesso wifi invii dati su un'autostrada a cento corsie, ma lunga solo un chilometro. Lo spettro Uhf, al contrario, è una strada lunga cento chilometri ma dotata di solo tre o quattro corsie, senza possibilità di aggiungerne altre. Il nostro sistema sfrutta in modo più efficiente le poche corsie della banda Uhf, usando una tecnica ditrasmissione a molte antenne in grado di servire contemporaneamente più utenti sullo stesso canale". I ricercatori hanno deciso di sfruttare lo spettro Uhf dato che molte frequenze si sono liberate dopo il passaggio alla tv digitale, che ha un ingombro molto minore rispetto alla tv analogica. La tecnologia è particolarmente promettente per le zone rurali, dove non è possibile portare la banda larga via cavo. Il sistema è stato testato su una piattaforma di ricerca messa a punto ad hocalla Rice University, la cosiddetta Wireless Open-Access Research Platform (Warp), e confrontato con la trasmissione tradizionale: "Con gli esperimenti che abbiamo effettuato", ha detto Knightly, "abbiamo mostrato che la nostra tecnologia è altamente efficiente e può essere un valido miglioramento dei sistemi di trasmissione attualmente utilizzati". |
Post n°7 pubblicato il 13 Settembre 2014 da davi.luciano
http://www.notav.info/senza-categoria/strane-amicizie-del-pm-rinaudo/ [AGGIORNATO 2 MAGGIO 2014] Riceviamo e volentieri pubblichiamo da parte di un notav questa minuziosa inchiesta che dimostra come la vicenda giudiziaria messa in atto contro i notav non avvenga per amor di giustizia. Non avvenga nemmeno in maniera disinteressata. Uno dei due pm con l'elmetto ha un ruolo chiave in molte vicende della nostra regione, appassionato di calcio e del potere del calcio, il pm Antonio Rinaudo, sempre solerte nei confronti dei notav, non sembra lo stesso per le sue frequentazioni e per le lui medesimo. E' un notav a fornirci questa inchiesta, e ancora una volta ci fa pensare molto sul ruolo e il coinvolgimento dell'informazione nella crociata contro la Valsusa. Nessuno, in nessuna redazione, si è mai posto delle domande, ha fatto una ricerca negli archivi, per provare a capire qualcosa in più dell'astio profuso dai Pm contro giovani e meno giovani del movimento. Forse perchè tutti troppo abituati a stringere mani. Qui di seguito pubblichiamo la prima parte dell'inchiesta , al fondo la divisione in capitoli.
Le strane amicizie del pm Rinaudo Magistratura e 'Ndrangheta all'attacco della Val Susa Nell'ottobre 2003 un pubblico ministero della procura di Torino, Antonio Malagnino, ricevette un rapporto dei carabinieri in cui comparivano telefonate "amichevoli" tra un suo collega in procura, Antonio Rinaudo, e un uomo, tale Antonio Esposito detto Tonino, soprannominato negli ambienti malavitosi "O' Americano", già accusato di aver pianificato un omicidio negli anni Ottanta, emissario a Torino del più potente e famoso boss della 'Ndrangheta in Val Susa: Rocco Lo Presti, le cui attività criminali avevano condotto nel 1995 allo scioglimento per mafia del comune di Bardonecchia (primo caso nel nord Italia). Motivo scatenante dello scioglimento era stata l'inchiesta sul sindaco della piccola città alpina, che aveva concesso proprio a Lo Presti appalti miliardari in qualità di boss di quella "mafia della Val Susa" che connotò negativamente, per decenni, la fama di quei territori - fino alla nascita del movimento No Tav. Oggi Antonio Rinaudo gestisce con furore la battaglia giudiziaria contro quel movimento e difende un cantiere da più parti accusato di essere il nuovo e più grande bancomat per la stessa e sempre più potente organizzazione criminale. La scoperta delle relazioni pericolose tra Rinaudo e l'emissario della 'Ndrangheta valsusina non portarono, sorprendentemente, ad alcuna conseguenza di rilievo per il magistrato. Rinaudo continuò, indisturbato, a ricoprire il suo ruolo di pubblico ministero. In quello stesso anno, anzi, gli fu affidata proprio un'inchiesta su attività riconducibili alla 'Ndrangheta. Si trattava di sessantacinque persone coinvolte in un traffico internazionale tra tre paesi e due continenti. Rinaudo, per loro fortuna, lascerà giacere il fascicolo per ben dieci anni nel suo cassetto, prima di riesumarlo, appena un anno fa, quando per tutti gli indagati è ormai garantito, nei fatti, l'esito della prescrizione. È il procedimento 6616/02 R.G. G.I.P.: la chiusura indagini è datata 2003, ma la richiesta di rinvio a giudizio di Rinaudo (unico titolare dell'inchiesta) è dell'agosto 2013, dieci anni in ritardo e ad appena dieci giorni dalla firma del magistrato sulle prime accuse di terrorismo per chi si oppone all'alta velocità. Prima di arrivare in Val Susa e imbastire la guerra giudiziaria contro il movimento, Rinaudo ha avuto tempo di lasciare altre tracce delle sue relazioni pericolose. Il 26 febbraio 2005, quando Tonino Esposito ormai da anni gestiva l'impero dello strozzinaggio per conto di Lo Presti a Torino, Rinaudo fece al criminale una delle tante telefonate, chiedendogli di passare a prenderlo in macchina per portarlo a cena in un Hotel di lusso, dove lo aspettava Luciano Moggi, da cui il pubblico ministero, scopriranno i carabinieri, riceveva da tempo regalie e favori. Ironia della sorte, il malavitoso si lamentò della richiesta di Rinaudo proprio con Moggi (che definì al telefono il pm "'Na rottura di palle") e sbottò: "Questi qua so' tutti la stessa pasta, so', 'sti magistrati!". La telefonata era intercettata, stavolta, dal nucleo investigativo dei carabinieri di Roma, su ordine della direzione distrettuale antimafia di Napoli, che indagava, tra l'altro, sugli agganci che Moggi aveva con le forze di polizia e negli ambienti giudiziari. Proprio da quelle telefonate emerse la presenza, alla cena tra Moggi, Rinaudo e Tonino Esposito, anche dell'avvocato ed ex deputato del Msi Andrea Galasso. La presenza di Galasso (che i carabinieri di Roma definiscono "comune amico" di Rinaudo e Moggi) conduce nuovamente, guarda caso, alla Val Susa. Galasso aveva difeso il presunto mandante di Esposito per il vecchio caso di omicidio: era Franco Froio, dirigente supremo dei lavori per l'autostrada del Frejus che ingrassarono a tal punto il clan di Lo Presti da attirare le attenzioni della commissione antimafia. Ora, mentre è a cena con Rinaudo, Galasso assiste il suo amico e sodale politico Ugo Martinat (all'epoca viceministro dei lavori pubblici), mentre suo fratello darà domicilio legale a Vincenzo Procopio, suo portaborse. I due erano sotto inchiesta per gli appalti truccati al previsto cantiere Tav di Venaus: il viceministro, grazie al suo faccendiere, aveva messo in piedi un sistema di incassi in favore di Alleanza Nazionale per tutti gli appalti pubblici del torinese, ma anche una spartizione occulta del denaro stanziato per il Tav (che coinvolse anche l'allora ministro per i lavori pubblici, Pietro Lunardi). I fili pronti a dipanarsi dalle frequentazioni di Rinaudo, però, sono appena cominciati. Quando Antonio Malagnino scoprì i suoi rapporti con l'uomo di Lo Presti, nel 2003, stava indagando su vicende criminali che avevano il loro fulcro proprio nel rapporto tra Tonino Esposito e Vincenzo Procopio, l'uomo degli appalti a Venaus. Accadde in quell'anno, infatti, che Procopio (membro del comitato direttivo di Torino 2006) ricevesse strane telefonate di minaccia, per poi essere avvicinato da Tonino in persona, che gli disse: "So che hai dei problemi. Conosco persone che possono aiutarti". Fu a partire da questo avvicinamento mafioso, e dal successivo invio di cinque buste contenenti proiettili calibro 10 a tutti i dirigenti del comitato direttivo, che la procura ordinò l'intercettazione dell'utenza di Esposito e appurò tanto i suoi contatti con Rinaudo quando quelli con Lo Presti, scoprendo le attività usurarie a Torino del boss della 'Ndrangheta e il tentativo di infiltrazione nei cantieri olimpici. Lo Presti ed Esposito furono arrestati alla fine del 2006, pochi giorni prima che uno dei sessantacinque indagati che Rinaudo aveva "dimenticato" nel suo cassetto, Rocco Varacalli (un affiliato di primo piano della 'Ndrangheta), cominciasse a parlare con (altri) magistrati e raccontasse che tutti gli appalti di Torino 2006 erano stati assegnati dal comitato olimpico a ditte facenti capo alla sua organizzazione, così come i lavori finanziati dalla giunta Chiamparino per il piano regolatore torinese (spina 3) e dal governo per il Tav Torino-Milano (che servì anche a interrare quintali di rifiuti tossici nella pianura padana). E qui la storia inizia a farsi complicata. Varacalli rivelò i nomi dei capi delle "locali", le strutture territoriali della 'Ndrangheta torinese; tra essi Bruno Iaria, figlio di Giovanni, vecchio boss del Canavese, con centro di comando a Cuorgné, nell'hinterland settentrionale di Torino. Proprio in quei mesi Bruno Iaria figurava, guarda caso, tra i "dipendenti" dell'azienda di una nota famiglia valsusina, i Lazzaro, che secondo l'ex sindaco di Bardonecchia avevano svolto la funzione di prestanome per Lo Presti durante la costruzione dell'autostrada del Frejus. Lazzaro era stato anche arrestato per appalti truccati nel 2002, e in quell'occasione era emersa la presenza di una "talpa" in procura (mai identificata), che aveva avvisato gli "imprenditori" che era in corso l'intercettazione dei loro telefoni. Poco tempo dopo, nel 2008, i Lazzaro ottennero appalti sia per lavori pubblici in Val Susa, sia per lavori di manutenzione della Salerno-Reggio Calabria e, attraverso complessi giochi camerali e contabili, si associarono a Giovanni Iaria in modo occulto. Questo, almeno, è ciò che dirà una relazione alla procura di Torino nel 2011, in cui si fece riferimento anche alle visite agli Iaria compiute da un altro "imprenditore" valsusino, Claudio Martina. Eppure, in quello stesso 2011, Ltf firmò un contratto milionario per il cantiere Tav di Chiomonte... con chi? Beh, naturalmente proprio con le ditte Italcoge Spa e Martina Service Srl delle famiglie Martina e Lazzaro (la MARTINA SERVICE srl costituita appositamente solo poche settimane prima con un capitale sociale di appena 10.000 euro e un solo socio: la signora Cattero Emanuela moglie di Claudio Pasquale Martina plurifallito e successivamente condannato a tre anni di reclusione per bancarotta fraudolenta con il gemello Roberto Martina). Questo nonostante pochi giorni dopo, il 9 giugno, Giovanni e Bruno Iaria venissero arrestati con l'accusa di associazione mafiosa. Ma il 17 giugno, dopo altri otto giorni, Antonio Rinaudo firmò i primi cinquantacinque avvisi di indagine per altrettanti oppositori all'installazione del cantiere e ordinò la perquisizione di alcune loro abitazioni, tra cui quella del portavoce Alberto Perino, (che avrebbe di lì a poco ricevuto una lettera con scritto: "Vi diamo tutti in pasto ai maiali e vi sciogliamo nell'acido"), che fu firmata e disposta da Giancarlo Caselli in persona. Altri dieci giorni e, il 27 giugno, duemila agenti tra poliziotti e carabinieri scortano la pala meccanica dei Lazzaro affinché essa distrugga, tra le proteste e la resistenza dei valligiani, le barricate che delimitavano l'ingresso alla Libera Repubblica della Maddalena, il presidio degli oppositori costruito dove doveva sorgere il contestato cantiere. Antonio Rinaudo fu allora definitivamente delegato a contrastare il movimento No Tav con l'arma degli arresti e dei processi. Il 18 gennaio 2012, intanto, Vincenzo Procopio entrò nel Consorzio Valsusa Imprese per lo Sviluppo (con la srl di famiglia S.T.I. srl società già coinvolta nella Variante di Avigliana, processo nel quale è condannato Vincenzo Procopio con gli amministatori SITAF. Anche il fratello Carlo Natale Procopio entra ella stessa data nel consorzio quale procuratore e socio di minoranza della EDIL GABRIELE srlcon capitale sociale di 10.000 euro), di cui facevano già parte i Lazzaro, e ottenne appalti per il cantiere appena aperto. Milioni di euro dei contribuenti sono quindi tuttora a disposizione, oltre che di chi è indicato dagli investigatori come sodale degli Iaria, e dall'ex sindaco di Bardonecchia quale prestanome di Lo Presti, anche di chi intrigò per spartire i miliardi di Venaus che non furono rubati (in favore del viceministro difeso dall'amico di Rinaudo, Andrea Galasso) soltanto per l'opposizione del movimento No Tav. Il cerchio delle cene del 2005 e delle telefonate del 2003 si chiude sei giorni dopo l'ingresso di Procopio nel CONSORZIO VALSUSA PIEMONTE. Rinaudo diede il via infatti la maxiretata (firmata dal Gip Bompieri) con ventisei arresti e cinquantasei avvisi d'indagine contro gli oppositori al cantiere di Chiomonte. Le attività del pm e dei suoi collaboratori contro l'opposizione al Tav hanno successivamente portato, in meno di quattro anni, a quasi mille indagati per reati connessi alla protesta contro la grande opera. Arresti, forzature giudiziarie, lesioni del diritto di difesa, indifferenza smaccata o insabbiamenti per le violenze subite dai No Tav (dalle diffamazioni a mezzo stampa, ai pestaggi, agli incendi di auto e presidi, agli abusi sessuali). Tre ragazzi e una ragazza contrari all'opera sono detenuti da mesi, su ordine di Rinaudo, in completo isolamento e in regime d'alta sorveglianza nelle carceri italiane con l'accusa di aver danneggiato un compressore del cantiere, e per questo sono accusati da Rinaudo di "attentato con finalità terroristiche". Due ragazzi scontano due anni e due mesi ai domiciliari per aver supportato un'azione No Tav. Le imputazioni e le intimidazioni del pm e dei suoi più stretti collaboratori non hanno risparmiato gli amministratori locali contrari al Tav, i giornalisti e i blogger critici verso il suo operato o verso quello della polizia, gli scrittori e gli intellettuali contrari all'opera; ma si sono concentrate soprattutto sui valligiani più affezionati alla salute della loro terra e sui giovani più generosi nel difendere un pezzo d'Italia dall'ennesima devastazione tossica da parte delle ecomafie e dei partiti. Perché proprio Rinaudo? Perché proprio lui? Perché la procura ha affidato a un uomo con tali legami le controversie sociali sulla Torino-Lione, che coinvolgono migliaia di cittadini in contrapposizione a interessi politici e criminali cui conduce proprio ciò che abbiamo documentato con l'inchiesta che ora pubblichiamo nella sua interezza? E perché i mezzi d'informazione non hanno mai dato conto di tutto questo, almeno da quando Rinaudo è stato destinato a quella Val Susa che anche grazie a lui è diventata, in questi anni, territorio d'emergenza? Sono possibili risposte diverse. Quel che è certo, è che l'abuso giudiziario contro il movimento No Tav rivela, grazie alle informazioni che abbiamo qui raccolto, risvolti ancora più inquietanti. Tutte le notizie che abbiamo reperito sugli intrecci tra crimine organizzato, politica e magistratura in rapporto al Tav sono basate su fonti documentate, su visure camerali, atti giudiziari, interviste e report giornalistici che troverete indicati in calce ai testi. Curiosamente, questo materiale ci ha condotto esattamente dove ci avevano condotto, da anni, le informazioni raccolte nei bar della Val di Susa e, in alcuni risvolti decisivi, per le strade di Torino. D'altra parte - come abbiamo già avuto modo di affermare - chi ci arresta e ci indaga sarà sempre sotto indagine da parte nostra. L'indagine di un movimento, però, è diversa da quella di un tribunale; ogni valutazione sui fatti è affidata unicamente all'attenzione critica di chi vorrà dare lettura di quanto segue. (per una lettura più agevole abbiamo diviso in capitoli il testo)
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Post n°6 pubblicato il 13 Settembre 2014 da davi.luciano
Articolo 101 della Costituzione della Repubblica Italiana: "La giustizia è amministrata in nome del popolo". Signori Magistrati: Voi dovreste amministrare la giustizia in nome del Popolo, ma quale Popolo vi ha nominati? (Come la polizia che ci avvelena con gas tossici, vietati dalla convenzione di Ginevra e lo fa in nome del Popolo!). Il 21 febbraio del 2012 (quasi un anno fà) il bisettimanale "Luna Nuova" ha pubblicato la mia lettera sotto riportata. Non è che "per caso" la Procura della Repubblica di Torino, non procedendo, si sia resa responsabile del reato di OMISSIONE? I presunti reati che potevano e dovevano essere contestati potrebbero essere ad esempio:
1) Attentato alla Costituzione della Repubblica Italiana (violazione degli articoli 16, 17, 35 e 42 della Costituzione a causa di una Ordinanza del Prefetto di Torino reiterata illegittimamente più volte) 2) Crimini di guerra in tempo di pace (in più occasioni, sono state sparate granate, a volte migliaia, contenenti gas tossici, contro la popolazione civile, contro abitazioni civili e in terreni coltivati) 3) Attentato alla salute pubblica (in più occasioni, sono state sparate granate (a volte migliaia) contenenti gas tossici, contro la popolazione civile, contro abitazioni civile e in terreni coltivati) 4) Tentato omicidio (in più occasioni sono state sparate granate contenenti gas tossici, a distanza ravvicinata, a tiro teso, direttamente contro le persone) 5) Tentata strage (il 3 luglio 2011 sono state sono state lanciate pietre e sparate granate contenenti gas tossici da un viadotto dell'autostrada A32 sulle persone sottostanti, l'altezza del viadotto è quasi di 20 metri. Ricordo che quando erano dei ragazzi a lanciare sassi dai ponti sulle autostrade sono stati minacciati di essere incriminati appunto per strage) 6) Devastazione di beni privati e pubblici (è stato devastato un sito archeologico di oltre 6.000 anni. In assenza di progetti esecutivi ed autorizzazioni sono stati occupati e devastati terreni di proprietà privata e pubblica e su questi sono state realizzate recinzioni del tutto abusive) 7) Altre illegalità e violenze varie; tra cui almeno un possibile sequestro di persona. Per i fatti citati esisteva la procedibilità d'ufficio in quanto: 1) si tratta di reati gravi 2) sono stati commessi pubblicamente 3) hanno coinvolto migliaia di persone 4) di quanto successo, i mezzi di informazione hanno dato notevole risalto nelle cronache 5) Il bisettimanale "Luna Nuova" il 21-febbraio-2012 ha pubblicato una lettera dello scrivente, in risposta all'intervista rilasciata dal Dottor Giancarlo Caselli, la settimana precedente, in cui si evidenziavano alcuni reati commessi da dipendendti pubblici, per cui esiste la perseguibilità d'ufficio. 6) sono stati commessi da dipendenti pubblici. 7) La Procura non poteva non sapere; in quanto per i fatti citati, ha inquisito ed imposto misure restrittive delle libertà personali a decine di persone che protestando, per richiedere il rispetto della Costituzione ed il ripristino della legalità, in qualche caso potrebbero aver superato certi limiti.
Ampia documentazione dei fatti citati (fotografie, filmati ecc.) è disponibile sui siti internet, nelle redazioni dei giornali e telegiornali e nelle documentazioni depositate in Procura della Repubblica di Torino dalla Questura .
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Post n°5 pubblicato il 13 Settembre 2014 da davi.luciano
di: DAVI' Luciano (si tratta di una mia personale elucubrazione, sono disponibile a discuterne con chiunque sia interessato, anche in senso negativo) E' ormai evidente che il sistema giudiziario italiano NON funziona, almeno non funziona correttamente come sarebbe necessario: formale, cerimonioso, inefficiente, ingiusto con i più deboli, costoso e se possiamo dirlo "forse" anche un pò corrotto; ed è una pia illusione tentare di riformarlo. Semplicemente non è possibile perché troppi interessi lo impediscono; in particolare la CASTA dei Magistrati lo impedisce, e lo fa con ogni mezzo, impedendo qualsiasi modifica, alle leggi, che ne limiti i privilegi o che comunque non sia gradita. Come è illusorio entrare in una qualsiasi organizzazione (partiti, sindacati ecc.) con lo scopo di migliorarla dall'interno; in realtà, nonostante tutte le buone intenzioni, normalmente si viene fagocitati dal sistema. In Italia (e nel mondo) chiunque svolge un lavoro, per vari motivi, è sottoposto a controlli, interni ed esterni (al limite da parte della Magistratura) i Magistrati sono gli unici "lavoratori" che rifiutano ogni tipo di controllo esterno, dicono che si auto-controllano, pertanto ovviamente sono tutti: belli, Onesti, Intelligenti, Bravi e..... La Giustizia è controllata da una CASTA, forte con i deboli ma debole con i forti, che mantiene il proprio potere e privilegi e difende quelli dei poteri forti o dei furbi, anche sfruttando dei formalismi che consentono tempi lunghi (geologici) e la responsabilità è quasi esclusivamente dei Magistrati. Quali soluzioni sono possibili? A questo punto sono convinto che ormai una sola cosa sarebbe possibile ed auspicabile: azzeramento completo della Magistratura attuale e ricostituzione di un Nuovo Sistema Giudiziario con Nuovi Magistrati. Abolire, vietare ogni formalismo e cerimonia che non sia a garanzia del Cittadino, che deve essere messo in condizione, se è in grado e se lo desidera di autodifendersi, pertanto abolire la necessità di un Avvocato difensore. Decisioni e sentenze con le relative motivazioni pronunciate immediatamente al termine dei dibattiti, tempo di attesa massimo: qualche ora; nel frattempo per i Magistrati devono rimanere segregati con divieto assoluto di parlare con qualsiasi persona, devono unicamente poter consultare i codici e sentenze che "fanno" da precedente. Teniamo presente che nessuno è obbligato a fare il Giudice o il Pubblico Ministero, chi accetta le nuove condizioni bene, altrimenti può andare a fare un altro lavoro possibilmente utile. La Costituzione della Repubblica Italiana all'articolo 101 recita: "La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge." l'articolo 118 recita "Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata." E' URGENTE e necessario dare piena e concreta attuazione a questi articoli. Purtroppo il terzo capoverso dell'articolo 107 recita "I magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni." Pertanto la Magistratura è divisa, ma solo funzionalmente, tra inquirente e giudicante; ebbene questo capoverso DEVE essere abolito. I Padri costituenti scrivendo questo articolo (ed altri) immaginavano che dopo il periodo nero del fascismo e della guerra soltanto a GALANTUOMINI sarebbe stato permesso di accedere a certe cariche pubbliche; purtroppo non sono stati sufficientemente realisti ed hanno dimenticato l'uomo nella sua essenza e debolezze. Il Potere Giudiziario (Giudici) dovrebbe essere nettamente distinto e separato da quello inquirente (Procuratori), anzi i Procuratori dovrebbero essere eletti dal Popolo (come avrebbe voluto far scrivere nella Costituzione addirittura Togliatti) ed i Giudici, a garanzia della loro assoluta indipendenza, non dovrebbero essere stipendiati dallo Stato, bensì dovrebbero mantenersi con la propria attività (le sentenze e le spese giudiziarie), in questo modo sarebbero anche incentivati a non far durare troppo a lungo i processi. I Giudici (gli unici che dovrebbero fregiarsi del titolo di Magistrati) dovrebbero essere selezionati secondo un criterio di una moralità assoluta e dovrebbero sottoporsi periodicamente volontariamente a test psicologici, magari anche al poligrafo (come avviene negli USA per le Alte Cariche Statali), per dimostrare la loro correttezza e buona fede; teniamo sempre presente che NESSUNO è obbligato a fare il giudice. Una commissione indipendente (non composta da Giudici) dovrebbe vagliare e verificare (controlli periodici e statistici) l'operato dei giudici ed in presenza anche solo di un "fondato dubbio", magari inerente a sentenze quantomeno "discutibili", avere il potere di esautorare il giudice dal processo o addirittura dalla Magistratura. Sia per i Giudici che per i Procuratori dovrebbe valere (come per tutti gli altri lavoratori) il principio della responsabilità civile e Penale, nei propri atti; pertanto qualsiasi "ingiusto danno" che il Cittadino deve subire a causa di coportamenti evidentemente negligenti o per incapacità o peggio per dolo, DEVE essere risarcito personalmente da chi lo provoca. Articolo 28 della Costituzione. Ovviamente i Procuratori, non essendo Magistrati, non dovrebbero poter ordinare misure restrittive non convalidate da un Giudice, nei confronti di Cittadini; esiste sempre il fermo di Polizia (almeno fino a quando non la scioglieremo, ma questo alla prossima puntata). Signori Magistrati: Voi operate in nome del Popolo, ma quale Popolo? (Come la polizia che ci avvelena con gas tossici, vietati dalla convenzione di Ginevra e lo fa in nome del Popolo!). Vi siete solo auto-proclamati Giudici o Procuratori! Avete semplicemente vinto un concorso, gestito da vostri "simili" (che quindi avranno fatto in modo di scegliere soltanto "persone gradite " a Loro) e poi avete fatto carriere, non in base alla Vostra attività o al Vostro merito personale, bensì sfruttando automatismi di comodo. Quale autonomia avete dimostrato di avere rispetto ai poteri forti? Nessuna perchè ne fate parte, a pieno titolo! Però ricordate che state agendo al di fuori della Costituzione, secondo la quale affermate di operare e di trarre la Vostra legittimità: il Popolo (questo è proprio il Popolo italiano) si è legittimamente pronunciato attraverso un referendum, sancendo che anche voi siete responsabili delle Vostre azioni, e se "sbagliate" dovete pagare, come tutti gli altri Cittadini; ma avete disatteso l'esito di questo referendum, impedendo addirittura al Parlamento di legiferare in proposito. Ma voi dovreste solo "applicare le leggi", il "Potere Legislativo" è prerogativa esclusiva del Parlamento, eventualmente è Vostro diritto proporre leggi o modifiche alle stesse, senza però avvalervi delle posizioni di forza che godete, ma come qualsiasi altro cittadino, raccogliendo cioè 50.000 firme ecc...
Con l'attuale normativa del Codice di procedura civile in vigore dal 1943 e, per inciso, eredità delle leggi fasciste e del regime poliziesco che gli necessita, nessun magistrato è mai stato condannato al risarcimento del danno civile prodotto. Questo si spiega perché gli articoli 55, 56, e 74, di cui abbiamo ottenuto l'abrogazione con referendum, nel lontano 1987, prevedevano speciali limitazioni della responsabilità del magistrato per il danno causato illegittimamente nell'esercizio delle sue funzioni. Infatti, non solo il magistrato riceve un trattamento differenziale e di favore rispetto a qualsiasi altro operatore pubblico, ma viene anche sottratto a quel giudizio di responsabilità che tutela il cittadino dall'esercizio errato o dannoso di alcune delicatissime funzioni private (basta pensare alla responsabilità del medico, dell'ingegnere, del biologo, del chimico...). 1. Le norme abrogate erano incostituzionali. L'articolo 28 della Costituzione stabilisce che tutti i dipendenti dello Stato sono responsabili direttamente per i danni arrecati ai cittadini nell'esercizio delle loro funzioni e la Corte Costituzionale ha già precisato che questa norma riguarda anche i magistrati. Tuttavia gli articoli abrogati restringevano la responsabilità civile dei giudici al punto di renderla di fatto inesistente. Inoltre la Costituzione, articolo 24, stabiliva che tutti possono agire in giudizio per far valere i propri diritti, ed invece l'articolo 56 cpc, uno di quelli abrogati, imponeva che non si possono chiedere i danni ai magistrati senza l'autorizzazione del ministro di Grazia e Giustizia. |
Post n°4 pubblicato il 13 Settembre 2014 da davi.luciano
Chianocco 01-MAG-2014 Alla Procura della Repubblica di Milano Oggetto: Esposto/denuncia contro la Procura della Repubblica di Torino Il sottoscritto DAVI' Luciano nato a Torino il 20 marzo 1955 e residente a Chianocco (TO) in frazione Crotte n. 2, ritiene che la Procura della Repubblica di Torino, nelle persone dei Procuratori ........................, si sia resa responsabile del reato di omissione, in quanto non sono stati perseguiti presunti reati gravi, come impone la Legge. Questi presunti reati sono stati commessi nei seguenti comuni della provincia di Torino: Chiomonte, Giaglione, Susa e Chianocco, nel periodo dal 27 giugno 2011 al 31 dicembre 2012 e la responsabilità diretta ed indiretta dovrebbe essere attribuita a: Prefetto di Torino, Questore di Torino, funzionari della Prefettura e della Questura coinvolti nei fatti ed Agenti delle Forze dell'Ordine intervenuti, nel periodo citato, nei comuni citati. I presunti reati che potevano e dovevano essere contestati sono ad esempio:
Per i fatti citati esisteva la procedibilità d'ufficio in quanto:
Ampia documentazione dei fatti citati (fotografie, filmati ecc.) è disponibile sui siti internet, nelle redazioni dei giornali e telegiornali e nella Questura di Torino. Qualora si ritenga opportuno aprire un procedimento in proposito, ritengo indispensabile che siano posti sotto sequestro tutti i documenti inerenti ai fatti incriminati, sia in formato cartaceo che informatico, presenti in Prefettura, in Questura ed in Procura della Repubblica, onde evitare possibili manomissioni o "scomparse". In Fede DAVI' Luciano
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Post n°3 pubblicato il 13 Settembre 2014 da davi.luciano
Mirko Busto - 13 settembre, 2014 Analizzando la situazione del nucleare italiano non si può non provare un moto di sgomento di fronte a tanta confusione, eppure si tratta di un tema quanto mai delicato che meriterebbe la massima accortezza e precisione. In realtà la condizione attuale è emanazione diretta di una politica decennale che definirei schizofrenica. Ricordiamo il primo referendum antinucleare del 1987 al quale però si è risposto anni dopo con una nuova volontà di nucleare che è stata nuovamente bocciata - speriamo definitivamente - dal referendum del 2011, anche sulla scia del disastro di Fukushima. Parallelamente la Sogin, nata nel 1999 per la gestione del nucleare italiano ha di fatto svolto un lavoro contraddittorio, prima occupandosi del decommissioning, per il quale era nata, poi riprendendo progetti per sostenere una ripresa del nucleare e quindi nuovamente per la dismissione di ogni cosa. Due i maggiori risultati ottenuti, ed entrambi pessimi. Da un lato c'è stato uno sperpero di soldi pubblici - la Sogin è a capitale pubblico e finanziata dai noi cittadini tramite la bolletta elettrica - dall'altro non si è risolto il problema della dismissione delle scorie e dei rifiuti radioattivi in generale che continuano a stazionare pericolosamente nei diversi luoghi di origine in depositi "temporanei" costruiti o addirittura ancor'oggi in costruzione in attesa della realizzazione del fantomatico Deposito unico nazionale. Sono anni che l'Europa ci chiede di avviare una seria politica razionale di decommissioning, puntando alla costruzione del deposito nel quale raccogliere nella massima sicurezza tutto il materiale prodotto negli anni. Purtroppo, nonostante le direttive e le sanzioni europee la situazione è ancora abbastanza confusa e molte sono le voci che lamentano ritardi e incompatibilità logiche che anche noi condividiamo. Personalmente a nome del Movimento 5Stelle Ambiente ho presentato diverse interrogazioni sulla tematica. Ho interpellato il Governo sulla situazione dell'appalto truccato Eurex di Saluggia, il quale però non è stato ancora annullato. Ora siamo in attesa che si decidano a nominare i vertici dell'ISIN, l'autorità di controllo prevista dal decreto legislativo n.45 del 2014 di attuazione della Direttiva Euratom 70/2011, ed organo fondamentale per procedere nell'iter che dovrebbe portare quanto prima all'individuazione e realizzazione del deposito unico nazionale (presentata interrogazione). Per quanto riguarda la situazione dell'accordo italo-francese sul riprocessamento delle scorie italiane nell'impianto di ricezione francese di La Hague, le notizie apparse di recente sulla Stampa in relazione alla sospensione del trasferimento fanno riferimento ad una nota contenuta in un documento ISPRA dell'ottobre 2013. Il neo Presidente Chiamparino ha rilasciato un'intervista nella quale si dice assicurato del fatto che "i viaggi riprenderanno". Come al solito la situazione non è scevra da dubbi ed incertezze sul futuro prossimo ed imminente del nucleare italiano. Per questo abbiamo presentato una nuova interrogazione ai Ministri competenti per chiedere massima chiarezza sia sul versante dei riprocessamenti che sull'iter programmato in vista della identificazione del luogo che ospiterà il deposito unico. Mirko Busto - capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Ambiente alla Camera
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Post n°2 pubblicato il 13 Settembre 2014 da davi.luciano
Scritto da M5S Senato News pubblicato il 11.09.14 18:14 Spesso si sente parlare di TAV/TAC Torino - Lione ma, purtroppo, non è l'unica grande opera che la politica vorrebbe realizzare. Pur non essendoci ancora una versione definiva del decreto cosiddetto Sblocca Italia possiamo dare per certo che al suo interno non troveremo quella linea ma altre rappresentazioni oniriche della politica del tondino e del cemento. Qui analizziamo il Terzo Valico dei Giovi. Il contratto del 1991 prevedeva una spesa di 1,585 miliardi di Euro per 130 km di linea AV passeggeri tra Genova Principe e Milano Rogoredo; con il passare del tempo sono diventati 6,2 miliardi per 54 km AV/AC tra Genova e Tortona: il TERZO VALICO DEI GIOVI. Non riescono neppure ad inventare scuse nuove! L'opera é stata bocciata nel 1994, nel 1998 e nel 2000 dalla Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale sempre per mancanza di giustificazione e per l'insostenibilità dell'impatto ambientale. Tralasciando le numerose preoccupazioni riguardanti la salute pubblica, analizziamo le principali motivazioni che i proponenti mettono sul piatto per dichiarare necessaria e strategica questa opera. - I costi saranno coperti da appositi finanziamenti Europei - Il Terzo Valico fa parte del corridoio 24 Genova-Rotterdam e servirà a far crescere il porto di Genova. Senza il Terzo Valico la Liguria resterebbe isolata e le merci non potrebbero uscire dal porto. Con il Terzo Valico si potrà far crescere il porto rendendolo competitivo nei confronti dei porti del nord Europa. - Il Terzo Valico crea indotto sul territorio - Il Terzo Valico é un'opportunità per il rilancio della logistica, il basso Piemonte dovrà diventare il retro-porto di Genova Dopo più di vent'anni dall'avvio del progetto e a quasi dieci dall'approvazione AC, istituire solo in tempi recenti tavoli di lavoro per lo sviluppo della logistica legata al Terzo Valico appare esclusivamente come un tentativo di sostegno all'opera. Se si crede veramente nello sviluppo della logistica allora gli interventi dovevano essere fatti da tempo e non partire ora. - Il terzo valico serve per trasferire le merci da gomma a rotaia, quindi una tipologia di trasporto più virtuosa dal punto di vista ambientale - Con il Terzo Valico si potranno realizzare convogli da 2000 Ton e 750 metri di lunghezza a semplice trazione, il trasporto costerà quindi di meno. - I container di nuovo tipo non possono viaggiare sulle linee tradizionali per i limiti di altezza. - Le linee tradizionali hanno pendenze troppo elevate e limitano il numero delle tracce - La soluzione mista AC/AV Alta Capacità/Alta Velocità permetterà il transito sia di treni passeggeri che di treni merci Si potrebbe andare avanti a lungo, portando innumerevoli considerazioni che smontano la presunta utilità di quest'opera. La realtà non è differente da quella di altre "grandi opere". Dove non si trovano risorse per interventi a sostegno del lavoro, dell'istruzione, della salute limitandosi a formulare slogan e promesse. Dove si continua a morire in seguito a fenomeni atmosferici perché il dissesto idrogeologico non è prioritario per i nostri governanti. Dove è più importante emettere un Decreto per sbloccare le opere e consentire di passare all'incasso, una specie di legge obiettivo 2.0, che adottare provvedimenti concreti per il bene di tutti, rinviandoli ad un domani non meglio definito. Dove la totale assurdità di un'opera si trasforma d'incanto in pubblica utilità. M5S Commissione Lavori pubblici, Si ringrazia Fabrizio Gallo, Consigliere Comunale M5S Novi Ligure per il prezioso aiuto |
Inviato da: RavvedutiIn2
il 28/12/2014 alle 17:11