ERRATA CORRIGE

Chi troppo vuole


Portogallo, c’è un caldo infernale. Nel primo pomeriggio vedo una gelateria in piazza e mi riprometto, facendone gran pubblicità ai miei compagni di viaggio, che avrei saltato i pasti per divorare, quella sera stessa, la più imponente e sfacciata vasca di gelato che si fosse mai vista sulla faccia della Terra. Rompo le balle per tutta la giornata ma, stoico, tengo fede al mio giuramento rischiando più volte lo svenimento, e giunge infine il tanto atteso momento di sedersi alla gelateria più famosa di Evora, la Gelateria Zoca. Scorro avido le proposte e il mio sguardo viene immediatamente fulminato dalla figura di un mastodontico catafalco di gusti al latte, su cui, tra fiumi di cioccolato liquido ed intere distese di croccanti granelle, svetta una selva di ombrellini aperti ad ombreggiare succose e tonde, sciroppose amarene: la Coppa Zoca, un palese insulto al terzo mondo.Laura, Lucia e Gian non vogliono certo mettersi in competizione con me, il Signore di tutti i Gelati, e ordinano delle squallide, banali, patetiche coppettine bi-gusto che, dall'alto della mia faraonica scelta, considero con sdegno quasi schifato.Il nostro ordine si fa attendere un po’, ad un certo punto un cameriere con un vassoietto sembra indirizzarsi dalle nostre parti e uno dei miei sprovveduti commensali ipotizza che sia per noi. Ingenuo, sciocco sempliciotto, vedi forse su quel vassoio cinque chili di gelato in fiamme?! Cerco di spiegare cosa accadrà: la Coppa Zoca richiede una particolare maestria, devono costruire tutta un’impalcatura di creme e cioccolato su cui poi adagiare le frutte, gli sciroppi e le granelle, il tutto verrà poi annegato da una valanga di panna montata, dovranno accendere le cariche dei bastoncini d’artificio, quelli di Capodanno, poi i camerieri in livrea si disporranno in file e il proprietario della Gelateria aiutato da alcuni uomini di fatica trasporterà a noi l’Opera tra gli applausi di tutti i turisti che ci circondano.Il cameriere si avvicina, ha delle mani gigantesche, posa sul tavolino le tre coppette bi-gusto, e davanti a me, con un pollice e un indice enormi, posa la più miseranda, sterile, piccola coppetta da neonati mai perversamente concepita, non serve nemmeno per una pallina, serve per uno sputo.Credo di avere sbagliato ad ordinare. Mi sono spento più velocemente della mia illusione. Mi sono spento e come un bambino a cui quella merda di coppetta era destinata, mi sono anche follemente incazzato, fomentato dal pianto convulso dei tre stronzi che avevo davanti.Laura ha dovuto alzarsi e scappare lontano, tra i tavolini… ma credo si sia pisciata addosso comunque. Più tardi, sfidando il mio umore, mi ha chiesto, curiosa e perfida, che cosa avessi pensato quando ho realizzato che quella specie di tappo di bottiglia era per me. Ho urlato senza nemmeno guardarla in faccia. Prima di allora non avevo mai bestemmiato ma certo gli abitanti di Evora non potevano saperlo.