ERRATA CORRIGE

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Stasera sono stato all'inaugurazione di un ristorante, il Garage. Come prima cosa sono entrato e mi sono scolato due Americani USA: il barman (un curioso incrocio tra un ottantenne gay, Ian MacKaye e una statua di Madame Tussauds) ci ha spiegato che dentro c'è dell'angostura, la quale regala al cocktail un leggerissimo aroma di arrosto. Il ristorante è su tre piani e ha i pavimenti in vetro, quindi mentre assapori la delicata sinfonia di sapori dell'antipasto puoi controllare, per esempio, se il tizio alla cassa ha pestato una merda. Tra l'altro camminare su una lastra di cristallo sospesa a quattro metri di altezza mi fa venire il voltastomaco, quindi ho passato la serata a spostarmi con la mossa del cavallo e in quattro mosse sono finito nel cesso. Le toilettes sono la cosa più bella del ristorante, mentre giocavo con i pedali dei lavandini ho pensato che nei cessi del Garage ci avrei potuto tranquillamente abitare: spaziosi, luminosi, contemporanei ed essenziali, peccato solo che la gente ci andasse a pisciare. Poi siamo saliti sulla terrazza, anche quella con i pavimenti in vetro, dunque cammini sospeso a otto metri sopra la sala inferiore; in un lampo mi sono visto atterrare su una tagliata al ristretto di barolo, come Michael Douglas in The game, ma senza il deus ex machina finale: nel mio film finivo dritto al pronto soccorso con fratture scomposte multiple e il culo pieno di schegge. Siamo tornati al bar, sono riuscito ad inciamparmi sulla rampa per i disabili, ho fatto finta di non conoscere chi conoscevo (tranne uno che mi ha voluto salutare a tutti i costi e ha concluso con un sei sempre uguale, che detto a uno che nell'ultimo anno ha perso venticinque chili fa un po' girare i coglioni), mi sono fumato due sigarette, ho preso la macchina e mi sono sparato a mangiare un luridissimo kebap, che quattro euro li valeva tutti.Va da sé che il prossimo post è previsto per il 2009, ma senza impegno.