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Venerdì abbiamo passato la notte in ospedale, Sofia non si decideva a nascere. Ore di attesa in cui entusiasmo e preoccupazione erano un'unica sensazione. L'abbiamo vista che erano ormai le tre, bellissima e pacifica nelle sue prime ore di vita. Ma mentre aspettavamo io pensavo. Pensavo alla vita e al fatto che quando questa bambina avrà i miei anni io avrò già vissuto tutta la mia storia. Pensavo che non ci si abitua mai a questa straordinaria sensazione di vedere una creatura che viene al mondo, così come non ci si abitua mai a salutare chi ci lascia. E mentre io salutavo Sofia un amico salutava chi lo stava lasciando. E pensavo che l'esistenza è come il mare, siamo acqua in una distesa immensa, un'onda lontanissima e casuale che nasce lenta, che corre e sale; poi per un brevissimo istante nel tempo infinito diventiamo spuma e ci infrangiamo come possiamo, come è dato, sulla riva per poi, piano, nuovamente ritirarci nella distesa immensa lasciando spazio e tempo a nuove onde. E mi piace pensare che chissà... forse sarà destino tornare ad infrangerci, o forse mai più.
Bene arrivata Sofia, onda meravigliosa.
Ti abbraccio Gianni. Ti abbraccio stretto.
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