io, me et moi

Volersi bene


Il mio percorso di terapia prosegue, ormai sono quasi tre mesi e ancora non so se ho tratto qualche insegnamento, sicuramente ho tanto da tirare fuori, tanto da elaborare, tante ferite che non hanno mai veramente cicatrizzato e spurgano veleno.Comunque ho deciso di cominciare un percorso per stare meglio e passa anche dall'accettare il mio aspetto, nell'accettare il buono e il cattivo di me, dentro e fuori da me.Guardarsi costantemente con una lente che ingigantisce tutto è sfiancante e io sono stanca di sentirmi così.Ho dato il via a piccoli cambiamenti nel look, ma soprattutto nel modo in cui mi guardo. Non amo il mio corpo né il mio aspetto, e non sarà facile accettarlo per come è, ma ultimamente va un po' meglio.Ho voglia di lasciare alle spalle le zavorre che mi impediscono di amarmi un po' di più di guardarmi e dirmi: tutto sommato vai bene così, e di correggere ciò che voglio e posso cambiare, senza snaturare me stessa. Voglio fare mie queste sensazioni propositive.La terapista mi ha fatto notare come io tenda a dualizzare tutto in maniera eccessiva: se non posso essere A devo per forza essere Z, come se non potessi trovare un equilibrio tra le varie spinte del mio essere, come se non ci potesse essere una via di mezzo tra il tutto e il nulla. Invece ora l'obiettivo non è essere polarizzata tra il tutto e il nulla, ma far sì che i due lati di me si parlino, collaborino e creino una sinergia positiva e costruttiva, non per compiacere gli altri ma per compiacere solo me stessa. Ho sempre vissuto con la convinzione di non meritare di volermi bene, di accettarmi per quello che sono, coi limiti che questo comporta, nell'accettare le cose positive che ho e nel venire a patti anche con le cose negative, senza recriminare senza svilirmi.Nella spasmodica ricerca di essere "perfetta" ho annichilito molte parti di me, pervicacemente, tanto che ora mi sento svuotata. Il logorio mi ha portato all'esasperazione, allo sfinimento, all'odio verso di me. Ma posso accettare di guardarmi allo specchio e dirmi: sei stata brava, e anche se non sei perfetta vai bene così. Questo forse è l'insegnamento più difficile di tutti.