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Due o tre paroline sugli Europei 2020

Post n°486 pubblicato il 13 Luglio 2021 da Hanahr

Come moltissimi italiani, anche io ho seguito con passione questo europeo, in ritardo di un anno a causa del COVID.
All'inizio ero partita con un certo disinteresse, memore della cocente delusione del 2018 di non essere nemmeno riusciti a qualificarci per il Mondiale e soprattutto, del tutto digiuna di qualunque preparazione calcistica, ignorando completamente da chi fosse composta questa rinnovata e per lo più molto giovane nazionale creata da Mancini negli ultimi 3 anni.
Ero anche indecisa, all'inizio, se seguirli o meno gli Europei, ma alla fine, lo spirito nazionalistico con cui tutti alla fine facciamo i conti in queste competizioni internazionali e la curiosità hanno avuto la meglio e venerdì 11 giugno ero davanti alla TV come tutti a guardare Italia-Turchia.
Ammetto che vedere questa Nazionale, per lo più sconosciuta, giocare non solo bene, ma in modo entusiasmante, facendo ben tre goal e di fatto annichilendo la Turchia (certo non la squadra più temibile della competizione ma comunque nemmeno la più scarsa) è stata una folgorazione. Un gioco dinamico, ben costruito, divertente, con un gruppo che da subito ha dichiarato di essere una squadra, in cui tutti sono intercambiabili e tutti bravi, nonostante alcune defezioni importanti come Verratti e Florenzi.
Ero stupita, incredula persino. In tutti gli anni in cui ho visto l'Italia la nostra principale caratteristica era il famoso catenaccio, siamo famosi per i nostri difensori e per il gioco in rimessa, ma quella squadra attaccava, non solo, era intraprendente, fluida, costruttiva.
Come tutti quelli che non seguono il calcio e che non hanno visto la nazionale negli anni precedenti, non avevo idea di cosa Mancini stesse costruendo, ma credo che anche i migliori conoscitori del campo non immaginassero un'Italia così concreta e bella da vedere.
Ma come spesso accade, mi sono detta che era meglio aspettare, i gironi iniziali erano favorevoli, le squadre non erano imbattibili ed era presto per esultare.
Ma i gironi erano solo il preludio di una bella squadra, convincente e appassionante che proseguiva la sua corsa.
La prima sfida dura è stata contro l'Austria, agli ottavi, una nazionale chiusa nella propria metà campo, fisicamente più imponente di noi, aggressiva e che ha impedito buona parte del gioco costruito fino a quel momento. Probabilmente, dal mio punto di vista, la partita meno bella e più sofferta per l'Italia. Immagino che anche la pressione per l'eliminazione diretta abbia giocato un ruolo importante per la squadra, che per la prima volta sentiva di avere delle forti aspettative sul proprio gioco, dopo le belle prove del girone eliminatorio. Un pizzico di fortuna per un goal austriaco annullato per fuorigioco e uno spettacolare goal di Chiesa nei supplementari riaprono la strada verso i quarti.
La partita successiva era la più temuta, contro il Belgio, una delle favorite della competizione.
Fra me e me ho pensato: se usciamo ora, tutto sommato va bene, la squadra ha giocato bene fin qui, il Belgio è una nazionale temibile ai vertici UEFA, non sarebbe una sconfitta poco dignitosa, l'importante è giocare bene.
Ma l'Italia non ha solo giocato bene, è stata eccezionale. Compatta, risoluta, calma e aggressiva, mai davvero messa in difficoltà dal pur temibile Lukaku che è stato facilmente annullato dalla nostra eccellente difesa, ci siamo presi un goal per colpa di un rigore, non certo perché abbiano giocato meglio e quel punto cominciare a sperare era davvero possibile.
Certo, sapere che la partita successiva sarebbe stata contro quella Spagna che alle qualificazioni mondiali ci aveva rifilato tre pappine, surclassandoci in ogni settore, non era molto incoraggiante, ma al contrario degli iberici, il nostro gioco si era dimostato efficace e vincente, mentre la Spagna non aveva certo brillato fino a quel momento e non sembravano esserci giocatori non alla nostra altezza.
E' stata una semifinale soffertissima, in cui senza dubbio la Spagna avrebbe meritato di più per qualità di gioco, ma noi abbiamo lottato come leoni fino alla fine, giocandocela nei sempre spaventosi calci di rigore che però sono stati dalla nostra parte.
E si arriva alla finale. Una finale con ogni pronostico avverso: a Wembley, contro l'Inghilterra arrivata in finale con una bella spintarella nella partita contro la Danimarca, con tutto il pubblico a favore e opportunamente favorito dalle regole a doppia velocità del governo Britannico che fino a quel momento aveva impedito l'accesso al pubblico a quasi tutte le partite tranne a quelle inglesi.
Una partita in cui l'Italia, dopo un primo tempo difficile e alcuni cambi strategici, ha rialzato la testa, lottando e soffrendo ma presentando ancora una volta un gioco migliore, solido e concentrato, soprattutto dopo essere andata sotto appena due minuti dopo il fischio d'inizio e in cui l'umore era già comprensibilmente pericolante.
Abbiamo pareggiato, con un'Inghilterra da subito ripiegata in difesa, più alta e forte fisicamente, con 60.000 tifosi a favore.
Ma ai rigori l'incredibile solidità di Donnarumma ha murato ogni ulteriore velleità, per una squadra che a mio avviso non avrebbe di certo meritato di vincere.
La gioia per questa vittoria, arrivata dopo una calvacata grandiosa di vittorie e risultati incredibili è stata forse la giusta premiazione per un anno e mezzo incredibilmente doloroso, terribile e pieno di rinunce per tutti noi. Una sorta di karma positivo, di necessità di rinascita e di radunarsi tutti insieme per festeggiarci, non solo per il calcio ma come nazione. Credo che, anche spiritualmente, questa vittoria sia stata giusta e meritata per un Paese che più di tutti ha pagato un tributo altissimo a questa pandemia, dimostrando ancora una volta come il gruppo, l'unità e la resilienza siano caratteristiche che nonostante tutto possediamo.
Ora voglio vedere quanto di buono c'è, perché tutti abbiamo bisognodi aggrapparci a questo piccolo pezzetto di cielo azzurro e di sentirci felici.

E ora due parole al veleno contro l'Inghilterra, che, per quanto mi riguarda, ha dimostrato tutta la sua antisportività in ogni ambito, sia come nazione che come squadra.
L'Inghilterra a mio avviso non meritava proprio di essere in finale per tre episodi quanto meno dubbi: il primo, per cui mi auguro sinceramente venga sanzionata, sono i fischi del pubblico durante l'inno danese della semifinale, fischi che sono vietati per regolamente e che se non ho capito male implicherebbero l'espulsione della squadra dal torneo, in secondo luogo per il rigore concesso in extremis ai danni della Danimarca che era a detta di tutti inesistente e che ha di fatto permesso all'Inghilterra di vincere, con l'utilizzo di un raggio laser puntato negli occhi del portiere danese per disturbarlo (episodio tre).
Oltre a questi episodi specifici, ci sono altre cose per cui gli inglesi si dovrebbero francamente vergognare. Il doppio standard che ha impedito a quasi tutti i tifosi delle altre squadre di poter seguire le partite a Wembley per via delle regole anti-Covid, ma che stranamente non sono state applicate ai tifosi inglesi. La chiara organizzazione del torneo che ha sempre facilitato l'Inghilterra, che ha sempre giocato in casa dovendo fare una sola trasferta a Roma, quando tutte le altre squadre si sono dovute spostare per mezza Europa. I fischi dei tifosi prima alla Danimarca, come detto, poi all'Italia durante l'inno in finale. I tifosi che nella notte si sono appostati fuori dall'albergo della nazionale italiana sparando razzi e facendo rumore appositamente per fiaccarli. Altri tifosi che hanno vilipeso il tricolore italiano prima della partita, alcuni appostandosi nel tentativo di picchiare i tifosi italiani. I 60.000 tifosi inglesi a fronte dei soli 7.000 tifosi italiani che hanno occupato lo stadio insultando e fischiando costantemente la squadra italiana per tutta la durata della partita. Il pessimo servizio di vigilanza che ha impedito ad alcune famiglie di tifosi italiani di accedere mentre altri inglesi sono riusciti a forzare i blocchi e ad entrare nello stadio senza biglietto, per non parlare dell'irruzione in campo di alcuni di loro. I tifosi inglesi che hanno lasciato lo stadio ben prima della cerimonia di proclamazione dei vincitori, inclusa la famiglia reale che ha abbandonato i posti senza presiedere al giusto riconoscimento dei vincitori. I giocatori, che si sono tolti la medaglia d'argento al momento della premiazione. La petizione di 15.000 inglesi (ultimo dato a mia disposizione mentre scrivo) per rigiocare la finale, dal momento che a loro dire Chiellini andava espulso per un fallo ai danni di Saka, invece che semplicemente ammonito (come effettivamente e correttamente accaduto) e che a loro dire avrebbe cambiato le sorti della partita.
L'incredibile, arrogante, incivile supponenza dei loro giornali che davano per scontata la vittoria degli inglesi (con tutti quei fattori a favore come non crederci), e che nemmeno per un secondo, dopo la sconfitta, ha riconosciuto l'effettivo merito italiano nella vittoria, ma solo una scelta sfortunata dei rigoristi (due giocatori erano stati inseriti alla fine del supplementari solo ed esclusivamente per effettuare i rigori).
A fronte di tutti questi elementi, non c'è da stupirsi che tutta Europa (e non solo) abbia tifato Italia. L'Inghilterra ha fatto di tutto per rendersi odiosa, la squadra ha giocato male, chiudendosi in difesa dal secondo minuti non appena fatto il goal e a parte qualche azione sporadica, non è mai stata minacciosa, piuttosto noi siamo stati poco concludenti in fase offensiva, ma giocando comunque meglio e con molta più determinazione.
Non hanno perso ai rigori perché hanno sbagliato i rigoristi (solo uno ha preso in pieno il palo), hanno perso ai rigori perché il nostro portiere è stato bravo parandone due. Hanno perso perché la loro qualità di gioco era inferiore alla nostra e perché non basta sentirsi superiori per esserlo, non basta fare la voce grossa, essere arroganti, rumorosi, cattivi, incivili per vincere. Hanno perso perché dall'altra parte c'è stato un gruppo unito, umile, instancabile e convinto fino all'ultimo, sicuro di potercela fare.
Hanno perso perché il colonialismo è finito da un pezzo e forse dovrebbero mangiare un po' più di pastasciutta!

Per concludere: un'Italia eccezionale, che ci emozionato dal primo all'ultimo giorno, che ha meritato di vincere questo torneo dimostrando una qualità di gioco superiore, un gruppo affiatato e compatto di amici che prima di tutto hanno giocato per piacere e divertire e divertirsi e che hanno fatto innamorare di nuovo non solo l'Italia, ma tutta Europa del bel gioco che possono esprimere. Una squadra umile, in cui non ci sono prime donne, in cui tutti sono al servizio della partita, in cui tutti sono bravi e sanno sopperire alle difficoltà degli altri, anche nei momenti difficili, come l'infortunio di Florenzi, di Chiellini o di Spinazzola. Uniti come una squadra.
Non posso che ringraziarli e ringraziare Macini per l'incredibile risultato portato a caso che è stato il miglior regalo di compleanno che potevo ricevere quest'anno!


 
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