TheDeadLivingNight

Legittima difesa


Khalifà spinse la porta a vetri precedendo gli altri due. "Maledetto extracomunitario. Che sei tornato a fare??" e sparò un colpo. L’uomo stava dietro al bancone con un fucile in mano, la canna ancora fumava. Khalifà si accasciò tenendosi la spalla destra. "Giù l’arma, polizia!" gridò Desimone puntando l’uomo, che fece cadere il fucile portando le mani sulla testa.Il poliziotto si abbassò e diede un’occhiata alla spalla del giovane. "E’ solo un graffio, ti ha preso di striscio"."Ma che le salta in mente?? Poteva ucciderlo! E scommetto che non ha nè il permesso di tenere un’arma sotto il bancone nè il porto d’armi"."Veramente...""Basta così, mi dia il fucile" lo interruppe Desimone."Avevo udito degli spari e un esplosione. Mi sono allarmato, ho detto a mio figlio di nascondersi nel retro e ho preso il fucile. Poi ho visto entrare quello lì e pensavo volesse fare una rapina, volevo difendermi".Desimone mal digeriva questa ossessione dei commercianti di tenere armi per difendere la propria attività. I telegiornali erano pieni di fattacci di cronaca. La settimana scorsa un ragazzo era stato ucciso perché stava trafugando un vaso con una pianta appena fuori da una tabaccheria; il proprietario, che in passato aveva subito diverse rapine, a quell’ora stava chiudendo l’attività, quando vide oltre la saracinesca abbassata a metà un ombra chinata che pensava volesse entrare, prese il suo bel fucile e senza dire parola sparò un colpo contento di aver sventato una rapina.Il ragazzo finì all’obitorio e il tabaccaio in un’aula di tribunale.