beatitudineecastigo

Post N° 49


I ricordi sono soprattutto fatti di immagini, ma il ricordo dei profumi è quello che mi riporta alle sensazioni più forti e apre scenari di vita lontana.Sono due, i profumi dei miei ricordi, profumi che raramente mi è capitato di sentire ancora e che hanno la capacità di proiettarmi in momenti amati … ed è allora, davvero, come esserci di nuovo.Profumi, entrambi, legati all’unico viaggio, sempre quello, che da bambina facevo.Si andava a Roma e mai per piacere.Mia madre ci portava tutti con sé e si prendeva la “notturna”, la corriera che partiva alle 24.00  e arrivava intorno alle 4.30 del mattino.Ricordo solo la prima tappa: Cassino. Ci si fermava per un po’ e lì ogni volta ci comprava un sacchetto, che nei miei ricordi è gigante, di colorate e profumatissime caramelle gommose, giganti anch’esse.Le caramelle gommose sono ancora le mie preferite, quelle tondeggianti, con lo zucchero sopra, e quel profumo, è riuscito a inebriarmi ancora in qualche festa di paese, quelle che specie, e per fortuna, al sud esistono ancora.Altro profumo. Il profumo delle pasticcerie di Roma.Nel mio piccolo paese in cima ai monti, non esistevano pasticcerie e le uniche, poche paste, che mi è capitato di mangiare, erano quelle che portava mio padre al ritorno da qualche impegno di lavoro nel capoluogo. E allora era festa!Non era nell’uso nemmeno farli, i dolci, a parte per Pasqua, quando le donne si ritrovavano tutte assieme al forno, a sbattere uova per la “pizza pan di Spagna” e noi bambini, lì con loro, ad attendere di pulire, con le dita, il tegame.Ecco perché ricordo quel profumo che ho risentito due volte, uguale, una volta in un paese del Salento e l’altra a Creta … per l’assenza, il desiderio di quel che a noi non era dato.Eravamo figli o nipoti di pastori, di piccoli allevatori di bestiame, di umili contadini, mangiavamo legumi, patate, formaggi, pecora, agnello e poco altro … Dio che meraviglia le colazioni con mio nonno, fatte di pane e salsiccia fritta, alla mattina!Verdura e frutta arrivavano solo nei mesi in cui la neve permetteva ai camion di giungere … si fermavano davanti casa ed era un gran vociare di donne che  correvano a riempire borse. La neve durava molti mesi, solitamente da ottobre a marzo … eravamo spesso isolati … la bufera ricopriva in un batter d’occhio le strade che, con grande fatica, gli uomini aprivano … e non era raro vedere gli elicotteri lanciare pacchi di medicine.Eppure eravamo bambini contenti, giocavamo con nulla, liberi di andare ovunque  … Ricordo che per quel mio adorare gli animali, di frequente sparivo, ma sapevano dove trovarmi … in qualche stalla all’altro capo del paese!Sporca e felice.
Nell'immagine: 1950. L'arrivo dell'enorme spazzaneve, giunto dal New Jersey, dono degli emigrati americani al paese. Io non c'ero ancora, ma per i tanti racconti ascoltati, mi sento essere fra quella folla.Ringrazio merlo006 che mi ha fatto ricordare (post n.22 “La solitudine del sud”)