Creato da amoildeserto il 08/12/2006

beatitudineecastigo

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Urge un ripasso viste le tante inesattezze lette nei blog

Post n°130 pubblicato il 24 Luglio 2008 da amoildeserto



INNO DI MAMELI
(per un po' di storia che mi pare non faccia male ... clicca)


Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta

Dell'elmo di Scipio[1]

S'è cinta la testa
Dov'è la vittoria?[2]

Le porga la chioma[3]

Ché schiava di Roma

Iddio la creò
Stringiamci a coorte[4]
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò
Noi siamo da secoli

Calpesti, derisi

Perché non siam Popolo

Perché siam divisi[5]

Raccolgaci un'Unica

Bandiera una Speme[6]

Di fonderci insieme

Già l'ora suonò
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò
Uniamoci, amiamoci

L'unione e l'amore

Rivelano ai Popoli

Le vie del Signore

Giuriamo far Libero

Il suolo natio

Uniti, per Dio,[7]

Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.
Dall'Alpi a Sicilia

Dovunque è Legnano,[8]

Ogn'uom di Ferruccio[9]

Ha il core, ha la mano,

I bimbi d'Italia

Si chiaman Balilla[10]

Il suon d'ogni squilla

I Vespri suonò[11]
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò
Son giunchi che piegano

Le spade vendute[12]

Già l'Aquila d'Austria

Le penne ha perdute

Il sangue d'Italia

Il sangue Polacco[13]

Bevé col cosacco

Ma il cor le bruciò[14]
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò
Sì!

Note
1. ^ L'elmo che l'Italia ha indossato è simbolo dell'incombente lotta contro l'oppressore austriaco.
2. ^ La dea Vittoria
3. ^ Qui il poeta si riferisce all'uso antico di tagliare le chiome alle schiave per distinguerle dalle donne libere che portavano invece i capelli lunghi. Dunque la Vittoria deve porgere la chioma perché le venga tagliata quale schiava di Roma sempre vittoriosa.
4. ^ La coorte (cohors, cohortis) era un'unità da combattimento dell'esercito romano, decima parte di una legione. Questo riferimento militare molto forte, rafforzato poi dal richiamo alla gloria e alla potenza militare dell'antica Roma, ancora una volta chiama tutti gli uomini alle armi contro l'oppressore.
5. ^ Mameli sottolinea il fatto che l'Italia, intesa come penisola italica, non è unita. All'epoca infatti (1848) era ancora divisa in sette Stati.
6. ^ Speranza.
7. ^ Francesismo, par Dieu, cioè da Dio o attraverso Dio: Dio è dalla parte dei popoli oppressi. Questo è uno dei (non molti) riferimenti a Dio che è possibile trovare nelle opere di Mameli.
8. ^ La Battaglia di Legnano (29 maggio 1176), con cui la Lega Lombarda sconfisse Barbarossa, qui simbolo dell'oppressione straniera.
9. ^ Francesco Ferrucci, simbolo dell'Assedio di Firenze (2 agosto 1530), con cui le truppe dell'Imperatore volevano abbattere la Repubblica fiorentina per restaurare la signoria dei Medici. In questa circostanza, il Ferrucci morente venne vigliaccamente finito con una pugnalata da Fabrizio Maramaldo, un capitano di ventura al servizio di Carlo V. «Vile, tu uccidi un uomo morto», furono le celebri parole d’infamia che l’eroe rivolse al suo assassino. È da notare come in seguito il nome maramaldo sia stato associato a termini quali vile, traditore, fellone.
10. ^ Soprannome di Giovan Battista Perasso che il 5 dicembre 1746 diede inizio, col lancio di una pietra ad un ufficiale, alla rivolta genovese che si concluse colla scacciata degli austriaci, che da alcuni mesi occupavano la città.
11. ^ I Vespri siciliani, l'insurrezione del Lunedì di Pasqua del 1282 contro i francesi estesasi a tutta la Sicilia dopo essere cominciata a Palermo, scatenata dal suono di tutte le campane della città.
12. ^ L'Austria era in declino e le truppe mercenarie (le spade vendute) apparivano deboli come giunchi (son giunchi che piegano
13. ^ Anche la Polonia era stata invasa dall'Austria, che coll'aiuto della Russia l'aveva smembrata. Il destino della Polonia è singolarmente legato a quello dell'Italia: anche nel suo inno (Mazurca di Dabrowski) c'è un riferimento agli italiani, e dei soldati polacchi combatterono in Italia con le truppe alleate contro i tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale, partecipando anche all'assalto finale a Montecassino.
14. ^ Un augurio e un presagio: il sangue dei popoli oppressi, che si solleveranno contro l'Austria, ne segnerà la fine.

 
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Antigua il luogo dove vorrei vivere, non so se questo mai accadrà, mi sono però fatta la promessa di trascorrervi almeno un anno dei miei giorni.

 

LEI. FRIDA KAHLO

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In un articolo su Leon Trotskij, comparso su Frigidaire nei primi anni ‘80, venni per la prima volta a contatto con la figura di Frida Kahlo.
Mi parve da subito una donna di grande coraggio e intelligenza e decisi di approfondire attraverso alcune letture.
Moglie del più grande muralista messicano, Diego Rivera, ebbe, oltre la poliomelite, due gravi incidenti: il primo a 18 anni quando, in uno scontro fra un tram e l’autobus su cui viaggiava, rimase trafitta e ciò le comporterà nel corso degli anni la non possibilità di vivere la maternità e il dover subire un gran numero di interventi, fino all’amputazione di un piede prima, della gamba poi … il secondo … l’incontro con Diego, che lei soleva dire, a volte per scherzo, a volte per rabbia, essere stato un incidente decisamente più grave del primo!
Frida dipinse nelle opere, in modo crudo e aspro, ma al contempo dolce e delicato, la parte dolorosa della sua realtà.
Nonostante l’handicap e le grandi sofferenze è riuscita a vivere coraggiosamente, anche in modo estremo, giorni pieni di ideali, di passioni, di amori, di incontri.
E’ stata adorata da Diego e lo ha adorato nonostante i ripetuti tradimenti: non era, di questi, il rapporto fisico che la distruggeva, ma il tradimento mentale, la mancanza di lealtà e, in quelle sue ferite, penso ci si possano riconoscere e ritrovare molte donne.
Divorzieranno, si cercheranno di nuovo e si sposeranno ancora … fa venire alla mente i tanti rapporti indefiniti, a volte conflittuali, così difficili da recidere, coppie addomesticate, in cui nessuno riesce a fare a meno dell’altro, forse, per amore.
E’ stata amata da tanti per quella vivacità, trasparenza, duttilità e finezza mentale, che le hanno permesso di vivere e coltivare, nei momenti in cui tutto luccicava, i fiori del giardino della sua vita e di sostenere, con grande forza, la solitudine nei tanti momenti bui.
Fosse lo stesso per tutte quelle donne che, da regine, si ritrovano un giorno, non più accolte!
Nella sua casa, Casa Azul, ora museo, fra le sue cose, i suoi colori, le sue opere, si respira un’aria tersa, linda, che ti entra dentro e ti riempie l’anima .
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(scritto nel giorno del 50° della sua morte 13 luglio 1954 - 2004)


 

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