Creato da amoildeserto il 08/12/2006
beatitudineecastigo
Blog per pochi. Sono gradite menti elastiche ed eleganti. Eleganti … di chi è capace di umiltà (non solo intellettuale). Elastiche … di chi ama il confronto. Non è quindi gradito chi ama autoincensarsi.
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Post n°143 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da amoildeserto
Taglia - ritaglia e la scuola raglia
Sveglia alle 2.30, cioè non ho manco fatto a tempo a girarmi due volte nel letto … doccia, chiamo A. che, come ai vecchi tempi, è venuto da Milano per trascorrere questa giornata insieme a me, caffettino, e via …
Attraversiamo una città non del tutto addormentata, parcheggio nel cortile dei miei (che bello avere un parcheggio privato in centro) e a passo sostenuto, avvolti da un dolce caldo estivo, raggiungiamo l’autostazione.
Saluti e sorrisi a chi conosco e a chi non vedevo da anni.
Baci e abbracci alle magnifiche sette maestre della scuola in cui ero anni fa. Brave, brave … scuola chiusa!
“Buongiorno prof” … un mio ex studente, ora all’ultimo anno delle superiori, che fatico a riconoscere.
La partenza prevista per le 4.15 slitta alle 4.45, c’è chi è più ritardatario di me.
Pullman certamente non fra i più comodi, ma visto il costo non si poteva pretendere che fosse superaccessoriato, autista davvero bravo, viaggio tranquillo.
Tappa per la colazione quando comincia ad albeggiare, felici come in gita scolastica.
Usciamo dall’autostrada intorno alle 9.00, ci troviamo subito in un ingorgo e già si comincia a pensare che saremo a Castro Pretorio, luogo dell’arrivo, a manifestazione terminata.
Invece no.
A piedi, sommersi da cartelli, bandiere, striscioni ancora arrotolati, attraversiamo la Stazione Termini e finalmente ecco Piazza Esedra, proprio nel momento in cui il corteo parte.
Alla testa non potevano che esserci i lavoratori della scuola e ci posizioniamo quasi tutti lì … nei pullman eravamo in stragrande maggioranza maestri e proff.
E comincia la festa, perché una grande festa è stata. Piena di canti, strumenti, musica, slogan ironici e … colori, colori … degli striscioni, dei cartelli, dei fumogeni e delle migliaia di ombrelli per quella pioggia che ci ha accompagnato per tutto il percorso.
Arriviamo a Piazza San Giovanni quando la coda del corteo deve ancora partire da Piazza Esedra.
Restiamo lì un lungo tempo fra l’ascolto di chi si alterna sul palco e l’incanto nell’osservare la creatività delle migliaia di persone che senza sosta continuano ad arrivare.
Ci incamminiamo quindi verso la Birreria Peroni, ristorante mitico, in cui decidiamo di pranzare. Lungo il percorso, e dopo aver fatto non poca strada, incrociamo quella parte di corteo in cui precari e studenti, al grido di “ Stiamo arrivando, Gelmini stiamo arrivando … (sul tono di Guantanamera), rompono le file e si dirigono verso il Ministero della Pubblica Istruzione. In testa il camion che spara suono sound system.
Troppo belli per non fare un tratto insieme a loro.
Poi uno sguardo al Colosseo e ci immergiamo nei vicoli di una Roma in cui, manco a dirlo, è tornato il sole.
Saluti e sorrisi a chi conosco e a chi non vedevo da anni.
Baci e abbracci alle magnifiche sette maestre della scuola in cui ero anni fa. Brave, brave … scuola chiusa!
“Buongiorno prof” … un mio ex studente, ora all’ultimo anno delle superiori, che fatico a riconoscere.
La partenza prevista per le 4.15 slitta alle 4.45, c’è chi è più ritardatario di me.
Pullman certamente non fra i più comodi, ma visto il costo non si poteva pretendere che fosse superaccessoriato, autista davvero bravo, viaggio tranquillo.
Tappa per la colazione quando comincia ad albeggiare, felici come in gita scolastica.
Usciamo dall’autostrada intorno alle 9.00, ci troviamo subito in un ingorgo e già si comincia a pensare che saremo a Castro Pretorio, luogo dell’arrivo, a manifestazione terminata.
Invece no.
A piedi, sommersi da cartelli, bandiere, striscioni ancora arrotolati, attraversiamo la Stazione Termini e finalmente ecco Piazza Esedra, proprio nel momento in cui il corteo parte.
Alla testa non potevano che esserci i lavoratori della scuola e ci posizioniamo quasi tutti lì … nei pullman eravamo in stragrande maggioranza maestri e proff.
E comincia la festa, perché una grande festa è stata. Piena di canti, strumenti, musica, slogan ironici e … colori, colori … degli striscioni, dei cartelli, dei fumogeni e delle migliaia di ombrelli per quella pioggia che ci ha accompagnato per tutto il percorso.
Arriviamo a Piazza San Giovanni quando la coda del corteo deve ancora partire da Piazza Esedra.
Restiamo lì un lungo tempo fra l’ascolto di chi si alterna sul palco e l’incanto nell’osservare la creatività delle migliaia di persone che senza sosta continuano ad arrivare.
Ci incamminiamo quindi verso la Birreria Peroni, ristorante mitico, in cui decidiamo di pranzare. Lungo il percorso, e dopo aver fatto non poca strada, incrociamo quella parte di corteo in cui precari e studenti, al grido di “ Stiamo arrivando, Gelmini stiamo arrivando … (sul tono di Guantanamera), rompono le file e si dirigono verso il Ministero della Pubblica Istruzione. In testa il camion che spara suono sound system.
Troppo belli per non fare un tratto insieme a loro.
Poi uno sguardo al Colosseo e ci immergiamo nei vicoli di una Roma in cui, manco a dirlo, è tornato il sole.
Neanche l'acquazzone ferma l'Istruzione
contro la Gelmini abbiamo gli ombrellini
Dalla Materna all'Università
un solo grido
te ne devi annà
contro la Gelmini abbiamo gli ombrellini
Dalla Materna all'Università
un solo grido
te ne devi annà
Sotto il palco
Non pagheremo noi la vostra crisi
Precari e studenti si dirigono verso il Ministero della Pubblica Istruzione
(Hai visto mai che la ministra possa rimanerci male senza una loro visita!)
Precari e studenti si dirigono verso il Ministero della Pubblica Istruzione
(Hai visto mai che la ministra possa rimanerci male senza una loro visita!)
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Sto cercando di leggerti dal n. 1,ma non riesco
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ciao, blog di nicchia...Ottavio
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il 12/04/2022 alle 08:18
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ANTIGUA. GUATEMALA
Quel luogo incantato ...
Solenne città coloniale, splendida nella sua decadenza, atmosfera rarefatta, trasognata, aerea … il luogo dell’anima.
Camminare fra le stradine di ciottoli, ammirare la magnifica architettura delle case giallo-ocra, le splendide chiese, l’affascinante visione dei tre imponenti vulcani, Agua, Fuego e Acatenango, ha rappresentato per me la realizzazione di un sogno, neppur sognato.
Antigua il luogo dove vorrei vivere, non so se questo mai accadrà, mi sono però fatta la promessa di trascorrervi almeno un anno dei miei giorni.
LEI. FRIDA KAHLO
In un articolo su Leon Trotskij, comparso su Frigidaire nei primi anni ‘80, venni per la prima volta a contatto con la figura di Frida Kahlo.
Mi parve da subito una donna di grande coraggio e intelligenza e decisi di approfondire attraverso alcune letture.
Moglie del più grande muralista messicano, Diego Rivera, ebbe, oltre la poliomelite, due gravi incidenti: il primo a 18 anni quando, in uno scontro fra un tram e l’autobus su cui viaggiava, rimase trafitta e ciò le comporterà nel corso degli anni la non possibilità di vivere la maternità e il dover subire un gran numero di interventi, fino all’amputazione di un piede prima, della gamba poi … il secondo … l’incontro con Diego, che lei soleva dire, a volte per scherzo, a volte per rabbia, essere stato un incidente decisamente più grave del primo!
Frida dipinse nelle opere, in modo crudo e aspro, ma al contempo dolce e delicato, la parte dolorosa della sua realtà.
Nonostante l’handicap e le grandi sofferenze è riuscita a vivere coraggiosamente, anche in modo estremo, giorni pieni di ideali, di passioni, di amori, di incontri.
E’ stata adorata da Diego e lo ha adorato nonostante i ripetuti tradimenti: non era, di questi, il rapporto fisico che la distruggeva, ma il tradimento mentale, la mancanza di lealtà e, in quelle sue ferite, penso ci si possano riconoscere e ritrovare molte donne.
Divorzieranno, si cercheranno di nuovo e si sposeranno ancora … fa venire alla mente i tanti rapporti indefiniti, a volte conflittuali, così difficili da recidere, coppie addomesticate, in cui nessuno riesce a fare a meno dell’altro, forse, per amore.
E’ stata amata da tanti per quella vivacità, trasparenza, duttilità e finezza mentale, che le hanno permesso di vivere e coltivare, nei momenti in cui tutto luccicava, i fiori del giardino della sua vita e di sostenere, con grande forza, la solitudine nei tanti momenti bui.
Fosse lo stesso per tutte quelle donne che, da regine, si ritrovano un giorno, non più accolte!
Nella sua casa, Casa Azul, ora museo, fra le sue cose, i suoi colori, le sue opere, si respira un’aria tersa, linda, che ti entra dentro e ti riempie l’anima .
(scritto nel giorno del 50° della sua morte 13 luglio 1954 - 2004)
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