Creato da amoildeserto il 08/12/2006
beatitudineecastigo
Blog per pochi. Sono gradite menti elastiche ed eleganti. Eleganti … di chi è capace di umiltà (non solo intellettuale). Elastiche … di chi ama il confronto. Non è quindi gradito chi ama autoincensarsi.
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Post n°81 pubblicato il 18 Novembre 2007 da amoildeserto
Mi rendo conto che ho riempito la mia vita di lavoro.
E’ il passaggio successivo al dolore.
Per non costruire la vita che vorrei. Per tenere lontana ogni sorta di cambiamento.
E’ che la vorrei davvero una vita diversa, prevale invece quella parte di me che si è chiusa in una staticità che non conoscevo prima.
Da una vita intensa e bella, al punto di sentirmene in colpa, al nulla.
E’ forse una sorta di autopunizione questa, pur sapendo perfettamente che non sono io quel qualcuno che avrebbe meritato di essere punito.
Dopo aver destrutturato la mia mente con un bombardamento infinito di immagini e domande, il mio pensiero non va più ora a lui in alcun momento della mia giornata.
Quando gli uomini ti fanno un male lancinante, ti umiliano, ti calpestano, solo perché, dopo averti amato, sei diventata una palla al piede per volare altrove, l’unica cosa che ti resta è rimuovere, azzerare, toglierli dalla mente.
E non era quello che avresti voluto, perché non hai più nemmeno il passato.
E, da troppo tempo, non riesci a vedere un futuro.
Ho superato il dolore, ho superato la rabbia, c’è solo, ora, totale indifferenza.
A volte lo vedo, capitano sempre situazioni per cui ancora ci si incontra, e mi ritrovo a guardarlo pensando che mai più potrei tornare con lui.
Perché so già.
Perché per me voglio qualcosa di assolutamente nuovo.
Ne parlavo ieri con un’amica … “Se penso solo al fatto che un mare di stupide vivono felicemente i loro rapporti familiari, perché proprio a noi dovrebbe essere precluso un amore stupendo?”
Non so davvero come, ma so che accadrà.
E’ il passaggio successivo al dolore.
Per non costruire la vita che vorrei. Per tenere lontana ogni sorta di cambiamento.
E’ che la vorrei davvero una vita diversa, prevale invece quella parte di me che si è chiusa in una staticità che non conoscevo prima.
Da una vita intensa e bella, al punto di sentirmene in colpa, al nulla.
E’ forse una sorta di autopunizione questa, pur sapendo perfettamente che non sono io quel qualcuno che avrebbe meritato di essere punito.
Dopo aver destrutturato la mia mente con un bombardamento infinito di immagini e domande, il mio pensiero non va più ora a lui in alcun momento della mia giornata.
Quando gli uomini ti fanno un male lancinante, ti umiliano, ti calpestano, solo perché, dopo averti amato, sei diventata una palla al piede per volare altrove, l’unica cosa che ti resta è rimuovere, azzerare, toglierli dalla mente.
E non era quello che avresti voluto, perché non hai più nemmeno il passato.
E, da troppo tempo, non riesci a vedere un futuro.
Ho superato il dolore, ho superato la rabbia, c’è solo, ora, totale indifferenza.
A volte lo vedo, capitano sempre situazioni per cui ancora ci si incontra, e mi ritrovo a guardarlo pensando che mai più potrei tornare con lui.
Perché so già.
Perché per me voglio qualcosa di assolutamente nuovo.
Ne parlavo ieri con un’amica … “Se penso solo al fatto che un mare di stupide vivono felicemente i loro rapporti familiari, perché proprio a noi dovrebbe essere precluso un amore stupendo?”
Non so davvero come, ma so che accadrà.
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ANTIGUA. GUATEMALA
Quel luogo incantato ...
Solenne città coloniale, splendida nella sua decadenza, atmosfera rarefatta, trasognata, aerea … il luogo dell’anima.
Camminare fra le stradine di ciottoli, ammirare la magnifica architettura delle case giallo-ocra, le splendide chiese, l’affascinante visione dei tre imponenti vulcani, Agua, Fuego e Acatenango, ha rappresentato per me la realizzazione di un sogno, neppur sognato.
Antigua il luogo dove vorrei vivere, non so se questo mai accadrà, mi sono però fatta la promessa di trascorrervi almeno un anno dei miei giorni.
LEI. FRIDA KAHLO
In un articolo su Leon Trotskij, comparso su Frigidaire nei primi anni ‘80, venni per la prima volta a contatto con la figura di Frida Kahlo.
Mi parve da subito una donna di grande coraggio e intelligenza e decisi di approfondire attraverso alcune letture.
Moglie del più grande muralista messicano, Diego Rivera, ebbe, oltre la poliomelite, due gravi incidenti: il primo a 18 anni quando, in uno scontro fra un tram e l’autobus su cui viaggiava, rimase trafitta e ciò le comporterà nel corso degli anni la non possibilità di vivere la maternità e il dover subire un gran numero di interventi, fino all’amputazione di un piede prima, della gamba poi … il secondo … l’incontro con Diego, che lei soleva dire, a volte per scherzo, a volte per rabbia, essere stato un incidente decisamente più grave del primo!
Frida dipinse nelle opere, in modo crudo e aspro, ma al contempo dolce e delicato, la parte dolorosa della sua realtà.
Nonostante l’handicap e le grandi sofferenze è riuscita a vivere coraggiosamente, anche in modo estremo, giorni pieni di ideali, di passioni, di amori, di incontri.
E’ stata adorata da Diego e lo ha adorato nonostante i ripetuti tradimenti: non era, di questi, il rapporto fisico che la distruggeva, ma il tradimento mentale, la mancanza di lealtà e, in quelle sue ferite, penso ci si possano riconoscere e ritrovare molte donne.
Divorzieranno, si cercheranno di nuovo e si sposeranno ancora … fa venire alla mente i tanti rapporti indefiniti, a volte conflittuali, così difficili da recidere, coppie addomesticate, in cui nessuno riesce a fare a meno dell’altro, forse, per amore.
E’ stata amata da tanti per quella vivacità, trasparenza, duttilità e finezza mentale, che le hanno permesso di vivere e coltivare, nei momenti in cui tutto luccicava, i fiori del giardino della sua vita e di sostenere, con grande forza, la solitudine nei tanti momenti bui.
Fosse lo stesso per tutte quelle donne che, da regine, si ritrovano un giorno, non più accolte!
Nella sua casa, Casa Azul, ora museo, fra le sue cose, i suoi colori, le sue opere, si respira un’aria tersa, linda, che ti entra dentro e ti riempie l’anima .
(scritto nel giorno del 50° della sua morte 13 luglio 1954 - 2004)
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