Creato da amoildeserto il 08/12/2006
beatitudineecastigo
Blog per pochi. Sono gradite menti elastiche ed eleganti. Eleganti … di chi è capace di umiltà (non solo intellettuale). Elastiche … di chi ama il confronto. Non è quindi gradito chi ama autoincensarsi.
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Post n°88 pubblicato il 06 Dicembre 2007 da amoildeserto
Avevo trascorso le prime ore del mattino in una libreria del centro, ad acquistare libri per i bambini della mia classe (ero una maestra allora) e, per poterlo fare, avevo cambiato il turno di lavoro.
La gente si muoveva come sempre, passeggiando, facendo la spesa, bevendo un caffè, in quella bella giornata di sole.
Alle 11,00 ero in macchina e mi dirigevo verso scuola.
C’era un gran traffico che diventava via via sempre più intenso, fino a formare lunghe colonne di auto, a tratti, e per lungo tempo, ferme.
Mi chiedevo come mai, e cercavo di ricordare se ci fossero, in quella data, eventi particolari.
Quel che mi insospettì, furono i capannelli di persone sui marciapiedi, sempre più numerosi, man mano che mi avvicinavo alla mia scuola.
Gente che parlava concitatamente, gesticolava, scuoteva la testa.
Abbassai il finestrino e chiesi a un ragazzo se fosse accaduto qualcosa.
“Una scuola … un aereo è piombato su una scuola!”
“Quale? Dove?”
“Una scuola di Casalecchio”
E me ne disse la zona, era esattamente quella verso cui stavo andando. E quella scuola poteva essere la mia scuola.
Scoppiai a piangere e pensai subito alla collega che mi aveva sostituito. Ero sconvolta, mi sentivo impotente, bloccata fra le macchine senza nulla poter fare … pensavo ai bambini e piangevo disperatamente.
Sperando che così non fosse, più volte chiesi alla gente lungo il percorso, ma la risposta era sempre la stessa e nessuno aveva notizie più precise.
E’ terribile quello che si prova in momenti come questi … immagini, volti, situazioni che sfilano nella mente e quel terribile senso di colpa perché tu non sei lì, e avresti dovuto esserci.
Finalmente arrivai e la scuola è intera, integra.
Era accaduta invece una tragedia terribile, a circa trecento metri più in là.
Alle 10.31 un Aermacchi MB 326 dell’Aeronautica Militare italiana, in fase di esercitazione, era prepicipitato sull’ITC Salvemini.
“L'aereo militare ad un certo punto inizia a perdere quota. Compie in aria delle evoluzioni incredibili tanto da far stare col naso in su tante persone a Casalecchio, persone che pensano forse ad una improvvisata esibizione. Ma l'aereo scende di quota sempre più velocemente, e per il pilota è ormai completamente ingovernabile.
L'aereo precipita sulla succursale dell'Istituto Tecnico "Salvemini", esattamente dentro la 2A.
Dodici ragazzi di sedici anni muoiono sul colpo, altri 4 restano gravemente feriti, come il loro insegnante.
… L'aereo è pieno di carburante ed esplode. L'esplosione è violenta e le fiamme avvolgono interamente l'edificio nel giro di pochi secondi.
Il bilancio finale è drammatico: oltre ai 12 morti della 2A, 72 tra ragazzi e insegnanti riporteranno invalidità permanenti e 84 saranno ricoverati per intossicazione, ustioni e fratture".
Naturalmete tutti assolti perchè “il caso non costituisce reato”.
Sentenza emessa dalla Cassazione il 26 gennaio '98, che conferma quella della Corte d'Appello di Bologna, dell'anno precente.
La gente si muoveva come sempre, passeggiando, facendo la spesa, bevendo un caffè, in quella bella giornata di sole.
Alle 11,00 ero in macchina e mi dirigevo verso scuola.
C’era un gran traffico che diventava via via sempre più intenso, fino a formare lunghe colonne di auto, a tratti, e per lungo tempo, ferme.
Mi chiedevo come mai, e cercavo di ricordare se ci fossero, in quella data, eventi particolari.
Quel che mi insospettì, furono i capannelli di persone sui marciapiedi, sempre più numerosi, man mano che mi avvicinavo alla mia scuola.
Gente che parlava concitatamente, gesticolava, scuoteva la testa.
Abbassai il finestrino e chiesi a un ragazzo se fosse accaduto qualcosa.
“Una scuola … un aereo è piombato su una scuola!”
“Quale? Dove?”
“Una scuola di Casalecchio”
E me ne disse la zona, era esattamente quella verso cui stavo andando. E quella scuola poteva essere la mia scuola.
Scoppiai a piangere e pensai subito alla collega che mi aveva sostituito. Ero sconvolta, mi sentivo impotente, bloccata fra le macchine senza nulla poter fare … pensavo ai bambini e piangevo disperatamente.
Sperando che così non fosse, più volte chiesi alla gente lungo il percorso, ma la risposta era sempre la stessa e nessuno aveva notizie più precise.
E’ terribile quello che si prova in momenti come questi … immagini, volti, situazioni che sfilano nella mente e quel terribile senso di colpa perché tu non sei lì, e avresti dovuto esserci.
Finalmente arrivai e la scuola è intera, integra.
Era accaduta invece una tragedia terribile, a circa trecento metri più in là.
Alle 10.31 un Aermacchi MB 326 dell’Aeronautica Militare italiana, in fase di esercitazione, era prepicipitato sull’ITC Salvemini.
“L'aereo militare ad un certo punto inizia a perdere quota. Compie in aria delle evoluzioni incredibili tanto da far stare col naso in su tante persone a Casalecchio, persone che pensano forse ad una improvvisata esibizione. Ma l'aereo scende di quota sempre più velocemente, e per il pilota è ormai completamente ingovernabile.
L'aereo precipita sulla succursale dell'Istituto Tecnico "Salvemini", esattamente dentro la 2A.
Dodici ragazzi di sedici anni muoiono sul colpo, altri 4 restano gravemente feriti, come il loro insegnante.
… L'aereo è pieno di carburante ed esplode. L'esplosione è violenta e le fiamme avvolgono interamente l'edificio nel giro di pochi secondi.
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ANTIGUA. GUATEMALA
Quel luogo incantato ...
Solenne città coloniale, splendida nella sua decadenza, atmosfera rarefatta, trasognata, aerea … il luogo dell’anima.
Camminare fra le stradine di ciottoli, ammirare la magnifica architettura delle case giallo-ocra, le splendide chiese, l’affascinante visione dei tre imponenti vulcani, Agua, Fuego e Acatenango, ha rappresentato per me la realizzazione di un sogno, neppur sognato.
Antigua il luogo dove vorrei vivere, non so se questo mai accadrà, mi sono però fatta la promessa di trascorrervi almeno un anno dei miei giorni.
LEI. FRIDA KAHLO
In un articolo su Leon Trotskij, comparso su Frigidaire nei primi anni ‘80, venni per la prima volta a contatto con la figura di Frida Kahlo.
Mi parve da subito una donna di grande coraggio e intelligenza e decisi di approfondire attraverso alcune letture.
Moglie del più grande muralista messicano, Diego Rivera, ebbe, oltre la poliomelite, due gravi incidenti: il primo a 18 anni quando, in uno scontro fra un tram e l’autobus su cui viaggiava, rimase trafitta e ciò le comporterà nel corso degli anni la non possibilità di vivere la maternità e il dover subire un gran numero di interventi, fino all’amputazione di un piede prima, della gamba poi … il secondo … l’incontro con Diego, che lei soleva dire, a volte per scherzo, a volte per rabbia, essere stato un incidente decisamente più grave del primo!
Frida dipinse nelle opere, in modo crudo e aspro, ma al contempo dolce e delicato, la parte dolorosa della sua realtà.
Nonostante l’handicap e le grandi sofferenze è riuscita a vivere coraggiosamente, anche in modo estremo, giorni pieni di ideali, di passioni, di amori, di incontri.
E’ stata adorata da Diego e lo ha adorato nonostante i ripetuti tradimenti: non era, di questi, il rapporto fisico che la distruggeva, ma il tradimento mentale, la mancanza di lealtà e, in quelle sue ferite, penso ci si possano riconoscere e ritrovare molte donne.
Divorzieranno, si cercheranno di nuovo e si sposeranno ancora … fa venire alla mente i tanti rapporti indefiniti, a volte conflittuali, così difficili da recidere, coppie addomesticate, in cui nessuno riesce a fare a meno dell’altro, forse, per amore.
E’ stata amata da tanti per quella vivacità, trasparenza, duttilità e finezza mentale, che le hanno permesso di vivere e coltivare, nei momenti in cui tutto luccicava, i fiori del giardino della sua vita e di sostenere, con grande forza, la solitudine nei tanti momenti bui.
Fosse lo stesso per tutte quelle donne che, da regine, si ritrovano un giorno, non più accolte!
Nella sua casa, Casa Azul, ora museo, fra le sue cose, i suoi colori, le sue opere, si respira un’aria tersa, linda, che ti entra dentro e ti riempie l’anima .
(scritto nel giorno del 50° della sua morte 13 luglio 1954 - 2004)
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