dedicatoapavese

Il film


Il diavolo sulle colline Italia, 1984, 35mm, 90', Colore Regia Vittorio CottafaviSoggettodal racconto omonimo di Cesare PaveseSceneggiaturaDardano Sacchetti, Elisa Briganti, Vittorio CottafaviFotografiaTonino NardiMusica originaleGuido e Maurizio De AngelisSuonoGaetano Carito, Tullio PetriccaMontaggioVittorio CottafaviScenografiaElio MicheliCostumiElio MicheliTruccoCesare PaciottiAiuto regiaWalter ItaliciInterpreti Daniela Silverio (Gabriella), Matteo Corvino (Oreste), Urbano Barberini (Poli), Roberto Accornero (Pieretto), Alessandro Fontana (Rino), Kristina Van Eyck (Rosalba), Rita Rondinella (cantante), Beatrice Palme (Resina), Maria Rosa Fassi (Pinotta)Ispettore di produzioneMassimo FerreroProduzione L.P. Film per Rai Radiotelevisione ItalianaNoteCollaborazione alla sceneggiatura: Manuela Cottafavi; assistente operatore: Nando Campiotti; effetti sonori: Sotir Gjika, Roberto Sterbini; assistente al montaggio: Nadia Boggian; parrucchiera: Luciana Costanzi; assistente al doppiaggio: Misa Gabrini; organizzazione generale: Sergio Giussani; delegato Rai alla produzione: Gabriella Lazzoni; segretaria di produzione: Tiziana Pellerano; segretaria di edizione: Giuliana Del Punta; amministratore: Giorgio Angelini.Locations: Torino, Agliano (AT).Il film si apre con la dedica: “Ricordando Paolo di Valmarana”.
Sinossi “Educazione sentimentale” nell’estate del 1937 sulle colline del Monferrato di un gruppo di tre giovani universitari (Pieretto, Oreste e Rino) più un quarto amico ricco (Poli), la moglie di lui e lo strano gioco che s'instaura tra loro, tra gite in collina, feste, notti bianche, riflessioni morali, tensioni filosofiche, delusioni amorose e amarezze esistenziali.
Dichiarazioni «Due parole sul film? È un omaggio a Cesare Pavese. Uno scrittore estremamente moderno che ha usato l'introspezione psicologica per comunicare le proprie emozioni. Vedrete un film dove ogni cosa è suggerita, non detta compiuta­mente, perché a Pavese non interessano tanto gli avvenimenti quanto i sentimenti che essi sviluppano nei suoi personaggi, li maturano, li modificano. È la storia di cinque giovani alle prese con una “educazione senti­mentale” che influirà probabilmente su tutta la loro vita. Ho cercato di girare questo racconto, che si svolge negli anni trenta, con i movimenti, le pause dei dialoghi, il pudore con il quale a quei tempi si scoprivano i sentimenti. I giovani allora parlavano di più, cercavano di comunicare attraverso la parola, l'intelligenza. Quello che mi ha sempre turbato nei film che narrano di un'altra epoca è l'incongruenza tra l'ambiente rigorosamente aderente ad essa, ed il ritmo, i movimenti, il modo di esprimersi inequivocabilmente di oggi. Sono convinto che sia il momento di rievocare il mondo di questo straordinario scrittore. Esistono misteriose affinità con quello di oggi. Le atmosfere inquietanti riescono tutt'ora a suscitare in noi il dubbio che le cose più segretamente tenute nel nostro animo siano la vera condizione dell'esistenza» (V. Cottafavi, “Filmcritica” n. 356, giugno-luglio 1985).«Poi sono tornato in Piemonte nel 1983 per girare Il diavolo sulle colline, da Cesare Pavese. M’incuriosiva l’idea di girare Pavese nei luoghi dove lui aveva vissuto e dove aveva ambientato le sue storie. Dal primo sopralluogo compresi che si poteva fare, con pochissimi accorgimenti. Era per me un motivo sufficiente per girare il film e, tanto per cambiare, piacque in Francia ma non in Italia» (V. Cottafavi, in D. Bracco, S. Della Casa, P. Manera, F. Prono, a cura, Torino città del cinema, Il Castoro, Milano, 2001).