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Un blog creato da amantedicesare0 il 18/12/2011

dedicatoapavese

Blog senza pretese dedicato a Cesare Pavese: il maestro di una vita. "Altrettanto noto è che uno quando non dorme vorrebbe dormire e passa alla storia come l'eterno sognatore." C.P.

 
 

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Nelle prime pagine di questo blog sono contenuti i post che svelano l'uomo, oltre che il poeta. Essendo questo un blog letteraio-sentimentale...

 

 

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CHI SONO

Amantedicesare: un modo aulico per definirmi ma in realtà è l'omaggio a chi, morendo, ha insegnato ad amare e apprezzare la vita.
Scriverò di lui e pubblicherò ciò che è lui. Senza pretese, più per me che per gli altri, con l'intento di raccogliere questa mia passione in un click.

 

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HAI UN SANGUE, UN RESPIRO.

Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano -
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano -
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte -
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.

Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell'aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.

 
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PAESI TUOI

« ... andavamo come i buoi senza sapere dove, lui col suo fazzoletto rosso al collo, il suo fagotto, e le sue brache di fustagno. Questi goffi di campagna non capiscono un uomo che, per quanto navigato, messo fuori un bel mattino si trova scentrato e non sa cosa fare. Perché uno poteva anche aspettarselo ma, quando lo rilasciano, lí per lí non si sente ancora di questo mondo e batte le strade come uno scappato di casa.»

 
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« La bella estatePavese Featival 2012 »

La noia dell'estate

Post n°110 pubblicato il 26 Giugno 2012 da amantedicesare0
 

L'estate è noiosa, avevi ragione, condivido pienamente. Il caldo fa rallentare tutto e invita all'ozio. Però potevi aspettare l'autunno. Accidenti.



 Pavese, la noia dell'estate, l'attesa di qualcuno

Valerio Capasa

lunedì 25 giugno 2012

In questi giorni afosi, «nell’ora che tutti dormono, tra pranzo e merenda, quando il sole brucia», può capitare – come capitò a Cesare Pavese – che qualcuno rimanga sveglio, e veda spalancarsi davanti a sé il vuoto sterminato delle ore estive: «è nella noia che toccavo il fondo della giornata e dell’estate. Nulla accadeva, nemmeno una voce, nei cortili e sulle coste, e questo vuoto m’incantava come se il tempo si fermasse nell’aria. Venivo al punto che ogni cosa era possibile e vigeva; solamente, non capivo perché in tanto fervore ogni cosa tacesse» (Storia segreta).

È un istante vertiginoso: sembra che «qualcosa d’inaudito è accaduto o accadrà su questo teatro» (La vigna), e invece, «tolto il fastidio e la vergogna, niente accade» (La casa in collina). Anzi, «ogni giorno che spunta ti mette davanti la stessa fatica e le stesse mancanze»; e poi «la fatica interminabile, lo sforzo per star vivi d’ora in ora, la notizia del male degli altri, del male meschino, fastidioso come le mosche d’estate – quest’è il vivere che taglia le gambe» (Le Muse).

Il fondo dell’estate si tocca nel fastidio e nella noia: che è propriamente – osservò Leopardi – «il desiderio puro della felicità» (Dialogo di Torquato Tasso). Ossia il momento in cui si cerca qualsiasi cosa pur di «ammazzare il tempo» (per dirla con Montale) oppure si fa spazio l’«attesa di un evento che né il ricordo né la fantasia conoscono» (La vigna) e che riempia davvero il tempo, e travolga la noia. 

Si può far tardi, l’estate: e «la notte, che il mare svanisce, si ascolta / il gran vuoto ch’è sotto le stelle». In quel momento «l’uomo, stanco di attesa, / leva gli occhi alle stelle, che non odono nulla» (Paternità). Chi ha vissuto quest’esperienza notturna, conosce il silenzio delle cose, quelle stelle che si mostrano impassibili all’attesa di cui l’uomo si è ormai stancato. Tante volte, infatti, è un silenzio che finisce per spegnere l’attesa fin da quando «il mattino ferisce»: «Non c’è cosa più amara che l’alba di un giorno / in cui nulla accadrà. Non c’è cosa più amara / che l’inutilità. Pende stanca nel cielo / una stella verdognola, sorpresa dall’alba». Quando è così, nel corso della giornata «la lentezza dell’ora / è spietata, per chi non aspetta più nulla». E un dubbio corrode l’esistenza: «Val la pena che il sole si levi dal mare / e la lunga giornata cominci?» (Lo steddazzu).

Cosa ci si può aspettare da giornate che così spietatamente si allungano e rallentano? Magari qualche «incontro improvviso», che occupi, almeno per poco, il tempo. Anche se, ha ragione Pavese, «da chi non è pronto – non dico a sacrificarti il suo sangue, che è cosa fulminea e facile – ma a legarsi con te per tutta la vita (rinnovare cioè ad ogni giornata la dedizione) – non dovresti accettare neanche una sigaretta». Solo l’«attaccamento che costa sacrificio», infatti, è umano (Il mestiere di vivere, 11 giugno 1938). 

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AMORE STRAZIATO

...Siete un mucchio di fottuti. Me ne importa tanto a me di Frassinelli, di quel bischero di Franco, e se mangio all'albergo!
Quando la finirete di far finta di non ricevere che chiedo notizie,notizie, notizie, e una cartolina firmata, di *?
E avete ancora il becco di scrivermi se ho bisogno di qualcosa. Da un mese non chiedo altro.
Il confino è niente. Sono i parenti che costringono uno a lasciarci la pelle.
Che vi venga il cancro a tutti.

 

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CITAZIONI

La strategia amorosa si sa adoperare solo quando non si è innamorati.

Gli uomini che hanno una tempestosa vita interiore e non cercano sfogo o nei discorsi o nella scrittura, sono semplicemente uomini che non hanno una tempestosa vita interiore.

I grandi poeti sono rari come i grandi amanti, non bastano le velleità, le furie e i sogni; ci vuole di meglio: i coglioni duri.

Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri.

Le cose si ottengono quando non si desiderano più.

È bello svegliarsi e non farsi illusioni. Ci si sente liberi e responsabili. Una forza tremenda è in noi, la libertà. Si può toccare l'innocenza. Si è disposti a soffrire.

Bacca: Qui si dice che fu per amore.
Orfeo: Non si ama chi è morto.

Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma.

La vita non è forse più bella perché da un momento all'altro si può perderla?

L'amore è la più a buon prezzo delle religioni.

Ogni lusso che ci si concede si deve pagare e tutto è un lusso, a cominciare dallo stare al mondo.

L'idea del suicidio era una protesta di vita. Che morte non voler più morire.

Chiodo scaccia chiodo, ma quattro chiodi fanno una croce.

Ciò che ci rende villani e violenti è la sete di tenerezza.

 

 

E CANTA...

E Cesare, perduto nella pioggia, sta aspettando da sei ore il suo amore, ballerina. (Francesco De Gregori)

 

LA CASA IN COLLINA

Già in altri tempi si diceva la collina come avremmo detto il mare o la boscaglia. Ci tornavo la sera, dalla città che si oscurava, e per me non era un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere. Per esempio, non vedevo differenza tra quelle colline e queste antiche dove giocai bambino e adesso vivo: sempre un terreno accidentato e serpeggiante, coltivato e selvatico, sempre strade, cascine e burroni. Ci salivo la sera come se anch'io fuggissi il soprassalto notturno degli allarmi, e le strade formicolavano di gente, povera gente che sfollava a dormire magari nei prati, portandosi il materasso sulla bicicletta o sulle spalle, vociando e discutendo, indocile, credula e divertita.

 

 
 
 
 

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