Creato da lammvarg il 03/05/2007
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Di solito in questo spazio metto le domande fatte sul blog ancora in attesa di risposta. Al momento non c'è nulla. Vuol forse dire che tutte le domande hanno una risposta? No...

 

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Non c'è molto da dire

Post n°100 pubblicato il 29 Giugno 2008 da lammvarg
 
Tag: diario

Non c'è molto da dire.
Il dolore è costante, ma ci sono momenti in cui la fitta arriva improvvisa e lancinante.
Tanto violenta che i tuoi interlocutori non possono fare a meno di notare il fremito e l'improvviso pallore.
Ti guardano di sottecchi, incerti, ma di solito basta quell'attimo per recuperare il controllo.
La superficie del mare deve inesorabilmente ricomporsi, incurante di quanto ha inghiottito.
Ecco, non riesco nemmeno a parlarne.
Non posso andare avanti...

 
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Cronaca di una fine annunciata

Post n°99 pubblicato il 20 Giugno 2008 da lammvarg
 

E' vero, un po' sento il fascino dei numeri, e so che dopo 99 viene 100. Ma in realtà i numeri sono solo un'opportunità, che a volte vale la pena di cogliere. 100 post fanno una cifra tonda (chissà poi perchè tonda e non quadrata? boh, ma non voglio divagare), e a 100 ci si può anche fermare. Almeno per un po'. Forse per sempre.

Credo che ognuno di noi, nell'aprire un blog, abbia una motivazione. Anch'io l'avevo, naturalmente, anche se non l'ho mai detta chiaramente, ma solo sussurrata fra le righe, nascosta attentamente fra parentesi. E forse del tutto non l'ho mai ammessa nemmeno a me stesso.

Un blog può essere un modo di dire negando, di negare dicendo, un luogo dove si può sopravvivere anche se manca l'aria, uno spazio dove fingere di curarsi da ciò da cui non si vuole guarire, un tentativo di exit strategy dall'imbuto della realtà, un modo per continuare a giocare anche dopo lo scacco matto, la speranza di poter socializzare l'inammissibile, l'illusione di poter fare a meno di bere l'amaro calice, la dimensione in cui fare coesistere lupo e agnello, in norvegese per giunta.

Ma così non può durare, e le cose che non possono durare per lo più non durano. Arriva il momento in cui guardi la canna dell'arma che hai puntata nella faccia e non provi nemmeno a schivare il colpo. Arriva il momento in cui l'istinto di autoconservazione non ti dà più l'energia per fuggire, perchè ti viene meno la paura di morire. Arriva il momento in cui sai che devi bere tutto, assaporando fino in fondo e lasciando che il succo ti avveleni. Arriva il momento che vedi gli amici che ti passano vicino e sorridi loro ma al tempo stesso sai che sono lontani anni luce e tu sei solo. Arriva il momento del post numero 100.

La fine? Ma cos'è la fine? Ci sono cose che finiscono, un blog di sicuro prima o poi finisce. Tante altre cose finiscono, anche di quelle che non vorremmo finissero mai. E ci sono altre cose che non finiscono, no matter what. Quali? Quelle capaci di passare attraverso la fine. Perchè sono vere, e basta.

 
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Sognare ad occhi aperti

Post n°98 pubblicato il 15 Giugno 2008 da lammvarg
 

Foto di neloqua su FlickrLo ammetto, mi capita spesso, per lo più mentre sono impegnato in attività che lasciano libero uno spazio mentale. Tipico esempio: mentre guido, mentre falcio il prato, o comunque attività manuali o ripetitive. A volte è un'attività cerebrale che si addensa attorno a pensieri coscienti, li prende e li sviluppa per i fatti suoi. Su questo meglio che non faccia esempi: in questo periodo meglio davvero lasciar perdere... Altre volte invece la mente va a tema libero, magari reagisce a stimoli esterni e non sempre consci, in maniera a volte anche sorprendente: oggi mi sono trovato a pensare a quando ragazzino in oratorio facevo impazzire le suore con lo scherzo della vecchia macchina fotografica, ed in effetti mi è successo dopo aver visto una suora che attraversava la strada.

Foto di mybluemuse su FlickrCalma, non è particolarmente pericoloso per la guida, per lo meno nell'immediato. Mi è capitato varie volte di reagire con grande prontezza a problemi di traffico, perchè il sogno ad occhi aperti non toglie nulla alla concentrazione sulla guida. Nemmeno una frazione di secondo di ritardo, nulla. Chiaro, un problema può esserci: siccome in quel caso è attivo il pilota automatico, si va dove ti porta lui, ovvero verso la meta abituale. Dopo aver cambiato casa, per molti anni  mi è capitato di arrivare sotto la vecchia abitazione, solo allora ricordare che non abitavo più lì e quindi dirigermi verso il nuovo indirizzo.

L'altro problema potrei averlo se dovesse risultare vera la notizia, circolata qualche anno fa, che chi sogna ad occhi aperti è più predisposto per l'Alzheimer. Se fosse vero, dovrei davvero seriamente preoccuparmi...


 
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Oggi non ne ho voglia

Post n°97 pubblicato il 10 Giugno 2008 da lammvarg
 
Tag: diario

Forse dovrei fare un follow-up del post precedente e provare a spiegare che non ho nulla contro l'amore dei genitori per i figli, ma che a volte dietro l'apparente altruismo che obbliga a forsennati tour de force c'è in realtà una forma di autocompiacimento che proietta sull'erede il proprio egocentrismo (l'ho detto in modo troppo semplice?)...

O forse dovrei scrivere un post sul commesso del supermercato che oggi pomeriggio mi ha fornito gentilmente l'indicazione richiesta senza mai togliere il dito dal naso...

O ancora, dovrei forse scrivere una risposta collettiva a chi mi scrive in messaggeria frasi del tipo "ho visto che frequenti il mio blog, ma chi sei?"...

Oppure potrei commentare l'effetto che mi fa l'Italia dall'estero, quando dopo aver ascoltato in CNN di Obama e Hillary, terremoti e politica internazionale, mi sintonizzo sul canale satellitare Rai per ascoltare di Berlusconi dal Papa, armaiolo uccide curatore fallimentare, presi rapinatori alla quinta rapina nella stessa farmacia nel giro di 15 giorni...

Ma non ne ho molta voglia.

Ho ancora mal di testa dall'ultimo elettrochock, e gli elettrodi mi fanno male. Sono in lista per un trapianto di cervello e il chirurgo mi ha fatto l'espianto prima di avere disponibile il ricambio. Sarà dovuta a questo la vaga sensazione di pesantezza che mi pervade?

 
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Definizione di figlio verso la fine della scuola 

Post n°96 pubblicato il 30 Maggio 2008 da lammvarg
 
Tag: diario

Maggio, le scuole si avviano alla conclusione, così come i corsi sportivi, musicali, artistici di vario genere e grado. E immancabilmente c'è la recita, il saggio, lo spettacolo finale. Per il quale vengono precettati anzitutto i genitori, poi fratelli e sorelle, ma se possibile anche zii, nonni, cugini e amici di famiglia.

Così tu, senza sapere bene perchè, ti ritrovi in una sala torrida, pigiato su seggioline mignon, in una calca umana sudaticcia da cui emergono fotocamere, videocamere e telefonini, per guardare uno spettacolo o un'esibizione completamente insulsa, e di cui ai presenti non frega nulla tranne che per la parte giocata dal pargolo di pertinenza.

A questo punto, emerge naturalmente una nuova definizione di figlio: colui per il quale fai delle cose che normalmente non faresti nemmeno dietro lauto pagamento.

Rende l'idea? Parzialmente. Infatti bisognerebbe aggiungerci qualche elemento inutile, torrido e sudaticcio...

 
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Humour gay che mi lascia interdetto...

Post n°95 pubblicato il 26 Maggio 2008 da lammvarg
 
Tag: diario

Le preferenze sessuali delle persone dovrebbero essere esclusivamente affar loro, ma poi in pratica ci sono situazioni in cui un filo d'imbarazzo può affiorare. Per lo meno, a me a volte succede. Una mia amica a cui l'ho raccontato dice che ciò rivela qualche traccia di omofobia. A me non pare, però è vero che a volte ci sono situazioni in cui rimango un po' interdetto.

Negli ultimi giorni, ho ben tre esempi da citare. In tutti e tre i casi, l'interlocutore è un collega gay (tre persone diverse, si intende), di quelli che non fanno nulla per nasconderlo ma al tempo stesso nemmeno se ne è mai parlato in esplicito.

Primo caso: il collega A mi sta perorando la sua causa, individua un rischio potenziale che il merito di un suo risultato possa essere usurpato da un altro collega, e per chiarirmi la cosa mi dice: "non voglio essere io quello che alla fine lo prende nel **** (in quel posto)".

Secondo caso: mi sto lamentando col collega B, perché non mi ha passato un'informazione che mi avrebbe evitato una brutta figura, ma fa lo gnorri e allora insisto. Risposta: "dai, adesso non farmi la donna isterica".

Terzo caso: in un'occasione importante arriva il collega C con vistoso giubbotto di pelle. Io, per prenderlo in giro: "bello quel giubbottino di finta pelle". E lui, rispondendo allo scherzo: "altro che finta pelle, questa è vera pelle di prepuzio".

È normale una certa esitazione (per così dire) da parte mia in questi casi oppure ha ragione quell'antipatica della mia amica?

 
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Sul filo del rasoio

Post n°94 pubblicato il 22 Maggio 2008 da lammvarg
 

A volte ci chiediamo come persone possano aver retto dal punto di vista nervoso in situazioni estreme. In guerra, in circostanze di grave pericolo, di povertà e sporcizia indicibili e così via. Tutte situazioni che faremmo fatica a sostenere anche solo un istante. Chi è stato rapinato sa ad esempio l'effetto che fa in quel momento la scarica di adrenalina, e si chiede come mai si potrebbe reggere prolungando situazioni del genere.

Non so se sia una fortuna o meno, ma evidentemente le capacità di adattamento dell'essere umano sono notevoli. Non dico che ci si abitua a tutto, ma a molto si può fare l'abitudine. Per molti versi, si fa il callo anche a stare sul filo del rasoio. L'unico problema è che poi l'eccesso di calma impedisca che scattino campanelli di allarme, e si rischia di andare davvero a sbattere. E, forse, di passare per insensibili ("
ehi, ma cos'hai nel sangue, poliuretano?"). A me è successo...

Infine va detto che per quanto si sia capaci di reggere in situazioni critiche, esiste sempre una circostanza che non sei preparato a sostenere col sorriso sulle labbra.

Qualcosa di fronte alla quale vorresti scappare da te stesso, fare un bagno tonificante nell'azoto liquido, andare su Marte in bicicletta...

E anche questo mi è successo, accidenti!

 
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La bellezza e gli anni che passano

Post n°93 pubblicato il 18 Maggio 2008 da lammvarg
 

Cronaca di una frase che non so bene come mi sia venuta fuori, e che potete serenamente giudicare come vi pare. Anzi, come tutte le frasi che generalizzano, sicuramente lascia un po' il tempo che trova. Insomma, vi racconto com'è andata.

Situazione: riunione affollata, parecchia gente, io seduto un po' nelle retrovie vicino a due amiche. Arriva in ritardo, ci passa vicino e prende posto davanti una che conosciamo e che non vedevamo da un po'. Questa tipa è, per capirci, un po' una sciupauomini: una donna di una certa avvenenza e molto cosciente della sua attrattività, carattere aggressivo, non proprio simpaticissima.

Non la vedevamo da un po' di tempo, e in effetti appare un po' sciupata. Le mie due vicine subito fra loro iniziano a commentare e a dire com'è bruttina, come la vedo giù, e già, gli anni passano per tutti, e così via. Poi si girano verso di me e io senza troppo pensarci dico la mia: "Col passare degli anni, solo quelle belle dentro rimangono belle anche fuori".

Loro due aprono bocca immediatamente per ribattere: evidentemente si aspettavano di sentire il mio abituale umorismo caustico. Invece si fermano a mezz'aria, interdette, tacciono. Dopo lunghi secondi, una torna a girarsi e mi dice: "Ma sai che hai proprio ragione?".

 
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Sensori biologici del futuro

Post n°92 pubblicato il 14 Maggio 2008 da lammvarg
 

Ricordo ancora il mio stupore quando, parecchi anni fa, mi parlarono per la prima volta dei sensori alle cozze. Aspettate a ridere, è vero, esistono! Si tratta di apparecchi volti a misurare la contaminazione dell'acqua, costituiti da un recipiente pieno di cozze sulle cui valve sono installati dei sensori che misurano la larghezza dell'apertura: in linea di massima più le valve sono aperte, più l'acqua è pura. In rete non ho trovato foto belle, ma se vi interessa c'è una descrizione tecnica qui.

L'idea in sè del sensore biologico è interessante, e in fondo è l'evoluzione in termini moderni di una serie di segni premonitori ampiamente usati dall'umanità nella sua storia: pensate solo al comportamento degli animali in relazione al tempo meteorologico.

Ma se l'applicazione agli animali è certo interessante, è ancor più intrigante pensare alle possibili future applicazioni usando come sensore l'essere umano. Che so, una telecamera nella sala conferenze che conta il numero di sbadigli del pubblico e che associa un punteggio di interesse al relatore. Oppure la misurazione delle distanze interpersonali nei flussi di viaggiatori nell'atrio della stazione, per determinare l'attrattività o la repellenza dei diversi soggetti. Avete altre idee? :-)

 
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Un anno di blog

Post n°91 pubblicato il 03 Maggio 2008 da lammvarg
 

Questo blog compie un anno: francamente, non pensavo di arrivarci. In fondo non è semplice mantenere aperto un canale parallelo (per non dire clandestino), a dispetto dal proposito dichiarato di ricompattare i neuroni (il defragment mentale del titolo info-slangish)...

Seguendo l'istinto, mi viene da tirare le somme con le parole che dice Trinity a Neo prima di partire per l'ultimo viaggio insieme. Trinity parla di sei ore, qui è un anno, ma fa lo stesso.


Trinity: Una cosa va detta: sei ore fa ho detto che ero disposta a rinunciare a tutto, anche alla vita per te. Sai cosa è cambiato nell'ultime sei ore?
Neo: No.
Trinity: Niente.

In realtà l'istinto non basta, lo so, e un bilancio vero richiederebbe ben più di una battuta. Ma chi me lo fa fare di avventurarmi in un bilancio serio e completo? Nessuno. E io ne approfitto!

Due parole però le merita senz'altro questo piccolo mondo virtuale di persone che si incontrano senza conoscersi e si conoscono senza incontrarsi.

Devo un grazie a tante persone che sono passate di qui ed hanno lasciato una traccia di passaggio.

Devo un grazie più intenso ad alcune persone che mi seguono con costanza e che sono diventati davvero i vicini di casa di questo mondo parallelo. Mi piacerebbe farne l'elenco, ma poi ho paura di dimenticare qualcuno... :-)

Devo delle scuse a coloro che a volte mi capita di sfiorare per caso, soffermandomi pochi secondi sul loro blog per poi passare ad altro, e che poi arrivano qui e mi dicono "ho visto che sei passato" e io che magari nemmeno mi ricordo...

Devo delle scuse anche ai pochissimi con cui, sicuramente per colpa mia, non mi sono preso. Magari per un commento che nell'intenzione voleva essere detto con simpatia ma che nei fatti non è risultato tale...

Non ho accidenti da distribuire, nemmeno a quel poveretto che mi ha scritto un messaggio privato avendo deciso che non baravo solo sull'età ma anche sul genere (errore madornale)...

Ma la gran parte dei contatti sono stati davvero positivi e piacevoli. Grazie. A volte - lo ammetto - è bello anche sentirsi dire: "peccato, mi sarebbe tanto piaciuto conoscerti"...

 
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